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Data: 11/11/2018 -

"Sogno Dzeko, sorrido alla Dinho": Soleri e Seck, la baby Roma dell'Almere City

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Uno attaccante, l'altro terzino. Da una parte Totti e le serie tv, dall'altra Ronaldinho e l'Olanda in bicicletta. Ma amici, sin dai tempi della Primavera alla Roma. Ora vogliono diventare grandi nell'Almere City di Santoni: la storia di Edoardo Soleri e Moustapha Seck
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Uno attaccante, l'altro terzino. Da una parte Totti e le serie tv, dall'altra Ronaldinho e l'Olanda in bicicletta. Ma amici, sin dai tempi della Primavera alla Roma. Ora vogliono diventare grandi nell'Almere City di Santoni: la storia di Edoardo Soleri e Moustapha Seck

Seck lo trovi dopo al bar, ha terminato prima per un risentimento muscolare. Soleri invece è lì in fondo a tirare”. L’allenamento dell’Almere City è finito per tutti ma non per Edoardo: un extra che gli farà bene, visto che il giorno dopo segnerà una doppietta in campionato.

Arrivati quest’estate in prestito secco, Seck e Soleri sono i due baby della Roma che vogliono diventare grandi in Olanda, all’ambizioso Almere City di Michele Santoni. “Pensavamo che questa potesse essere una giusta tappa per continuare a crescere. Stiamo bene, siamo un gruppo giovane e di prospettiva. Poi l’allenatore è italiano e questo ci aiuta: l’olandese è incomprensibile! Però l’inglese lo dobbiamo imparare”, ci confessano i due all’unisono, in esclusiva per Gianlucadimarzio.com.


Edoardo è un classe ’97, un anno più giovane di Moustapha. Il primo attaccante d’area di un metro e novantaquattro, ma ancora un fisico da formare: allo Spezia e all'Almeria, in Segunda Division, le esperienze sin qui più importanti. L’altro invece, senegalese, di mestiere fa il terzino, anche se più di spinta di quello che ha potuto fare finora in Italia (Carpi, Empoli, Novara). È stato Santoni a convincermi a venire ad Almere, soprattutto spiegandomi che il calcio olandese è più adatto a esaltare le mie doti in fase offensiva. Differenze? L’Eerste Divisie non è tattica come la Serie B italiana, ma in termini di competitività non è seconda a nessuno”.

Una nuova dimensione per mettersi alla prova. Ciò di cui Seck e Soleri avevano più bisogno: “Certo, allenarsi tra Spezia e Roma con dei campioni del mondo come Gilardino e De Rossi è un privilegio”, racconta Edoardo. Ma la vera palestra è la partita: non c’è nient’altro che possa emozionare di più. All’Almere voglio giocarne il più possibile e fare più gol possibili”.

Magari sulle orme di Dzeko? “Uno dei numeri nove più forti che ci siano: facile dirti che per un attaccante come me è un esempio. Ma anche Nainggolan, Pjanic. Se mi scordo qualcuno è perché sono davvero in tanti ad avermi impressionato: uscire da un settore giovanile così importante è stata la mia fortuna. Ho sempre cercato di rubare qualcosa con gli occhi, di chiedere consigli”.


Lo stesso che ha fatto Seck ad Empoli, per il suo ruolo: Pasqual l’ho seguito il più possibile, volevo imparare tanto da lui. Quello era un gruppo veramente forte. Se vedo delle analogie all’Almere City? Siamo una squadra giovane, ma certamente la promozione è un nostro obiettivo. Vogliamo vincere il campionato: per Almere e per tutta la gente che comincia a seguirci numerosa.

“Questo è un club recente, ma con tanta voglia di emergere”, gli fa eco Soleri. Il presidente è un personaggio entusiasta, senza paura di investire. I campi non mancano, le strutture sono nuove. Lo stadio è piccolo ma verrà ampliato: l’ambizione del club è quella di raggiungere l’Eredivisie, già quest’anno siamo nel gruppetto di testa e ci crediamo fino alla fine”.

Nella nuova realtà dei Paesi Bassi. “Qui si cena alle sei e mezza! La cultura olandese è un po’ diversa dall’Italia, le persone sono più chiuse. Non è sempre semplice, ma ci si deve abituare. La cosa importante è il campo, la vita fuori non deve essere un problema”.


Due caratteri diversi. Soleri più casalingo: playstation, qualche libro ogni tanto e soprattutto serie tv. Ha il cognome del 'Freddo', di Romanzo Criminale, ma quella preferita è Game of Thrones. “Mi sta prendendo molto, la guardo sempre quando si va in trasferta”. Seck invece si sta ‘olandesizzando’ in fretta: “Fa freddo, ma mi piace andare in giro in bicicletta. Una bella novità rispetto all’Italia”.

E poi Edo e Musta sono vecchi amici: “Abbiamo condiviso un ritiro insieme con la Roma in prima squadra, ma ci conoscevamo da parecchio tempo per tutti i derby giocati quando Musta stava alla Lazio. Si sa com’è in questi casi: quando ci si ritrova sembra che sia stato ieri l’ultima volta”.

Un derby che Seck ha già vissuto sia in biancoceleste che in giallorosso: non sono in molti a poterlo dire, alla sua età. Da qualunque parte lo si viva, il derby della capitale è l’evento più bello che c’è in Italia. Ho avuto modo di conoscere anche Barcellona-Espanyol (Seck è cresciuto nella cantera blaugrana, ndr), ma non è niente del genere. L’adrenalina di Roma-Lazio è unica: se ne parla giorni e giorni prima, anche per le partite delle giovanili”.


Ma che strana emozione, il giorno del ‘tradimento’! “Appena arrivato alla Roma, quando ho fatto le visite, è stato il giorno in cui ho conosciuto Francesco Totti: io, proveniente dalla Lazio, non immaginate che paura avevo a stringergli la mano! Ma lui mi ha semplicemente salutato, mi ha chiesto come stavo, sincero. Nessuna battuta, nessun trauma da derby. E da quel momento mi sono trovato molto bene in giallorosso”.

Soleri invece con il mito del Capitano ci è cresciuto. “Per forza, in una casa in cui tutti tifano Roma. Totti è il mio idolo sin da quand’ero bambino, il giocatore italiano più forte di sempre”. Edoardo però è cresciuto molto lontano dalla capitale. “Sono nato in Italia, ma i miei primi dieci anni li ho vissuti in Brasile, a San Paolo. Se calcisticamente mi sento formato lì? No, ero ancora troppo piccolo. Però del Sud America mi ricordo la passione, sicuramente mi ha stimolato a seguire poi questa strada”.

Idoli, Brasile. Ora tocca di nuovo a Seck: Ronaldinho su tutti per la motivazione che sapeva trasmettere. Vedevo come sorrideva al Barcellona e subito mi saliva l’entusiasmo per giocare a calcio e cercare di fare quello che faceva lui.

Ce lo dice, anche Moustapha, con un sorriso. Quello di chi adesso sa di poter dire la sua. Piove spesso, gli inverni sono lunghi, ma l’Olanda è un paese che dal calcio in su funziona. E sull’asse Roma-Almere sta arrivando anche un po’ di giovane calore italiano.

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