"Ci sono giocatori che meritano questa sfida più di tutti anche perché hanno vissuto di più questa città e questi dovranno stare in campo: è chiaro che tutti vorrebbero giocare ma io farò una valutazione sul percorso di questa squadra". Quando Marco Baroni, alla vigilia di Lecce-Pordenone, aveva parlato così delle sue scelte di formazione, la lente di ingrandimento era finita su Zan Majer. Mai citato espressamente dall'allenatore ma pienamente conforme agli indizi forniti presentando la partita che poco più di 24 ore dopo sarebbe valsa la promozione in A dei giallorossi. La firma? Proprio di Majer, bravo a intervenire di testa al primo pallone toccato nel secondo tempo su cross da sinistra di Di Mariano e battere Fasalino. 1-0, i quasi 27mila del Via del Mare che urlano di gioia e Majer che si ferma. Sospendendo il tempo. E godendosi l'abbraccio dei compagni di squadra.
Colonna sonora completamente diversa rispetto a quella di 15 minuti prima. Fine del primo tempo. 0-0 e lancette che corrono contro il Lecce. Che con un orecchio ascolta il brusìo del Via del Mare, nell'attesa spasmodica di un gol, e con l'altro ascoltano la radio che racconta il doppio vantaggio della Cremonese a Como. Majer aveva vissuto i primi 47 minuti ondeggiando per il campo, alla ricerca di una posizione complicata da trovare e sprecando anche una buona chance per portare avanti il Lecce: 30', Gallo passa alle spalle di Candellone e invita con il piattone per il numero 37, che da tre metri con il petto spedisce alto. Si rifarà poco dopo.
Quello di Majer è il volto di chi è arrivato in Italia da perfetto sconosciuto, nonostante l'esordio con la nazionale maggiore slovena e le esperienze con il Domzale in patria e il Rostov in Russia. La stagione in corso lo aveva visto al centro del Lecce fino alla fine del girone di andata. E protagonista, suo malgrado, nella sera del 27 gennaio: al Via del Mare c'è il Vicenza. Nel finale Majer va a contatto con Bikel dopo una serie di scontri di gioco. In quel momento il vicentino Meggiorini si avvicina per protestare con l'arbitro Guida: ne vien fuori un botta e risposta con Majer, i toni si alzano e Meggiorini quasi scoppia a piangere, si copre il volto e viene consolato dal capitano giallorosso Lucioni. Si saprà poco dopo che il centrocampoista sloveno aveva proferito un insulto che aveva tirato in ballo la madre dell'avversario, scomparsa nel marzo del 2017 (cosa che Majer ignorava, ndr) Negli spogliatoi i due si parlano, Majer si scuserà (lo farà pubblicamente anche sul suo profilo Instagram) e la cosa finirà lì.
Un incidente di percorso in un cammino che sul campo ha reso Majer una certezza per il Lecce. Capace di mettere da parte gli ultimi due mesi, fatti di tante panchine, con un colpo di spugna. Quella zuccata di testa che a 48 secondi dallo start del secondo tempo ha fatto partire la festa. Quella che Majer aveva già vissuto tre anni prima. A volerlo a Lecce, a febbraio del 2019, era stato Fabio Liverani. Che lo aveva impiegato con regolarità nella stagione della promozione. E lo aveva confermato anche in A, dove Majer aveva anche trovato il gol: quello del 2-1 contro la Spal, datato 15 febbraio 2020, aveva avuto il sapore della rincorsa salvezza. Frenata poi dallo stop del campionato per Covid e chiusa con l'amarezza della discesa in B. Due anni dopo, Majer è al centro. Del Lecce e della festa promozione. Di una lunga notte giallorossa avviata alle 22:29 del 6 maggio. Con vista sulla A.
