Nuvole e freddo, il cielo su Dushanbe è tutt’altro che sereno. Presagio meteorologico. Il silenzio surreale dello stadio Pamir è squarciato dal rumore del pallone che salta. Gli fanno eco le urla dei giocatori in campo. Siamo nella capitale del Tajikistan, Asia Centrale: a est la Cina, a sud l’Afghanistan. Sei milioni di spettatori sono incollati alla tv per la sfida più attesa: la finale di Supercoppa. Primo evento sportivo del weekend di campionato pronto a partire. In piena pandemia. Follia pura.
Il colpo d’occhio è spettrale. Ventimila sediolini vuoti. Un grande striscione recita: “Stop al Coronavirus”. Si sfidano l’Istiklol, campione da sei anni consecutivi, e il Khujand. Prima del fischio d’inizio si osserva un minuto di silenzio per commemorare le vittime del Coronavirus. Oltre un milione in tutto il mondo. Zero in Tajikistan. Finora non ci sono - almeno ufficialmente - casi positivi al Covid-19 nel paese. Ecco perché la Federazione ha dato il via libera all’inizio del campionato.
“Dammi trenta minuti, la partita è appena terminata. Appena torno a casa ti rispondo”. Rustam Yatimov, portiere classe ’98 dell’Istiklol, per novanta minuti ha difeso la porta dagli attacchi degli avversari. La sua squadra ha vinto per 2-1, anche se il gol del pareggio ha scatenato polemiche. In ogni caso, trofeo conquistato: “Siamo felici”, racconta in esclusiva a Gianlucadimarzio.com.
Yatimov, titolare anche in Nazionale, non ha mai ottenuto una qualificazione in Coppa d’Asia. Mentre Uefa e Fifa si interrogando su tempi e modalità di ripresa dei campionati, in Tajikistan la stagione è appena iniziata. Per un attimo accantoniamo l’argomento calcio. La salute viene prima: “Qui la vita prosegue normale, qualcuno indossa la mascherina quando passeggia in strada. La situazione è abbastanza tranquilla”. Pochissimi paesi al mondo non registrano positivi al Covid-19. Il Tajikistan è uno di questi. E come in Bielorussia, Nicaragua e Burundi il calcio continua. “Il Governo ha chiuse le frontiere già da settimane, nessuno entra o esce. Noi calciatori seguiamo le regole della Federazione. Utilizziamo il gel disinfettante per le mani quando siamo in spogliatoio e misuriamo la febbre prima di ogni allenamento”.
Scarsa prevenzione e nessuna misura restrittiva per la popolazione, così il paese affronta la pandemia. Il presidente del Tajikistan Emomali Rahmon ha tenuto di recente un evento nello stadio di Khujand. Presenti oltre 12mila persone: “Niente panico. La nostra salute dipende da noi”, ha dichiarato. Nel frattempo, l’ospedale di Dushanbe è stato evacuato in via precauzionale per garantire posti agli eventuali contagiati dal virus.
Yatimov ha origini russe, la sua famiglia è tutta lì: “Sono preoccupato per loro e per le brutte notizie che ci arrivano. Ma in Tajikistan il Coronavirus non c’è. E non ci sono ragioni per essere preoccupati”. Le sue parole ci spiazzano. Nonostante la vicinanza con la Cina, epicentro del virus già a dicembre, in Tajikistan sembrano non aver preso coscienza della gravità della situazione. Continuando la vita in modo normale. Lavoro, svago e calcio. Gran parte del mondo è bloccato da settimane, loro non ne vogliono sapere.
Yatimov può godersi la vittoria della Supercoppa con compagni e famiglia. In attesa di tornare in campo mercoledì 8 aprile per la prima partita di campionato contro il Dushanbe-83. Quando in Italia saremo da oltre un mese chiusi in casa. Travolti da una notte profonda e buia. In attesa del sereno, così lontano anche sulla città di Dushanbe.