Ci sono storie che restano indelebili: "nella vita come nel calcio", scandite da episodi, gol memorabili, imprese, anche soprannomi: "in effetti c'è chi mi chiama ancora 'Toro di Sora' quando cammino per strada". La nuova vita di Pasquale Luiso si divide tra auto, viaggi e, ovviamente...campi di calcio. Oggi è allenatore e imprenditore: "allenatore per professione, imprenditore per passione", rivela sorridendo a gianlucadimarzio.com. "Sono titolare, con mio fratello Nicola, di un marchio di autonoleggio, 'Luiso Group'. Abbiamo aperto sedi in tutta Italia e ci stiamo togliendo grosse soddisfazioni". Un'attività nata quasi per gioco: "come tutte le cose della mia vita".
Ma il suo pallino resta uno, e cosi, tra un viaggio di lavoro e l'altro, guarda partite, scopre talenti: "adoro i giovani, ho avuto la fortuna di allenare la primavera del Vicenza nel 2010 con ottimi risultati". Un'esperienza interrotta bruscamente dal fallimento del club: "un doppio dolore per me, sul piano professionale e umano". Nella città in cui, nel 1998, sfiorò la finale di Coppa delle Coppe facendo tremare il Chelsea di Vialli e Zola: "A Vicenza le persone ancora mi riconoscono, mi chiedono della serata stregata di 'Stamford Bridge', del gol che mi venne ingiustamente annullato...ci fosse stato il Var, saremmo andati in finale con lo Stoccarda". Son trascorsi 23 anni ma gli occhi di Luiso trasmettono ancora emozioni. Come quando ci racconta del Piacenza e di uno dei gol più belli della serie A. Quello in rovesciata al Milan, la sua squadra del cuore, del 1 dicembre 1996: "Istinto e fortuna, non sono mai stato un calciatore particolarmente tecnico ma ci ho sempre messo voglia e grinta, quella che manca oggi ad alcuni calciatori".
LUISO TORNA AD ALLENARE: "4-2-3-1 E LA FAME DEI BOMBER DI PROVINCIA"
Il calcio è cambiato, e tanto: "Soprattutto in Italia", spiega Luiso: "pensate ai bomber italiani dei miei tempi. Vieri, Inzagni, Protti, Tovalieri, Caccia, Hubner, gente di provincia che aveva una fame incredibile. Oggi, tranne qualche caso particolare, vedo meno passione". Ed è da questo che inizia la sua carriera da allenatore: "Cerco di trasmettere questi valori, giocare a calcio è un privilegio e c'è bisogno di impegno e dedizione". Nel 2010 la sua prima esperienza in panchina. Nel 'suo' Sora ovviamente: "arrivai con la squadra ultima in classifica in eccellenza e ci salvammo, poi l'anno dopo abbiamo vinto il campionato. E' stato fantastico". Poi le avventure di Sulmona e Celano, la primavera del Vicenza e una breve parentesi in C col Fondi: "subentrai in un momento delicato della stagione, con la squadra che lottava per non retrocedere, purtroppo perdemmo i play-out con la Paganese ma è stata un'esperienza importante per la mia crescita professionale".
Pasquale Luiso è pronto a tornare ad allenare: "Ho aspettato che riaprissero gli stadi", racconta sorridendo: "diciamo che mi son preso una pausa di riflessione, ho rifiutato tante proposte. Non mi convincevano". Schemi? Anche su questo l'ex attaccante sembra avere le idee chiare: "il calcio votato all'attacco, mi piace il 4-2-3-1. Lo facevo già a Sora. Credo sia il più efficace. Gattuso, De Zerbi, Pioli, Spalletti lo interpretano benissimo. Ma senza integralismi, la capacità di un allenatore sta nel sapersi adattare alle caratteristiche dei propri calciatori". Intanto cominciano a giungere le prime proposte: "non fatemi fare nomi...posso solo dirvi che mi hanno chiamato alcune società di A e B per allenare la Primavera e altri club di D. Sinceramente non faccio distinzione tra categorie, vorrei solo trovare un progetto serio dove sia possibile lavorare serenamente". Nel cuore le imprese da calciatore, negli occhi i sogni di allenatore. Con la solita grinta e professionalità. Quella del 'Toro di Sora'.
A cura di Fabrizio Caianiello