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Mkhitaryan: “A Roma ho ritrovato la felicità. Le voci sull’addio di Inzaghi ci hanno un po’ disturbato”

Henrikh Mkhitaryan (IMAGO)
Henrikh Mkhitaryan (IMAGO)

Tra il momento attuale con l’Inter e gli aneddoti sul passato: le parole di Henrikh Mkhitaryan a il Festival dello Sport di Trento

Anche Henrikh Mkhitaryan è tra i protagonisti dell’ultima giornata de il Festival dello Sport di Trento, insieme a Luciano Spalletti, Zinédine Zidane e tanti altri.

Il centrocampista dell’Inter ha esordito parlando proprio della propria autobiografia da poco uscita, motivando anche la scelta del nome “Sempre al centro“: “Significa molto perché ho sempre provato a fare il massimo per diventare un calciatore. Per giocare a quel gioco che mi piace tantissimo“.

Mkhitaryan ha proseguito raccontando parlando di Jürgen Klopp, suo allenatore al Borussia Dortmund: “Ogni volta che gli volevi parlare, lui era sempre disponibile. Sia se volevi parlare di calcio, sia se volevi parlare di problemi nella vita. Ho avuto qualche difficoltà nella mia vita a Dortmund e mi ha aiutato molto. Rispettiamo la sua scelta di non allenare più, ma è un peccato perdere uno così nel mondo del calcio perché ha dato tanto”.

Dopodiché, l’armeno ha anche parlato del momento in cui a Dortmund è arrivato Tuchel: “All’ultimo anno di Klopp abbiamo avuto una stagione un po’ difficile. Riprendere e finire la stagione il più in alto possibile è stato molto difficile mentalmente. Poi lui se n’è andato via, e lo ha sostituito Thomas Tuchel. Io volevo andarmene via perché non mi sentivo bene fisicamente e mentalmente. Poi Tuchel voleva parlarmi, perché gli piacevo come giocatore e voleva che rimanessi. Parlando con lui mi ha detto: ‘Guarda io voglio farti giocare qui. Fidati di me, farai 15 gol e 15 assist’. Io ho iniziato a ridere perché non ci credevo e avevo perso la fiducia, ma iniziammo forte e le cose andarono bene. E alla fine feci una grande stagione”. Il momento di rottura all’aeroporto di Liverpool: “Non me l’aspettavo. Dopo quella sconfitta in semifinale di Europa League contro il Liverpool, c’era il CEO del BVB Watzke che mi ha detto ‘Puoi trovarti una squadra perché non vogliamo rinnovare il contratto‘. Allora ho detto: ‘Che cavolo faccio qui? Meglio andare via‘. Non meritavo questo comportamento“.

Le parole di Mkhitaryan a il Festival dello Sport

Il centrocampista dell’Inter si è soffermato poi sul trasferimento al Manchester United: “Avevo il contratto con il Borussia Dortmund davanti a me, ma c’era anche la chiamata di Mourinho con il Man United che mi voleva. Ho pensato che questa opportunità capita una volta nella vita. Ho detto sì e sono andato a Manchester a continuare la mia carriera calcistica“.

E su José Mourinho: “Nonostante le difficoltà all’inizio della stagione, mi ha fatto crescere come persona e come uomo. Io sono una persona che non ha mai mollato e non mollerà mai. Mi metteva in difficoltà perché voleva vedere se riuscivo a uscirne. Gli sono grato perché mi ha fatto capire cosa significa questo mondo del calcio. Faceva giochi psicologici per vedere se fossi forte mentalmente per giocare le partite più difficili. È il suo modo di allenare e di capire se si può fidare di te oppure no“.

