Venezia, rivoluzione felice. Modolo: “Mai stati così forti”
Nel 2020 via presidente, allenatore e direttore sportivo. È rimasto il capitano: “Anima veneziana e progetto di lungo termine, così vogliamo stupire la Serie B”
Venezia dorme ancora. Piazza San Marco respira, sgombra di turisti e piccioni. C’è solo Marco Modolo: “Mi avevano spiegato appena a grandi linee. Sveglia all’alba: si va a Palazzo Ducale per la presentazione delle nuove maglie, tu farai da testimonial. Chi se l’aspettava tutto il resto”. Il capitano arancioneroverde sale la grande scalinata in pietra d’Istria, raggiunge il loggiato esterno e… “Ad aspettarmi c’è un abito da doge. Lo indosso sopra la home kit, mi giro verso la laguna dorata dal primo sole, ciak si gira. E a quel punto svelo la divisa”. Boom.
“Una giornata che racconterò ai miei figli”, intanto Modolo inizia da GianlucaDiMarzio.com. “È la città più bella del mondo, quest’anno l’abbiamo sfruttata. E poi, sarò di parte: ma in Italia avevate mai visto delle maglie così belle?” Design Nike più gotico veneziano. L’alba di un nuovo giorno, il Venezia battezzerà il video-simbolo. Non è un caso: da queste parti negli ultimi mesi è cambiato tutto. O quasi: a 31 anni Modolo è sempre lì, ormai a due passi dal podio per numero di presenze (216) nella storia del club. E assicura: “Capisco i timori della piazza dopo l’addio di Tacopina. Ma oggi siamo più forti che mai”.
Lacrime lontane
Rewind. Solo un anno e mezzo fa il Venezia viveva il momento più duro dopo la ripartenza dalla Serie D nel 2015. I playout nella bufera, contro la Salernitana: un super gol di Modolo trascina il match di ritorno ai supplementari, quindi ai rigori. Lì finisce male. “Mi ero sentito veramente vuoto dentro”, ricorda il difensore. “Una delusione enorme dopo un anno durissimo. Drammatico”. Rischia di sgretolarsi tutto: “Diverse squadre contattarono subito il mio agente, ma io non volevo pensare a nulla. Solo alla giustizia sportiva, per rimanere in B con il Venezia”. L’esclusione del Palermo salva il progetto: “Ci ha fatto ripartire un po’ da zero”.
Fabio Lupo direttore sportivo, Alessio Dionisi allenatore. Fanno già parte del passato: “Ma li ringrazierò sempre”, sottolinea Modolo. “Va dato merito a Lupo per aver allestito una squadra che si è rivelata la base del nostro successo. E a Dionisi, per la persona che è e per il tipo di calcio che prova a imporre: arriverà in Serie A”. Poi lo scorso inverno il ribaltone ai piani alti: dopo cinque anni Tacopina saluta la laguna, ma il Venezia, con Duncan Niederauer, rimane americano. “Dispiace per Joe, perché è stato un presidente straordinario. La sua scelta è da rispettare, qualche voce sul suo addio circolava già da mesi. Ma ho sempre avuto fiducia nel nuovo corso: le persone giuste al momento giusto. L’hanno dimostrato con i fatti”.
Cuore local…
La prima conseguenza dell’era Niederauer è il nuovo orario delle conferenze, spostate regolarmente alle 15 per rispettare il fuso: il presidente vuole esserci sempre. La seconda, è che comunque ha voluto affidare le chiavi del Venezia a chi lo conosce nel profondo. Nessuno, meglio di Paolo Poggi e Mattia Collauto: già nella dirigenza, da quest’anno uomini mercato del club. “Ho avuto la fortuna di allenarmi con loro, giocando insieme a Collauto negli ultimi anni della sua carriera”, Modolo, veneziano anche lui, racconta il passaggio di testimone. “Ma non hanno mai smesso veramente di vestire questa maglia”.
Dura, la vita in giacca e cravatta: “Quest’estate si sono presentati alla squadra come Paolo e Mattia, non come responsabile dell’area tecnica e direttore sportivo del Venezia. Vengono sempre agli allenamenti, disponibili al confronto, pronti a metterci nelle condizioni di dare sempre il 100%. Nei giorni prima della partita vorrebbero scendere in campo loro. Ci danno una carica incredibile, hanno Venezia nel cuore e fanno di tutto per farci capire cosa vuol dire giocare per questi colori e vivere questa città”. Legando con il territorio: “Gli anni scorsi le cene di squadra si facevano dove capitava, ora invece rigorosamente in centro storico. E per incuriosirci ci portano alle Gallerie dell’Accademia”.
Anche l’intesa con Paolo Zanetti, il nuovo allenatore, era scattata in dialetto. “Del mister mi ha colpito soprattutto il carisma”, non ha dubbi il capitano. “Il modulo può variare, lavoriamo già su 2-3 soluzioni tattiche. Ma quello che conta è come si affrontano le partite a livello caratteriale: anche per questo si è trovato subito con Poggi e Collauto. Zanetti ha un entusiasmo contagioso e un’idea di gioco ben definita. Ci chiede soprattutto una cosa: credere in noi stessi. Abbiamo un potenziale veramente importante”.
…e colpi europei
Del nuovo Venezia parlano i numeri. Nell’ultima sessione di calciomercato, tra acquisti e riscatti, il club ha messo sotto contratto ben 9 giocatori almeno fino al 2023. Un piano di lungo periodo senza pari in Serie B. “Tutti ragazzi predisposti al sacrificio”, Modolo presenta i nuovi compagni. “Molti di loro vengono da un altro calcio, le difficoltà a livello tattico all’inizio sono normali. Dateci tempo e vedrete”.
Bjarkason, Karlsson, Crnigoj: dall’Islanda in giù, gli arancioneroverdi hanno pescato dappertutto. Chi tenere d’occhio di più? “Mi ha sorpreso moltissimo Svoboda, che gioca nel mio ruolo: deve imparare alcune letture, però nell’uno contro uno è uno dei difensori più forti che abbia mai visto, nonostante abbia appena 21 anni. E poi Johnsen…” Scuola Ajax non mente: già due gol in Coppa Italia. “È ancora un po’ discontinuo, ma quando si accende è imprendibile. Sabato scorso abbiamo fatto una partitella in famiglia: doppietta più rigore procurato in 25 minuti. Ha dei colpi pazzeschi: se cresce tatticamente può diventare un top player”.
Il Venezia non vede l’ora del prossimo match. “Anche perché ci secca aver iniziato la sosta dopo il passo falso contro il Frosinone: vogliamo dimostrare il nostro valore, far vedere che la programmazione del club dà i suoi frutti”, insiste Modolo. “Un cambiamento simile non si vede spesso nel calcio. Tutti vorrebbero vivere una società e un brand così in crescita. Essere il capitano di questa squadra mi rende orgoglioso. Come Venezia c’è veramente poco”. Parola di Marco, ultimo doge del pallone.