Un calcio alla plastica. Per un giorno, il pallone può aspettare: così i giocatori e la dirigenza del Venezia hanno risposto all’appello di una città in pieno allarme ambientale. Niente macchine, allo stadio si va in battello, eppure parliamo di uno dei primi dieci centri italiani più inquinati del 2019 secondo Legambiente.
Molto più che un modo di dire. Vicario, impegnato in allenamento, si vede ‘rubare’ i guantoni dai centrocampisti Segre e Suciu. Non quelli da portiere, ma da operatore ecologico Veritas: “Adesso ci divertiamo noi!”. A caccia di pezzi di vetro, polistirolo e di qualsiasi altro rifiuto sputato a riva dalla laguna.
“Per quanto poco, dare una mano a pulire ti fa sentire un po' meglio. E ti fa riflettere”. Davanti a sfide come questa, le differenze tra cittadini, calciatori e dirigenti si annullano. In modo particolare per Paolo Poggi, che oltre a quella dell’Udinese ha fatto la storia del Venezia.
“Vedete? In questo edificio del ‘500 ci giocava la Reyer (la squadra di basket di Venezia, ndr)”. Sistemato a prua, l’ex attaccante mostra i tesori della sua città ai giocatori di oggi. E loro lo ascoltano a bocca aperta, da bravi scolari. “Anche se non sono veneziani, si devono rendere conto che giocare per il Venezia non vuol dire solo lavorare per questa squadra”, ci spiega poi Poggi in mezzo ai rifiuti. “Ma anche contribuire a rendere questa città un po’ più bella”.
Un obiettivo comune, portato avanti anche dai 'nativi' Bocalon e Zennaro. “Glielo diciamo sempre ai nostri compagni: prendete casa in centro storico! Qualcuno ha promesso che lo farà, noi ci mettiamo del nostro per coinvolgerli in quella che è un’esperienza di vita unica”. Con i suoi pro e i suoi contro per cui combattere: a fine giornata si tirano le somme. “È andata bene: 1600 kg di rifiuti raccolti da un centinaio di volontari di tutte le età”, esulta Sebastiano Cognolato, presidente di Venice Calls. “Per noi è un segnale importante che una società come il Venezia partecipi a queste iniziative: per il risalto mediatico ma anche perché vuol dire che la comunità non è sola con i suoi problemi”.
Lo si vede dalle piccole cose. Aspettando la foto di gruppo ai piedi del ponte, nel sabato pomeriggio i bambini giocano a pallone. Con St Clair e Di Mariano. “Siete davvero giocatori del Venezia? Non ci credo!”. Missione compiuta.