Potenza “Città verticale”: una squadra in costante ‘vertigine’
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DI GIOVANNI CAPORALE
Quando vivi a 819 metri d’altezza, assumi una certa dimestichezza con la vertigine. Nessuna paura di cadere o schiantarsi, no: l’irrefrenabile desiderio di sognare è la cifra di una città, Potenza, tesa alla costante ricerca di vette sempre più alte ed estatiche da raggiungere. D’altronde, è soprattutto per questo che il capoluogo lucano può meritare il titolo di ‘Citta verticale’, grazie proprio a questa capacità di fissare lo sguardo costantemente verso l’alto.
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"Il calcio come simbolo della propria identità"
"La verticalità – spiega lo scittore e poeta Mimmo Sammartino – é sicuramente un elemento che consegna una particolare visione del mondo: quanta differenza c’é tra la gente che vive nelle realtà di pianura e quelle che vivono in quelle di montagna! Come accade a Potenza, per cui per fissare l’orizzonte sei costretto ad alzare lo sguardo; questo restituisce necessariamente un’idea diversa del proprio stare nel mondo. La verticalità – continua Sammartino – è anche e soprattutto fatica, quella che ti costringe ad avere il fiato corto per raggiungere una qualche meta, il proprio centro spirituale. Tra i tanti ‘centri’ in cui si è riconosciuta come città, Potenza ha sicuramente incoranato il Potenza Calcio come simbolo privilegiato cui legare la propria identità: attraverso gli immaginari e i simboli condivisi, una moltitudine di donne, uomini, vecchi e bambini si trasformano, sommandosi tra loro, in una comunità. Tutto questo – conclude lo scrittore lucano – fa nascere la comunità".
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Una comunità quella di Potenza che accoglie circa 70.000 anime, legate indissolubilmente al proprio centro, storico non solo nel senso squisitamente architettonico, ma soprattutto, centro sentimentale. Esso è custode geloso di segreti e di antichi racconti, è il cuore pulsante della storia cittadina.
Percorrendo la Via Pretoria, infatti, può capitare che l’avventore colga nei vicoli infiorati, lungo le botteghe artigiane, quelle chiacchiere dal sapore antico, piacevolmente rusticano. Chiacchiere rivelatrici di mondi e storie uniche come quelle che, giungendo in largo Pignatari, rivela Vito, il “Mago del Caffè”
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Tutto nasce da un…caffè
"Il calcio – sorride Vito – a Potenza possiamo dire che sia rinato qui, nel mio bar. Una mattina d’estate – era il 2017 – entrò Salvatore Caiata per un caffè: fu estasiato alla vista di tutte le foto e i cimeli del mio amato Potenza, arredo della mia bottega. Comprendendo questa sua sensazione, colsi la palla al balzo: gli chiesi un po’ audacemente – ammete Vito – di rilevare la nostra amata squadra, ormai sull’orlo del fallimento. In quel momento mi aspettavo di tutto, fuorché Salvatore prendesse sul serio la mia proposta. Il resto è storia. È grazie a quel sì strappato dopo un sorso di caffè se io oggi – come ogni mio cliente – posso sognare in grande quella cosa che non si puo dir ma che..sì, diciamola pure: la serie B!".
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"Il lucano non si consola mai di quello che ha fatto, non gli basta mai quello che fa.
Il lucano è perseguitato dal demone dell’insoddisfazione".
Le parole del poeta e scittore lucano Leonardo Sinisgalli rivelano una particolare attitudine della gente non solo di Potenza, ma della Lucania intera, a esigere sempre di più da se stessi. Parole che fanno eco a quelle proprio del presidente del Potenza Salvatore Caiata il quale, delle parole del vate nativo di Montemurro, ne ha fatto molto più di un motto, ne ha fatto la propria cifra spirituale.
"Dopo la mamma c'è solo il Potenza"
"È stata proprio l’insoddisfazione – racconta Caiata – a portarmi via dalla mia Potenza da giovane. La stessa forza, però, ha agito nel tempo in senso contrario: l’insoddisfazione si è trasformata in una molla che mi ha fatto dire “devo restituire alla mia terra tutto quanto mi ha dato”. Così è nata l’idea di rilevare il Potenza nel 2017, con il desiderio di trasformare il pessimismo – al quale tutto il sud Italia sembra essere condannato – in ottimismo, in voglia di rinascita, di rivalsa. Io – l’ho sempre detto – sono un tifoso prestato alla presidenza: per me, infatti, il Potenza rimane pura passione, la stessa di quando ero bambino e venivo allo stadio con mio padre. Per il Salvatore Presidente, il Potenza è tutto: é senso di responsabilita, è desiderio di essere un tutt’uno con la comunità. È, soprattutto, – si confessa il Presidente – quel senso di oppresione la domenica quando giochi in casa al Viviani: sai che l’umore di molte persone sarà regolato, nella settimna successiva, dal risultato della tua squadra. Tutto questo lo vivo io come lo fa la città intera: l’amore di Potenza per il Potenza è infatti viscerale, prescinde dalla serie in cui si milita e gioca. Il vero tifoso potentino non tifa per la propria squadra, ma è la propria squadra. Tutti i lucani nel mondo – conclude il patron – vivono infatti questa viscerale identità: sostenere, anche da lontano, il Potenza, significa mantenere salde e forti le proprie radici all’interno della comunità".
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Nel capoluogo lucano vige un detto: “Dopo la mamma c’é solo il Potenza”. Una città che, al Viviani, ritrova il proprio cuore pulsante, cementa la propria identità come popolo, popolo Lucano.