Minuto 89’ di Juventus-PSG, le 18:44 a Villa Maria, cittadina argentina in mezzo alla Pampa, situata a 150 chilometri a sud di Córdoba sulle rive del Río Ctalamochita. Qui in tanti erano incollati alla tv, emozionati in attesa di quel momento. “Vederlo accanto a tutti questi 'mostri', ci ha lasciato un’emozione molto grande. Nel 2013 più di una volta quando veniva ad allenarsi aveva la maglia di Messi e vederlo al fianco del più grande del mondo ci ha emozionato fino alle lacrime. Ha realizzato il suo sogno e anche il nostro, non c’è paragone con niente”, così Gabriel Pérez a Gianlucadimarzio.com, coordinatore di uno dei due club in cui è cresciuto Enzo Barrenechea nella sua città natale.
Il numero 45 bianconero ha esordito nel finale della gara contro i parigini, nell'ultima giornata del girone di Champions, che lascia qualche speranza in più per il futuro con i tanti segnali lanciati dai giovani in queste ultime partite. Ma prima dell’Universitario, i primi calci al pallone del classe 2001 sono stati in un campetto a 7, quello del Baby Fútbol Sarmiento. “Tutta la mia famiglia lo conosce da quando era bambino, l’ho allenato dai 7 agli 11 anni. Era speciale. Vederlo giocare era qualcosa di squisito. Sempre a centrocampo: aveva una visione di gioco che lo facevano sembrare 3-4 anni più grande degli altri. Anche fisicamente. Inoltre era sempre ben voluto da tutti i compagni e ogni volta che torna viene a trovare i suoi amici, incluso mio figlio che è un anno più grande di lui e infatti dopo l’esordio hanno parlato, io lo farò tra qualche giorno. Ora è giusto che si goda il momento con la famiglia”. Questa la testimonianza di Jorge Gre, ex allenatore di Enzo che adesso lavora in un minimarket con macelleria dopo 20 anni passati sui campetti, i potreros, tra bambini e palloni.
Tra le cose che gli dirà nei prossimi giorni ce n’è una. “Eravamo rimasti d’accordo che in cambio delle fasce da capitano che gli regalavo alla fine di ogni stagione, lui mi avrebbe dato la prima maglia quando sarebbe arrivato l’esordio in un grande club. Direi che ci siamo”. Scherza Jorge, che se deve scegliere tra i ricordi vissuti insieme non ha dubbi. “In un torneo a Oncativo che abbiamo vinto, sentivo gli altri bambini sugli spalti delle altre squadre, ma anche i genitori, che venivano alla nostra partita per vedere giocare il ‘cinco’, il centrocampista centrale. Qualcosa di indimenticabile, che non mi è più ricapitato e significava che tutti lo notavano per il suo stile di gioco. Faceva quello che voleva col pallone”.
Un aneddoto c’è anche al momento del suo arrivo al Sarmiento. “Mi ricordo che prima che venisse da noi, lo vidi in un campo di un’altra scuola calcio e dissi al mio collaboratore: “Ma dove lo hanno trovato questo?’. Poi un giorno, un amico mi dice: “C’è un ragazzino che vuole giocare con noi”. Gli chiedo il nome e di vederlo, e una volta visto lo riconobbi subito. Pensavo fosse uno scherzo, non ci potevo credere”. In estate, Enzo è tornato a trovare Jorge a casa, insieme ai suoi genitori. Così come ha fatto anche con l’Universitario. “Non si è mai dimenticato le proprie origini e ogni volta che viene qui regala qualche maglia. L’ultima volta si è portato in Italia una delle nostre”, racconta Rodrigo Liendo, suo ex allenatore al club dell’Univeristà di Villa Maria, squadra che è stata fondata appena 11 anni fa ed Enzo è stato uno dei primi giovani ad essere tesserato. “Parlava poco, ma in campo era elegante, ricordava Redondo. Con noi ha vinto un Torneo de Verano, che si gioca prima dell’inizio della stagione e poi il campionato dove ha segnato l’ultimo rigore per la vittoria finale. L’anno dopo abbiamo vinto di nuovo, ma non ha finito la stagione perché venne tesserato dal Newell’s. Era stato in prova al Belgrano e al Lanùs, ma decise di rimanere qui e poi andare a Rosario. Credo che in cuor suo sapesse già di essere destinato a fare qualcosa di grande”.
Il passaggio dal Sarmiento all’Universitario è avvenuto perché il primo è una società non iscritta all’AFA e non ha un campo a 11. Per questo, l’Universitario ha donato parte della percentuale del premio di solidarietà incassata dal trasferimento dal Newell's alla Juventus al club di Baby Fútbol che con quei soldi ha costruito una tribuna. “Ora aspettiamo di vedere cosa riserverà il destino per lui. Speriamo che sia pieno di successi e di poterlo vedere presto con la camiseta della Seleccion e affermarsi con quella della Juventus. Sarebbe fantastico”, conclude Pérez. Dalla provincia di Córdoba alla Torino bianconera, un legame iniziato nel 1913 con Ernesto Inocencio e Rómulo Boglietti, e proseguito con il Cuti Romero e Dybala. Ora tocca a Enzo.