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Mascherine e docce a casa, Crisetig racconta il ritorno del calcio in Spagna

Ho una voglia matta di tornare a giocare”, tormentone ricorrente di una chiacchierata con Lorenzo Crisetig, uno degli italiani di Spagna, tornato a giocare lo scorso febbraio al Mirandés dopo una prima parte di stagione da svincolato. Un mese solo di attività prima di doversi fermare di nuovo, colpa stavolta dell’emergenza Covid.

In molti hanno preferito tornare nella propria casa, lui ha scelto di ambientarsi in questa nuova realtà. “La quarantena l’ho fatta in Spagna, quando hanno chiuso gli allenamenti in Spagna in Italia la situazione era al momento critico. Sarei anche potuto tornare in Italia, ma c’era anche il rischio di non poter poi rientrare in Spagna quindi per evitare qualsiasi problema sono rimasto qui” ha detto ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.


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Il ritorno del calcio in Spagna

Lorenzo Crisetig assieme a Florenzi, Piovaccari e Piccini (suo compagno di squadra allo Spezia),è uno degli italiani del calcio spagnolo, adesso anche un nostro utile inviato per raccontarci il ritorno del calcio nel Paese della Liga. “Qui rispetto all’Italia si è più avanti con la decisione di tornare a giocare, da quello che si percepisce, se la curva di contagi dovesse rimanere bassa, visto che la salute è la prima cosa, torneremmo a giocare tra il 12 e il 19 a giugno” aggiunge l'ex Frosinone e Bologna.

Ripresa imminente, percepita più vicina grazie a un cambio della modalità degli allenamenti. “Nei primi dieci giorni poteva entrare al centro d’allenamento un calciatore ogni 5 minuti per fare allenamenti individuali, si cambiava postazione ogni 5-10 minuti per fare determinati esercizi. Da lunedì abbiamo iniziato allenamenti di gruppo, siamo tre gruppi da otto persone, l’entrata non è più scaglionata ma simultanea”.

Progressi di un protocollo che si evolve e concede sempre più libertà, tappa graduale di un avvicinamento progressivo al ritorno alla normalità. “Arriviamo con guanti e mascherine, ci viene misurata la temperatura, e se tutto è ok si può prendere parte all’allenamento. Non possiamo ancora utilizzare gli spogliatoi e la doccia ce la facciamo a casa. Per quanto riguarda il materiale (magliette, pantaloncini) a fine allenamento ci viene dato quello da mettere il giorno successivo mentre quello appena utilizzato viene lasciato al centro sportivo per farlo sanificare”.


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Un calcio sempre più vero, che grazie a qualche accenno di partitella concede quella sensazione di libertà. “Abbiamo ricominciato anche a fare qualcosa simile alle partitelle, possiamo riprendere a fare dei contrasti, seppur in maniera prudente, rispetto a prima mi sembra comunque l’America”.

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Entusiasmo, voglia di tornare, dalle sue parole è impossibile non percepirlo, ma in un periodo del genere ci vuole sempre e comunque precauzione.  “Ho una voglia di giocare così grande che mi dimentico delle paura, però non bisogna sottovalutare i rischi. Si andrà a giocare in posti molto caldi qui in Spagna e si rischiano infortuni giocando ogni tre giorni. Per i contagi il rischio è maggiore in questo momento che in futuro”.

Caldo, tema da non sottovalutare per il calcio estivo. Soprattutto se si è in Spagna. Miranda de Ebro è in una zona temperata ma il campionato di Segunda prevede tantissime tappe in località molto calde, tanto che la lega progetta di far giocare anche delle partite alle 23. “L’idea è condivisibile, sarebbe una cosa strana, ma pur di tornare mi va benissimo giocare anche così tardi. Se ci sono le condizioni non c’è problema per me di giocare a luglio e agosto o rinunciare alle vacanze”.

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L’esperienza Mirandés

Una volta scoperto tutto il procedimento di ripresa del calcio in Spagna, arriva il momento di conoscere questa sua nuova avventura. Il Mirandés è una delle grandi sorprese della stagione e non solo per il suo buon piazzamento in Segunda, ma soprattutto per l’incredibile cammino in Copa del Rey, dove è arrivato fino alla semifinale dopo aver eliminato squadre importanti come il Villarreal. “Sono arrivato proprio nei giorni della partita col Villarreal, la partita che ci ha qualificati in semifinale. Prima della firma ci incontrammo col direttore sportivo e siamo andati la sera a vedere la partita allo stadio. Sembrava una cosa irreale, una squadra di B che va a eliminare un club blasonato come il Villarreal. Oltretutto in maniera meritata, sembrava un miraggio, ma qui la gente ci ha sempre creduto ed è stato incredibile così”.

 

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La prima volta allo stadio a vedere il Mirandés nel giorno del grande miracolo sportivo, perfetta conclusione del progressivo innamoramento di Crisetig per la sua nuova squadra. “Mi hanno convinto non solo grazie al cammino in Copa del Rey, è una società che lavora molto bene nella valorizzazione dei giocatori, ma io da sempre ho voluto fare un’esperienza all’estero, in particolare in Spagna, per me era una bellissima opportunità”.

Voglia di estero, di conoscere un nuovo tipo di cultura sportiva, da sempre una voce nella sua lista dei desideri di carriera. “Confrontarsi con una realtà diversa è entusiasmante, per conoscere un calcio differente da quello del nostro Paese. Allenarsi da solo non è come allenarsi in gruppo, qui ci si allena tantissimo con il pallone, gli allenamenti non sono lunghissimi, durano un’ora e un quarto ma sono molto intensi e tutti con la palla”.


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Finora ha giocato una partita sola, contro il Saragozza, in attesa di avere la forma migliore e tornare ai suoi livelli, quelli visti in Serie A. La squadra va forte e lo ha accolto benissimo nel gruppo. “I miei compagni mi hanno accolto benissimo, mi hanno aiutato con la lingua perché quando sono arrivato non parlavo una parola di spagnolo, ho fatto un corso e adesso lo parlo bastante bien” dice per esibire le sue nuove conoscenze della lingua.

Per imparare la lingua ha scelto di non fare ritorno a casa durante la quarantena, segnale di una grande applicazione in questa nuova realtà che lo potrebbe persino portare in Liga a fine stagione. “Vogliamo tornare anche per provare a entrare nei playoff, è il sogno che ci muove e ci fa tornare a correre con questo entusiasmo”.

Anche perché il contorno lo permette: il Mirandés è una delle squadre che ha gestito meglio sul piano finanziario la situazione stipendi, al contrario per esempio del caos che sta vivendo il Rayo Vallecano. “Stiamo seguendo quanto accade al Rayo, noi siamo stati fortunati. La società ha scelto di non ridurre gli stipendi in caso di termine della stagione, vedendo ciò che accade altrove è una grande fortuna” ha concluso. Fortuna, entusiasmo, nuove opportunità: il rilancio di Crisetig passa dal ritorno in campo del calcio spagnolo.