“Non mi soddisfa il risultato". Uscire con un punto dall'Allianz Stadium ed essere soddisfatti a metà non è da tutti. Il Parma conquista un pareggio su un campo difficile contro la Juventus, ma allo stesso tempo c'è un pizzico di rammarico, ancora una volta, per le occasioni create e non concretizzate (Charpentier e Almqvist nel finale sono una prova). A Torino, però, si è rivista la squadra bella, coraggiosa e senza timori ammirata nelle prime tre gare di Serie A ad agosto...
Coraggio e identità: il Parma di Pecchia
...Un caso che le squadre fossero Fiorentina, Milan e Napoli? Forse no e sicuramente questo può essere un limite dei gialloblù che, invece, negli scontri diretti hanno lasciato più di qualche punto per strada. Peccato di gioventù. Può darsi perché, in parte, l'inesperienza influisce in certe gare e in questo il Parma ha pagato, un po', lo scotto avendo la formazione con l'età media più bassa dell'intero campionato. Dall'altra parte, però, c'è l'identità ben precisa di una squadra che vuole entrare in campo e imporre il proprio gioco, sempre con l'intenzione di andare a segnare portando diversi uomini in avanti e lasciando il fianco scoperto per le ripartenze. Le assenze in certe gare non hanno aiutato (Estevez su tutti e Circati) e la condizione di alcuni giocatori non è proprio brillante (vedi Hernani, uscito per infortunio nella ripresa), ma la prova offerta contro la Juventus è stata di sacrificio, a tratti di qualità e mettendo in mostra i punti di forza del Parma.
Il lavoro di Pecchia è stato sin qui importante e anche lui ha voluto sottolineare di più il rammarico del non aver vinto, rispetto all'ottimo risultato portato a casa per dare continuità a quelli conquistati in precedenza. Questione di mentalità e in questo gli emiliani hanno dimostrato di essere in crescita. Il percorso è tracciato, l'obiettivo è quello della salvezza, la strada è ancora lunga ma dopo la prova offerta all'Allianz sono più gli aspetti positivi da sottolineare e su cui continuare a lavorare.
Due indizi fanno una prova
"Con le big ci esaltiamo". Nella parole di Sohm c'è la conferma. Due indizi fanno una prova e la sensazione avuta è proprio questa. Il Parma riesce a imporre più facilmente il proprio gioco in partite sulla carta proibitive. La squadra di Pecchia è brava nel manovrare la palla andando alla ricerca degli spazi per far male agli avversari. Al contrario quando si trova difronte squadre più chiuse, o comunque più attente a limitare le tue qualità, ha dimostrato di faticare un po' di più nonostante la casella gol conti comunque 14 reti all'attivo.
Imporre il proprio ritmo ed evitare cali di tensione, perché è proprio lì dove ha dato prova di essere più fragile la formazione emiliana. I punti persi da situazione di vantaggio e, soprattutto, nei momenti chiave della partita sono una conferma. Udinese e Cagliari, due sconfitte al Tardini, sono i due indizi che fanno una prova ed è qui dove Pecchia deve lavorare per continuare a far crescere la sua squadra, fatti di tantissimi giovani. La gara contro la Juventus deve essere un punto da cui partire per andare a caccia di conferme e la sfida contro il Genoa di lunedì prossimo può essere l'occasione giusta per il Parma di dare continuità alle sue prestazioni.