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Inside Sud Corea – In campo con Damjanovic, l’Ibra dell’Asia

Inizia la K-League. L’inedito videoracconto dell’attaccante serbo del Daegu, leggenda vivente del calcio sudcoreano

“Stay strong”, siate forti. Parole semplici, significato globale. Un messaggio di speranza che arriva dalla Corea del Sud. Il Paese ha ben combattuto il virus e ora vuole riprendere la normalità. A partire dal calcio. Si torna in campo, inizia la stagione. Per la prima sfida dell’anno sugli spalti dello stadio di Jeonju sono stati modificati i sediolini delle tribune. La K-League ha scelto di presentarsi così.


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“How is there?”. In Asia si è parlato tanto di Italia nelle ultime settimane. Ecco perché Dejan Damjanovic, attaccante montenegrino del Daegu, al primo messaggio scambiato si è preoccupato della nostra situazione. Lo abbiamo contattato per conoscere il momento del Paese e le misure adottate dalla Federazione per ripartire in sicurezza. “Nessun documento ufficiale, solo tante raccomandazioni. Ogni giorno ci misurano la temperatura. Niente strette di mano con gli avversari, evitare gli sputi in campo. Staff e giocatori in panchina devono indossare le mascherine”. Al fischio dell’arbitro, però, i contatti non si risparmiano. Dopo quattro mesi di allenamenti (il campionato sarebbe dovuto iniziare a fine febbraio), i giocatori hanno voglia di tornare a sfidarsi alla loro maniera.

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Meno di 11mila casi e 256 morti. Quello della Corea del Sud è stato un modello vincente, che ha evitato il diffondersi della pandemia. Test a tappeto per la popolazione, uso dell’app “Corona 100m” per monitorare i contagi, visite nelle abitazioni e videosorveglianza. Il governo locale ha adottato misure stringenti già dai primi giorni di gennaio per salvaguardare la salute e l’economia della popolazione. E, nonostante un leggero picco di contagi registrato nella giornata di sabato, la situazione è sotto controllo.


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“Finalmente torniamo in campo”, dice Dejan. L’attaccante classe ’81 è alla dodicesima stagione in K-League. Si è trasferito in Corea del Sud nel 2008 e non l’ha più lasciata. Lo chiamano “living legend”: una leggenda vivente. 39 anni e 124 gol, secondo miglior marcatore della storia del campionato. Il primato è a otto reti di distanza. Lo detiene il 41enne Dong-gook Lee, altro idolo locale.

Damjanovic ha fisico possente e capelli lunghi. Ha vinto tre titoli in Corea del Sud e nel 2013 ha sfiorato la vittoria in Champions League asiatica, battuto dal Guangzhou di Lippi. I suoi gol impressionarono l’ex ct. Lo definì l’Ibrahimovic dell’Asia. Struttura fisica simile, comuni origini balcaniche e stessa voglia di gonfiare la rete.

In Italia è pomeriggio, dall’altra parte del mondo è già notte. Le sette ore di fuso si fanno sentire. L'indomani il suo Daegu partirà per Incheon, dove giocherà la prima partita della stagione. Si accende la lampadina. Non potendo esserci di persona, perché non raccontarlo da protagonisti.  Gli chiediamo di documentare l’avvicinamento alla partita, i controlli cui dovrà sottoporsi e le precauzioni del caso. Per due giorni si trasforma nel nostro inviato in Asia. Così nasce “Inside Sud Corea”. Racconto e immagini inedite. La prima giornata di K-League dagli occhi di uno dei protagonisti. 


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“Sono partito dalla panchina e ho indossato la mascherina. Ognuno di noi aveva un asciugamano e una bottiglia personale. Anche nello spogliatoio è così”. Damjanovic è entrato al 64’, la gara è finita 0-0. “Tornare in campo è stato strano, ma l’importante è aver ricominciato”. Barlume di speranza per un Paese che ha combattuto con successo contro il virus. La Corea del Sud fa da battistrada nel tortuoso percorso verso la normalità. “Stay strong”, possiamo farcela.