Diciannove anni e 20 gol, ad ottobre. Erling Braut Haaland è una continua sorpresa, anche quando sembra difficile trovare altri record di precocità da superare. Ci è riuscito anche nella notte europea contro il Napoli, segnando una doppietta e arrivando in cifra tonda. Venti gol e un nuovo traguardo: mai nessuno era riuscito a segnare 6 reti nelle prime 3 giornate di Champions League.
Una competizione che lo esalta, non a caso all’esordio con la maglia del Salisburgo ha segnato 3 gol diventando il più giovane a riuscirci in appena 45 minuti: “Ascolto l’inno della Champions fin da quando ero bambino, è la mia canzone preferita”. Questione di istinto, marchio di fabbrica di papà Alf-Inge Rasdal, ex centrocampista diventato tristemente noto per aver subito un intervento killer da parte di Roy Keane che ha messo fine alla sua carriera.
Erling ha scelto un altro ruolo, per farlo si è ispirato ad un idolo d’eccezione. “Avevo tanti modelli da piccolo e guardavo molti giocatori, ma Zlatan Ibrahimovic era il più grande di tutti”. Alcuni già li accomunano, il ragazzo, classe 2000, vola basso e segna. 194 centimetri di pura esplosività: accorcia, crea spazi, svetta in aria. Sembra già completo anche se ha ancora molta voglia di imparare.
Il suo nome era diventato celebre in estate per i nove gol segnati in una partita nel Mondiale Under 20 contro l’Honduras, anche se non era nuovo a imprese del genere. A 15 anni ha esordito in patria, nel Molde, dove lo ha allenato Solskjaer. Contro il Brann Bergen, in una gara di campionato, ha segnato 4 gol nel giro di appena 17 minuti, facendo intuire le sue qualità. Nato a Leeds, dove giocava il padre, ma norvegese al 100%: Haaland non smette di stupire e il Salisburgo se lo coccola, in attesa di altri gol.
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