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Data: 07/11/2017 -

'Campioni', le tute blu e una bara a forma di pallone​. Bobo Scandroglio, tra ricordi e una scelta di cuore: "Gli amici del Cervia e il progetto 'New Horizons': questa è la mia vita"

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Ma chi è quel numero 6 addormentato nello spogliatoio del Cervia? Facile, troppo facile. Ibrahiman Scandroglio, per tutti più semplicemente Bobo. “Sì, ma ci tengo a precisare una cosa - racconta Bobo a gianlucadimarzio.com - era il blu delle tute che mi metteva sonnolenza, non certo le notti brave con gli amici del Cervia”.

A distanza di più di 10 anni dalla prima edizione di “Campioni, il sogno”, il terzino del Cervia è rimasto nei ricordi di tutti quelli che ogni settimana si accalcavano con il televoto per metterlo nell’undici titolare di Ciccio Graziani. La sua è stata una vita sempre nel pallone. Nato in Costa d’Avorio, Bobo è arrivato in Italia a 7 anni, e il primo ricordo che ha del suo papà adottivo è rigorosamente legato al calcio. “Quando l’ho conosciuto gli dissi in francese: ‘Voglio venire in Italia per giocare a calcio’”. Detto, fatto. Trafila nel settore giovanile del Varese, esordio in C2 e poi la Primavera con l’Empoli anche grazie all’aiuto del suo procuratore Paolo Bordonaro. “Nella stagione 98-99. E la nostra è l’unica Primavera dell’Empoli che ha vinto lo scudetto”. In squadra con Cirbari, Marchionni e Del Nero, “lui era il più bravo di tutti”. Una stagione destinata a rimanere nella storia. “Non ci siamo mai persi di vista e da un paio di anni abbiamo creato un gruppo con Whatsapp. Ora stiamo cercando di organizzare una cena per festeggiare il ventennale di quella vittoria visto che poi l’anno successivo vincemmo anche il Viareggio. In panchina Ezio Gelain”.


Ma c’è ancora qualcosa che lega quel calcio di Bobo Scandroglio a quello di oggi. “A Teramo ho giocato con Moreno Longo. Era il terzino destro della squadra ma a quei tempi - stagione 2003-04 - era già un martello tatticamente. Ecco perché non mi stupisco dei suoi risultati da allenatore del Frosinone in serie B”.

Era proprio l’anno prima del passaggio a Campioni. “Che esperienza. Oggi magari sembra assurdo pensarlo, ma siamo ancora tutti legatissimi. Abbiamo un gruppo nel quale e ci sentiamo tutti i giorni”. Legami forti che non sono stati intaccati dal tempo e dagli eventi. “Il prossimo 17 giungo mi sposo e Giacomo D’Innocenzo - secondo portiere di quel Cervia - mi farà da testimone. Tutto normale, perché vivendo insieme per 24 ore su 24, un anno diventa un decennio”. E non è tutto. “Anche i nostri figli sono diventati amici. C’è Maffini che ha un chiringuito a Fuerteventura, mentre Spagnoli è il presidente dell’Imolese in serie D”.

Nel calcio è rimasto anche Bobo Scandroglio, ma la sua è stata anche una scelta di cuore. “Qualche anno fa ho conosciuto il direttore dei centri KB srl. che si occupano dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Lombardia e insieme è nato un progetto sportivo del quale sono il direttore tecnico e che si chiama “New Horizons”. La sede è a Somma Lombardo, ovvero dove ci sono le palestre, ma riunisce oltre 22 ragazzi di tutta la zona. “Hanno tutti dai 18-20 anni e lì collaboro con il mio staff formato da Vito Laudani primo allenatore, Ivano Colombo preparatore atletico e Matteo Migliorin preparatore dei portieri”. Quest’anno sarebbero dovuti partire dalla terza categoria, ma Bobo ha preferito aspettare. “Sarebbe stato un po’ rischioso e ho preferito fargli fare delle amichevoli settimanali contro squadre di Eccellenza e Promozione. Ho ancora paura che i ragazzi possano subire sfottò o cose del genere per il fatto di essere tutti giocatori di colore, ma magari tra qualche anno ci lanceremo anche tra i dilettanti”. Un progetto nel quale si sente protagonista. ”Non sono più tornato più tornato in Costa D’Avorio dal 1987, ma sono ancora legatissimo alla mia terra d’origine e infatti la squadra è composta da tanti ragazzi ivoriani, oltre che provenienti dal Senegal, Gambia e altri paesi africani”. Direttore tecnico ma anche allenatore. “Da due anni ho il patentino Uefa B e ora alleno i ragazzi del 2004 dell’Inveruno, squadra di serie D”. Senza dimenticare la squadra del suo cuore. “Roma, Roma e ancora Roma. Lo so che per uno cresciuto a Gallarate può sembrare strano, ma sono letteralmente malato per i giallorossi”. Come è malato per il calcio in generale. “Alla mia futura moglie dico sempre che quando morirò voglio essere sepolto in una bara a forma di pallone”.

Tutto chiaro allora, alibi infiniti per Bobo Scandroglio: non era il calcio di Ciccio Graziani a farlo addormentare durante le sedute di tattica ai tempi del Cervia.

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