Calmo, posato. Voglia di ascoltare e di imparare dai più grandi. Queste le caratteristiche personali di Abdoulaye Dabo, il futuro nuovo acquisto della Juventus. Classe 2001, ha solo 19 anni ma è nel giro della prima squadra del Nantes già da tre stagioni: è il più giovane giocatore della storia del club ad aver firmato un contratto professionistico, a 16 anni. Con i grandi si allena, osserva e memorizza. Nasce centrocampista, ma recentemente si è trasformato come ala. Il suo sogno è quello di diventare un grande calciatore. Come N’Golo Kanté, il suo idolo: “Amo la sua semplicità ed efficacia in campo”.
La sua crescita, ora, passerà da Lamberto Zauli, nell'Under 23 della Juve. Con l'occhio vigile di Andrea Pirlo. Un allenatore capace di saper lavorare e lanciare giovani talenti. Senza timori. Frabotta, Portanova, Dragusin … presto potrebbe arrivare il turno di Abdoulaye Dabo. Dalla Francia arriverà in prestito con diritto di riscatto. Sei mesi per osservare, imparare e sedurre la dirigenza bianconera.
IL PROFILO
“Non mi piace parlare di me stesso. Sono un ragazzo calmo, riservato, a cui non piace montarsi la testa. Lavoro sempre per dare il massimo. Ascolto i consigli dei più esperti e cerco di aiutare sempre i miei compagni”, disse in un'intervista rilasciata al canale ufficiale del Nantes. Personalità ideale per la Juventus.
Caratteristiche tecniche: 181 cm, gamba, potenza e ottima tecnica individuale. Ha iniziato davanti alla difesa, ma a 19 anni è capace di giocare anche dietro le punte. O come ala. Bravo con entrambi i piedi, anche se il suo preferito è il sinistro. È abile anche nel dribbling. Il suo gol preferito (finora) è tutto così: finta a disorientare il difensore avversario in area di rigore, tiro di sinistro e palla in rete. Lo segna contro la Germania U16, in un’amichevole disputata a Berlino davanti a 20.000 spettatori con la nazionale francese: "Era la prima volta che giocavo davanti a tanti spettatore. È stata una grande emozione".
“È UN DIAMANTE”
Dabo è così: inventa le soluzioni. Lo garantisce Patrick Gonfalone, allenatore della Francia U16. Insieme, i due hanno sfiorato il successo al Torneo di Montaigu (un piccolo mondiale di categoria), fermati solo in finale dal Portogallo. La partita finì 1-3 per i lusitani, e il gol dei francesi lo segnò proprio Dabo, con un tiro da fuori area di sinistro che aveva piegato le mani del portiere avversario. “In lui c’è un po’ di Pogba, un po’ di Kanté. È un diamante: e come tale, deve essere lavorato bene per dargli il massimo dello splendore”, aveva detto il suo selezionatore a Ouest-France. Il suo ruolo ora è cambiato: gioca qualche metro più avanti ma le caratteristiche individuali sono rimaste quelle. Anche al Nantes (la casa in cui è cresciuto), si parla molto bene di lui: “Ha una grande intelligenza. Sa prima degli altri dove il pallone cadrà. Ma soprattutto: ha i piedi per terra. Sia in campo che a scuola. Vuole solo imparare e migliorarsi”, dice Samuel Fenillat, direttore del Centre de Formation del Nantes.
Alla Juventus troverà tutto per potersi migliorare ancora. Nella scuola bianconera si metterà a disposizione come ha sempre fatto. La disponibilità all’ascolto e la massima dedizione sono le sue caratteristiche principali. Già quando aveva 12 anni, ai tempi del JSC Bellevue (la sua prima società), si allenava addirittura con la prima squadra: “Confrontarsi con i più grandi ti arricchisce e ti fa progredire”. Atletica, tecnica ma soprattutto maturità, merito di un entourage e di una famiglia che gli hanno trasmesso i giusti valori. Sarà con queste peculiarità che si presenterà alla Continassa e lascerà i suoi istruttori lavorare su di sé.
Una grande intuizione, però, sembrano averla avuta i suoi allenatori nel settore giovanile del Nantes: da centrocampista lo hanno spostato ad ala destra. Dabo è diventato bravo a tagliare verso il centro per caricare il suo educato e potente piede sinistro. Già, i tagli. Gli stessi che si fanno con i diamanti grezzi. Per farli splendere e brillare di luce propria.