Maxi Lopez, primo trofeo con il Vasco: "Qui è un paradiso"
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Data: 18/02/2019 -

Maxi Lopez, primo trofeo con il Vasco: "Qui è un paradiso"

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La finale del Carioca l'ha vinta il Vasco da Gama, Maxi è in lacrime a fine partita. Dal rischio retrocessione alla vittoria del torneo, con l'arrivo dell'argentino il Vasco ha decisamente cambiato rotta. Gol di Danilo all'81', Fluminense ko: per il Vasco, è tempo di festeggiare. La vita di Maxi Lopez, negli ultimi mesi, è cambiata radicalmente. Le ultime stagioni deludenti in Serie A, i problemi con Wanda Nara e i figli che non poteva vedere. Adesso, una nuova giovinezza: "Ho dato una svolta alla mia carriera, alla mia vita", ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Un cambiamento radicale, decisamente azzeccato. A fine partita, ieri sera, Maxi era "visibilmente emozionato".



"Qui sto da Dio. Gioco 90’, segno e mi diverto - ci ha raccontato Maxi qualche settimana fa - I tifosi mi vogliono bene. Devo ammettere che lasciare l’Europa mi ha permesso di uscire da una situazione in cui, inconsciamente, pur dando sempre il 100%, non riuscivo a focalizzarmi a pieno sul mio lavoro, su quello che ho sempre amato fare. Non pensavo di venir fin qui! Ma quando è nata questa possibilità ho accettato al volo. Il perché è abbastanza semplice: avevo bisogno di cambiare aria, pensare più a me stesso. Ho sempre gravitato intorno Milano per stare vicino ai miei bimbi ma negli ultimi tempi sono successe un po’ di cose per cui non potevo più vederli quanto volevo. Così ho deciso di optare per una svolta radicale"

Ma quanto è bella Rio? “Un paradiso. Ho vissuto un inverno con 30 gradi! Il clima è pazzesco, la gente ama il calcio, come, se non più che in Italia. La mia squadra, il Vasco, ha 40 milioni di tifosi! Sto vivendo un’esperienza unica”. Entusiasmo alle stelle. “E’ molto complicato farsi un giro tra la gente, qui sembra Napoli o Roma. Sono tutti pazzi per il calcio! Poi figurati, in questa città ci sono anche più squadre, dal Vasco e il Flamengo al Botafogo quindi davvero, la passione per il pallone raggiunge limiti del fanatismo. Se ti riconoscono, in 5 minuti sei circondato da 200 persone. A San Paolo invece la vivono più serenamente”.



Un argentino che fa innamorare un popolo di brasiliani è una storia curiosa. “Per noi argentini è sempre una sfida venire a giocare a calcio in Brasile. Se per caso t'infortuni e stai fermo per un po’ di tempo allora te lo fanno pesare 10 volte di più del normale, perché comunque la rivalità c’è sempre. Ma se fai bene ti adorano, ti amano, perché diventi l’argentino che ha conquistato la loro terra. Al Vasco mancava da troppo tempo una figura di spessore che potesse rappresentare il club. Me lo dicono tutti, dai tifosi ai dirigenti. Gli ultimi? Coutinho forse, Juninho Pernambucano”.

Ora lui, Maxi Lopez. Oppure ‘El Galina’, soprannome ufficiale. “Nasce da Barcellona, perché dopo il mio gol al Chelsea - semifinale di Champions - ho esultato imitando una gallina. E ti dirò, mi ci ritrovo perché amo follemente il River Plate e i tifosi del River sono chiamati ‘le galline’. Quindi perfetto”. Maxi Lopez in brasiliano suona diversamente: “El Tractor”. Il trattore. Che probabilmente sta per ‘macchina da guerra’. “Perché non mollo mai e faccio gol!”.

Dopo averne fatti, tanti, al Monumental e al Camp Nou, Maxi ha lasciato il segno anche al Maracanà. “Che stadio allucinante! Già solo entrando si respira la storia del calcio. Nelle pareti ci sono tutte le foto degli avvenimenti che sono successi lì dentro, un’emozione indescrivibile. Pelle d’oca!”.Precisazione. Ha segnato tante reti, in tutti i modi, in 13 squadre diverse tra club e Nazionale ma Maxi non è un ‘malato’ del gol. Andiamo nello specifico. “Non mi ricordo tutti i gol che ho fatto! Quando sono arrivato a quota 100 neanche lo sapevo, me l’ha detto una persona che lavora nelle statistiche”.



Sole, cuore e pallone. Ma non in spiaggia, nonostante la location sia Rio. “Alla 'playa' ci vado poco, io sono più da casa”. Con il mate lì, sempre pronto a portata di mano. Cittadino del mondo, che ha vissuto un po’ ovunque. Il vizio? Viaggiare. “E’ uno stimolo a cui non riesco a rinunciare. Mi piace tantissimo prendere un aereo e andare, scoprire posti nuovi, gente diversa. Quando ero in Europa e avevo un giorno libero partivo senza pensarci”. Parla cinque lingue: "Inglese, spagnolo, italiano, portoghese e russo. Il mio prossimo obiettivo è il francese, di cui la mia ragazza è madrelingua. Io sono fatto così, vedo il calcio come se fosse una piattaforma dove crescere per il futuro".

Ipotizziamo, per un secondo, che il calcio non sia mai esistito. “Cosa avresti fatto?”. L’altro Maxi è intrigante. “Forse avrei studiato per lavorare nell’architettura o nel design. Non so con quali risultati! C’è da considerare che io sono di un pigro devastante”. All’occorrenza conosciamo un Maxi-ballerino niente male. “A Udine la tua miglior performance?”. Lui se la ride. “Merito della musica!”.

Poi racconta: "In quel momento lo spogliatoio aveva il morale basso così ho proposto questa cosa. ‘Facciamo un video?’. E loro, ‘sì, sì’. Ho ricevuto consensi anche da chi non mi aspettavo, gente seria come Danilo o Behrami. Quel pazzo di De Paul mi ha dato una mano ad organizzare il tutto e devo dire che è venuto fuori uno ‘spettacolino’ molto carino, quel video (RIVEDILO QUI) ha fatto il giro del mondo! Devo provare a farlo anche qui in Brasile….”. O forse no. “Ho solo paura che non smettano più di ballare! Qui la gente è allegria vivente”.

Quell'allegria, adesso, ha contagiato pure lui. Sono tornati i sorrisi, insieme anche i gol: il giramondo Maxi Lopez, a Rio de Jainero, ha ritrovato la felicità.

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