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Una “noia” terribilmente vincente: il Burnley torna in Premier League dopo un anno di purgatorio

Il Burnley promosso in Premier League
Burnley (IMAGO)

Dopo la retrocessione in EFL Championship solamente una stagione fa, il Burnley torna in Premier League: i segreti di una difesa di ferro.

“L’attacco fa vendere i biglietti, la difesa fa vincere le partite”, la frase del celebre allenatore NFL John Madden torna terribilmente attuale con il cammino del Burnley in questa stagione di EFL Championship.

In 45 giornate di campionato, i Clarets hanno subito appena 15 gol. Contano una striscia di 12 partite di fila senza subire una rete, e il loro capitano, Josh Brownhill, ha detto che questa squadra ci ha “annoiato fino alla Premier League”.

Sono cinici, non subiscono gol e hanno al momento 97 punti in Championship. Sono stati definiti noiosi, brutti da vedere e anche spacciati all’inizio della stagione.

Eppure sono lì, al primo posto, con una squadra solida, che ha messo in difficoltà tutte le altre 23: il Burnley torna in Premier League solamente un anno dopo, e non ha intenzione di farsi scappare questo treno.

Un saliscendi di emozioni, ricompattato dalla difesa

È una promozione che sa di fatica, cuore e resilienza: il Burnley torna in Premier League dopo una montagna russa di stati d’animo. In quella notte d’estate a Luton, ad affrontare l’altra delle tre retrocesse dalla massima categoria, si poteva già pensare in grande. 1-4 per i Clarets a Kenilworth Road: travolgente e senza lasciar speranze agli avversari, quasi come preludio di una marcia.

La realtà, però, si rivela essere molto diversa: partenze improvvise smembrano la squadra, con Scott Parker obbligato a una ricostruzione forzata e a una reinvenzione del proprio organico. Non c’è stata la brillantezza dell’era Kompany, che, in Championship, aveva creato una squadra frizzante, capace di costruire una promozione con disciplina e gioco.

Scott Parker, allenatore del Burnley

Quest’anno, la base del successo è stata la difesa: 15 gol subiti in 45 partite fino a qui, senza cadere nella trappola della speculazione. Il Burnley ha trasformato l’organizzazione difensiva in un’arma letale. Non spettacolare, spesso criticato per la mancanza di gol, la squadra ha saputo rispondere a suon di prestazioni: 31 partite senza sconfitte, 14 vittorie di misura e la seconda striscia della storia del calcio inglese per porte inviolate, 12.

Il cambio di marcia arriva con i due innesti del mercato: Marcus Edwards, arrivato in prestito dallo Sporting CP, e Hannibal Mejbri, a titolo definitivo dal Manchester United, che hanno aggiunto quella capacità di inventare a un meccanismo che già era perfetto.

L’uomo della promozione del Burnley: Scott Parker

Tanto della cavalcata del Burnley passa per le idee dell’uomo seduto in panchina: Scott Parker conquista la terza promozione dalla Championship, certificandosi ufficialmente come mago della categoria. Nonostante l’inizio burrascoso, ha saputo trasmettere all’ambiente sicurezza e calma, che si sono trasformate in una squadra impenetrabile.

Scott Parker ha ritrovato la sua strada, e l’ha fatto nel modo più difficile, tra le critiche e il peso delle aspettative. Dopo le delusioni al Bournemouth e al Club Brugge, dove sembrava destinato a smarrirsi, l’allenatore inglese si è rimesso in piedi al Burnley, scegliendo la via meno affascinante, ma più solida. Mentre molti rimpiangevano la squadra brillante e offensiva di Kompany, ora re della Bundesliga con il Bayern, Parker costruiva il suo Burnley come una fortezza: Esteve ed Egan-Riley, giovanissimi al centro della difesa, protetti dall’energia instancabile di Brownhill e Cullen, con Roberts e Lucas Pires a presidiare le corsie.

Davanti, il talento di Anthony, Hannibal, Edwards e Flemming a squarciare le difese avversarie nei momenti decisivi. Non è stato un viaggio lineare, né spettacolare: “Non è stata una passeggiata”, ha ammesso con sincerità Parker. Eppure, in un campionato crudele come la Championship, è proprio la capacità di resistere alle trappole a fare la differenza. Parker si prende adesso una nuova, meritata occasione in Premier League. Pronto a rispondere a chi lo chiama “fortunato”, e a chi lo accusa di proporre un calcio antico: il suo Burnley non sarà stato il più bello, ma è stato quello che non ha mai smesso di crederci.

Il Turf Moor può di nuovo sognare: il Burnley è tornato, e ha bisogno di mantenere questa solidità per “sopravvivere” in Premier League. In un campionato che non fa sconti, come in questa stagione, serve essere organizzati e resilienti. I Clarets sembrano avere quella stoffa.