Lavagna luminosa accesa: esce Cassano, entra Testardi. Era il 2010 e quella sostituzione sembrava l'inizio di un sogno, perchè: "subentrai al calciatore più forte che abbia mai visto". Passa un'altra settimana, Gigi Delneri guarda la panchina: "Emanuele, alzati, se Pazzini non ce la fa, entri tu". Da brividi. Era una Sampdoria fortissima. E in quella rosa c'era anche Emanuele Testardi, classe 1991, un giovane attaccante da 192 centimetri: "vivevo una favola, ma me ne rendo conto solo oggi", racconta Testardi a gianlucadimarzio.com.
La sua è una storia di sogni e (soprattutto) rimpianti, iniziata il 28 febbraio 2010, una data che Emanuele non dimenticherà mai: "il giorno del mio esordio in serie A, eravamo a Parma, al 'Tardini', Delneri mi fece entrare ad inizio ripresa, al posto di Mannini". Inizia l'avventura, aumenta il minutaggio, partita dopo partita, allenatore e società non hanno dubbi, Emanuele era un predestinato: "conquistammo una strepitosa qualificazione in Champions League". Non solo Cassano e Pazzini, in quella Samp c'erano anche anche Dessena, Guberti, Storari, Palombo, Zauri: "avevo appena compiuto 19 anni, mi tremavano le gambe a stare accanto a quei campioni", rivela ancora Testardi, "mi sentivo forte, invincibile, e forse ho pagato proprio questo...a caro prezzo"
MAROTTA, PARATICI, IL TRASFERIMENTO ALLA SAMP E L'INIZIO DEL SOGNO...
La vita di Emanuele può essere d'esempio per tanti giovani, che si sentono 'arrivati' troppo presto. Il successo, le tappe bruciate, rapidamente: "a 5 anni giocavo nella squadra del mio quartiere, il Centocelle, a 14 anni passai al Pescara. A 17 l'esordio in C1, poi, subito, la chiamata della Sampdoria di Marotta e Paratici: "iniziai nella primavera, con Galderisi allenatore, poi Fabio Paratici mi volle in prima squadra. Sbottava, spesso: "Emanuele devi credere in te, pretendo che tu faccia una grande carriera". E Paratici non è uno che sbaglia: "Fabio era impressionante, conosceva tutti i calciatori, di Italia e del mondo", prosegue Testardi: "con me usava il bastone e la carota. Mi martellava. A volte ci penso, credo di averlo deluso". Sliding doors, emozioni, ricordi: "la vittoria a Roma per due a uno (doppietta di Pazzini) fu incredibile, soprattutto per me che sono laziale, una doppia soddisfazione. Con la Juventus sfiorari un eurogol da 30 metri ma vincemmo comunque 1-0, quella volta subentrai a Cassano".
LA NAZIONALE CON INSIGNE GABBIADINI E LA TRATTATIVA CON L'INTER
Una carriera lampo: "fin troppo, non ho saputo gestirmi", ma la vita di Emanuele è ricca di colpi di scena. Talento puro, nessuno aveva dubbi: "ero nella nazionale under 20 di Gabbiadini, Insigne e Florenzi: "la differenza la fa la testa, più delle gambe, e io ero una testa calda, ho fatto troppe cretinate ed è giusto che ne abbia pagato le conseguenze". A fine stagione la notizia dell'interesse dell'Inter: "sembrava una pista concreta, poi non se ne fece più niente. E ancora oggi non so cosa sia successo".
NUOVA VITA, TRA LAVORO IN MAGAZZINO E CALCIO: "MA OGGI SONO PIU' SERENO, COMPRENDO IL VALORE DEI SOLDI"
La nuova vita di Emanuele Testardi è l'ennesima pagina di una storia rocambolesca: "la mattina sono dipendente di un'azienda di giardinaggio, la Brumar, il pomeriggio torno ad essere calciatore". Due persone in una: "riesco a coniugare le due cose perchè l'azienda è del mio presidente, una persona davvero speciale". Il palcoscenico della serie A è ancora vivo nei suoi ricordi, ma: "vi faccio una confidenza, anche se non ci crederete, oggi sono più sereno, vivo meglio, perchè, quando lavori, comprendi il valore dei soldi, te li sudi. A volte devi sbatterci il muso per capire come funziona la vita". Ma la sua storia continua.
Oggi gioca nell' Eccellenza toscana, ha segnato tre gol in due partite, col Canelli che insegue la promozione in serie D: "farò di tutto per raggiungere l'obiettivo. A casa ho le maglie di Cassano e Pazzini, il capitolo calcio non è chiuso, posso ancora dare qualcosa, la vita mi ha riservato tante sorprese, ne aspetto ancora altre...questa volta le affronterò con un'altra testa".
A cura di Fabrizio Caianiello