E' qualcosa di innato, un impulso inconscio che fa la differenza. Vita di tutti i giorni o calcio, differenza impercettibile. Dimensioni troppo spesso legate da un sottilissimo filo invisibile, impossibile da spezzare. Questione di istinto: 'nel posto giusto al momento giusto'. Se poi anche la Tyche - il nome con cui i classici indicavano il fato - decide di intervenire, ecco che il cerchio si chiude perfettamente: solo un momento, il tempo di arrivare in orario e non perdere l'appuntamento con la storia. Tutto già scritto, come nel libro della vita di Filippo Scardina, alias l'uomo del destino.
Petto in fuori e sorriso stampato sul volto, quello di chi sa di averla combinata grossa. Di nuovo, a distanza di sette anni dall'ultima volta: prima il gol all'esordio in Europa League con la maglia della Roma, poi la firma decisiva in Lega Pro nella partita che a Siracusa - la sua nuova squadra - conta di più, il derby col Catania. Sfida in campionato 24 stagioni dopo l'ultima volta e successo in casa che addirittura mancava da 64 anni. Risultato finale? 1-0, Scardina al 64'. Destino? Mica per scherzo... "E a parole che te devo di', so' grandissime emozioni!", accento romanesco e un mix di timidezza e grande simpatia. Nessuna analogia tra i due episodi, soltanto la gioia per esserne stato protagonista:
"Quando segnai contro il CSKA Sofia nel 2009 (3-0 il risultato finale, ndr) non mi ero nemmeno reso conto di cosa avessi fatto - racconta Scardina a GianlucaDiMarzio.com -. Ero solo un giovane della Primavera che ha avuto la fortuna di esordire e che ha vissuto un'emozione inspiegabile. Ad essere sincero nemmeno sapevo dove giocasse la prima squadra della Roma, fu mia madre ad avvertirmi della convocazione all'uscita di scuola. Ho subito chiamato il mio procuratore per chiedergli dove dovessi andare, appena ho saputo della trasferta in Bulgaria ero certo di sedermi in tribuna. Invece Ranieri mi fece entrare e dopo pochi minuti... beh, sappiamo come è finita". In giallorosso quasi una favola, in azzurro più un'impresa: "Un gol come quello di sabato scorso invece ha il sapore di storia - continua 'Pippo' -. Segnare contro il Catania, in un derby così sentito a Siracusa, dà senza dubbio sensazioni completamente differenti da tutto il resto".
E alcune iniziative dei tifosi - dalla proposta di intitolazione di strade o piazze alla 'rielaborazione' della segnaletica stradale - riempiono di orgoglio: "Manifestazioni di affetto del genere mi hanno fatto capire quanto questo risultato, tanto atteso e tanto voluto, fosse importante in una piazza come questa. In questi giorni sono successe tante cose curiose, sono comparse diverse scritte in giro e moltissima gente non solo si è complimentata, ma mi ha addirittura ringraziato per ciò che ho fatto. E questo è impareggiabile".
Un gol da centravanti vecchio stampo: apertura di Cassini, cross di Valente e straordinario lavoro fisico. Poi l'incornata perfetta, quasi a ricordare Christian Vieri, "il mio modello da bambino. Mamma mia, Bobone era tanta roba!". Destino. E adesso il Siracusa - neopromosso in Lega Pro - dritto dritto in zona playoff. Momento d'oro per la squadra di Andrea Sottil e per Scardina, tre reti nelle ultime quattro gare dopo un avvio complicato e caratterizzato da tante critiche: prima 'non segna manco a porta vuota', poi 'eroe'. "Sono cose che ci stanno, anche questo è il bello del calcio. Delle critiche non mi è mai importato troppo - ammette l'attaccante classe '92 -, ma di sicuro non sono cieco, lo vedevo da me che all'inizio della stagione non ero al top della forma e che le prestazioni non arrivavano. Ho sempre pensato che a rispondere sarebbe stato il campo e adesso finalmente ho trovato la condizione e con essa la mia felicità". Sentimento da condividere sempre con una persona speciale, la mamma. Legame incredibile quello di Scardina con l'attrice Fiorenza Marchegiani: "Sì, il nostro è un rapporto viscerale. So per certo che le mie gioie sono soprattutto le sue, ad ogni mia soddisfazione corrisponde la sua felicità. E' tutto questo che mi spinge a fare sempre meglio".
E il futuro? Nessun volo pindarico, solo piedi per terra e mentalità da lottatore per il numero 11 azzurro: "Da piccolo sognavo di riuscire a giocare in Serie A, ma adesso non voglio pensare a quel che sarà domani. Il presente dice Lega Pro, è qui che voglio togliermi le mie soddisfazioni. Gioco a Siracusa, una città splendida e una piazza che merita palcoscenici importanti, ho un grande allenatore come Andrea Sottil, che mi conosce e mi ha motivato anche nei momenti più duri, e dei compagni che sono degli amici, su tutti il portiere Antonio Santurro. Con il tempo ho acquisito la mentalità di vivere giorno dopo giorno senza guardare troppo oltre e senza voltarmi indietro". Una piccola eccezione nemmeno per Totti? "Beh per lui sì - sorride Scardina -. Allenarsi con Francesco è stato un privilegio, lui è esattamente come appare all'esterno. Un giocherellone, uno che fa ridere e che allo stesso tempo ha un carisma impressionante, da uomo squadra assoluto. Con me è sempre stato molto carino. E in allenamento dava dei palloni... Non avevi neanche il modo di pensare come fosse riuscito a farti arrivare quella palla. Uno spettacolo!".
Spettacolo sì, un po' come quello che negli anni ha visto come attore protagonista Filippo Scardina: da giovane promessa in gol in Europa League a personaggio della storia per Siracusa. Con un ruolo perfettamente cucito addosso: l'uomo del destino.