L’armeno è tornato poi sulla propria esperienza alla Roma: “Tutto è iniziato a metà agosto nel 2019. Mi chiama Raiola e mi dice ‘Dobbiamo andare via perché non sei felice e vuoi cambiare aria. Cosa ne pensi, Milan o Roma?’. Io ho detto: ‘Come posso scegliere? La cosa che voglio è giocare a calcio’. Allora Mino mi ha detto: ‘Va bene, lasciami pensare e vedremo’. Poi in quel periodo il Milan si era focalizzato sull’acquisto di Taison dallo Shakhtar e gli ho detto ‘Guarda Mino, in questo caso meglio andare a Roma e trovare la felicità. La felicità che ho sempre sognato’. Poi per 5 giorni non ho avuto nessuna novità, e il 30 agosto giocammo ArsenalTottenham, un’ora e mezza prima mi chiamò e mi disse: ‘Solo per dirti che dopo la partita prenderai l’aereo e volerai a Roma. Andiamo a firmare il contratto’“. Sull’accoglienza in giallorosso: “È stata una cosa pazzesca. Ho vissuto pure quel momento e sono molto grato. La piazza è molto calda e la gente è pazza, in senso positivo. Ho ritrovato la felicità e il piacere di giocare a calcio. Dal primo giorno è andato tutto benissimo”.

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Mkhitaryan al Festival dello Sport

“Inzaghi mi ha dato una seconda giovinezza”

Ma come si è sviluppato il trasferimento all’Inter? “Tutto è iniziato dopo il mio secondo anno alla Roma, quando ho avuto quella chiamata di Piero Ausilio in cui mi ha detto che mi volevano all’Inter. Dopo quella telefonata non ci siamo più sentiti. Poi alla terza stagione alla Roma – con Mourinho e il direttore sportivo Tiago Pinto – c’era il discorso del rinnovo. Tiago Pinto sapeva che mi piaceva la città e che volevo finire la carriera là. Però, non lo so, magari non mi hanno capito o non mi credevano e volevano fare tutto a modo loro. Io ho detto: ‘No, così le cose non si fanno. A me serve sentirmi importante per voi, ma mi offrite un contratto di uno più un anno che non voglio. Ho 33 anni e vorrei essere sicuro.

Dopo aver giocato contro l’Inter (3-1 a San Siro), mi ha richiamato Ausilio: ‘Adesso siamo sicuri, c’è pure Simone Inzaghi come allenatore che ti vuole molto. Dobbiamo chiudere la trattativa il prima possibile’. Noi eravamo ancora in corsa in campionato e dovevamo giocare la finale di Conference League, ma ho detto sì perché la Roma non era molto chiara con me. Invece l’Inter mi aveva proposto un contratto di 2 anni fissi. Vedendo le cose che succedevano ho detto: ‘Non posso rimanere qua. L’allenatore mi vuole, ma non rimarrà tutta la sua vita alla Roma. I dirigenti sì, ma non posso fidarmi di loro“.

Poi, su Simone Inzaghi: “Ho vissuto 3 anni bellissimi con lui, mi ha dato una seconda giovinezza. È stato un allenatore, un padre e un amico. Uno con cui puoi parlare di tutto, ma senza passare il limite. Ho solo bei ricordi. Se lo vedrò nei prossimi mesi o anni, lo riabbraccerò. Dopo che è andato in Arabia, gli ho mandato un messaggio ringraziandolo per questi 3 anni. È stato un allenatore fondamentale e molto importante per questa Inter. Se ci ha distratto il suo addio? La gente parlava più di questo che della finale di Champions e magari questo ci ha un po’ disturbato. Lui non voleva parlare di niente e voleva concentrarsi sulla finale“.

“Vi spiego le due finali di Champions”

Ora, però, c’è mister Chivu: “Con lui gioco meno? Non posso dimenticare che tra qualche mese farò 37 anni. La mia voglia di giocare è ancora tantissima, ma bisogna anche capire le scelte dell’allenatore e della società. Sono pronto ad aiutare giocando una partita a settimana e non giocandole tutte. Sto accettando tutto quello che fa per la squadra perché lui fa tutto per il bene del club. Vedo una persona, un allenatore che vuole crescere e imparare futuro. Ha un grande futuro“.

Poi, invece, Mkhitaryan ha parlato delle due finali di Champions perse: “A Istanbul siamo andati come una squadra che doveva perdere 3-0, perché il Man City era molto forte. Ma abbiamo fatto vedere a tutti che potevamo giocarcela alla pari, ed essere anche superiori perché potevamo vincere quella partita facilmente ma purtroppo l’abbiamo persa. A Monaco, invece, magari ci siamo bruciati perché giocando contro Bayern Monaco e Barcellona – facendo 4 partite incredibili, super – abbiamo pensato di poter vincere anche contro il PSG. Lì è stato tutto sbagliato“.