Vent’anni dallo Scudetto, Stankovic: “Quel giorno Dio ha tifato Lazio”
L’ex centrocampista biancoceleste ci ha raccontato come ha vissuto quel giorno storico all’Olimpico: “Tensione, ansia e adrenalina, ma la vittoria era destino”
Un grazie a Eriksson, un altro a Cragnotti, l’ultimo a Dio. Sì, Dio. “Perché quel giorno, lassù, qualcuno ha tifato Lazio”.
Dejan Stankovic risponde dalla Serbia, pronto a iniziare l’allenamento con la Stella Rossa, ma si rivede all’Olimpico vent’anni fa. Campione d’Italia: “Mi sento realizzato, anche grazie a quello scudetto”. E a Dio: “Ci ha aiutato buttando acqua su Perugia, era destino vincessimo noi”.
Come ‘aiutò' il Mundo Deportivo a creare il titolo perfetto: “Dios es del Lazio”. Dio è della Lazio. Riassunto di una giornata surreale, dove i biancocelesti aspettarono il verdetto chiusi dentro lo stadio, dopo aver battuto 3-0 la Reggina.
'Deki' sorride: “Ansia, tensione, adrenalina. A fine partita 90mila persone si fermarono per un’ora. Io ero nello spogliatoio, accanto alla tv, così teso da non riuscire ad andare in bagno. Rimasi in un angolino, e sudavo. Persi 3 chili”. Occhi ancora chiusi: “A Roma c’era il sole, a Perugia il diluvio universale, poi all’improvviso un ragazzo entrò nello spogliatoio e urlò dalla gioia, in lacrime, come se fosse una liberazione. Non ricordo neanche chi abbracciai per primo. Eravamo Campioni d’Italia”.
RICORDI
Stankovic allena la Stella Rossa, il campionato riaprirà i battenti il primo giugno dopo uno stop di due mesi, ma il suo ricordo, oggi, è tutto per il 14 maggio 2000. “Eravamo una squadra di fenomeni. Avremmo potuto vincere tutto, lo dico sempre”.
‘Deki’ sbarcò a Roma a 19 anni nel 1998 grazie a Cragnotti: “Un signore. Appena arrivato mi chiamò nel suo ufficio. “Fatemi parlare con il ragazzino da 24 miliardi di lire”, disse. E mi abbracciò”. Come due anni dopo, sulle tribune dell’Olimpico: “Chi a torso nudo, chi su di giri, lo circondammo”. Festeggiamenti fino a tarda notte: “Ricordo il pullman scoperto e i tifosi al Circo Massimo, sembravano milioni. Non volevamo andar via, rimasi scioccato da tanta passione”.
Alla voce ‘rimonta’ scrivere Lazio: “Recuperammo 9 punti alla Juve in 5 partite. Al di là della vittoria a Torino (1-0, gol di Simeone ndr), iniziammo a crederci dopo il 2-0 del Verona contro i bianconeri. Doppietta di Cammarata. Lì scattò qualcosa, sentimmo che erano impauriti. Iniziarono a tremare”.
CAMPIONI
Il diamante bianconero diventò cristallo, Calori lo frantumò: “Dopo vent’anni mi sento di ringraziare il Perugia per come si è battuto quel giorno”. Eroico, come il gruppo costruito da Eriksson: “Un secondo padre. Mi ha insegnato tutto. Stesso discorso per Mancini o Mihajlovic, guerriero come me”. La ‘banda Sven’ ha generato allenatori: Simeone, Almeyda, Inzaghi, il ‘Mancio’, Nesta, Stankovic: “Mi piacerebbe allenare la Lazio, ma ora mi tengo stretta la Stella Rossa. Poi in futuro chissà…”.
Ora la Serie A va verso la ripresa con la Lazio seconda in classifica: “Inzaghi è un grande, i suoi ragazzi giocano bene. Ha ottimi giocatori, molti avrebbero potuto anche giocare nella squadra del 2000. Immobile, Milinkovic, Luis Alberto, Acerbi. Spero possa vincere il titolo”.
Corsa a tre, cuore diviso in due: “Lazio o Inter, per me, non fa differenza. Sarei felice per entrambe. Ai biancocelesti devo la carriera, ho passato sei anni magici. Arrivai da ragazzino, me ne andai da uomo nel 2004, dopo aver fatto un ultimo regalo al club. A giugno sarei potuto andare all’Inter anche gratis, ma la Lazio non se lo meritava, così a gennaio mi pagarono. Fu il mio modo per ringraziarli”. L’ultimo, dopo aver guardato in alto in un giorno di sole.