Kolo Muani: “Convinto da Thiago Motta, potrei restare alla Juventus”

Arrivato a gennaio in prestito dal PSG, Kolo Muani ha parlato dei primi mesi alla Juventus e della possibilità di rimanere
L’impatto di Kolo Muani alla Juventus è stato devastante: in sei partite di Serie A, il francese ha segnato cinque gol e fornito un assist (per il gol vittoria di Conceiçao contro l’Inter).
Il francese è arrivato in prestito dal PSG ma la società bianconera proverà a tenerlo anche nella prossima stagione (Clicca qui per le parole di Cristiano Giuntoli).
A due giorni dalla delicata sfida contro l’Atalanta, che potrebbe regalare l’aggancio al terzo posto in caso di vittoria, Kolo Muani ha parlato a La Repubblica.
L’ex Eintracht Francoforte ha raccontato i primi mesi in bianconero, la volontà sul futuro ed è tornato a parlato di cosa non abbia funzionato al PSG.

Kolo Muani e i primi mesi alla Juventus
L’ex Eintracht Francoforte ha raccontato i primi mesi alla Juventus. Il francese ha scelto i bianconeri grazie a Thiago Motta. “La mia volontà è di giocare e di divertirmi. Ma se le cose continuano così, perché non restare? La Juventus è il club che mi ha aperto le porte. Ho parlato molto con Thiago Motta prima di venire, mi ha spiegato come vedeva le cose e come avremmo giocato. È questo che mi ha attirato e spinto a firmare, non credevo che i miei esordi riuscissero così bene”.
Il classe 1998 ha poi parlato della sua posizione preferita in campo: “Centravanti o ala? Sono un attaccante e al giorno d’oggi bisogna essere polivalenti, quindi sto bene al centro come da esterno. Preferisco giocare negli spazi, prendere la profondità e sfruttare la mia velocità, ma sto dimostrando di sapere anche combinare nello stretto: contro il Verona, il gol nasce dalla palla che do a Locatelli. Contento di incrociare Retegui, con l’Atalanta: lo conoscevo poco, mi sta colpendo come sia a suo agio davanti alla porta, la sua fame di gol”.
“Al PSG non ho retto la pressione”
Infine, Kolo Muani è tornato sull’avventura al PSG: la pressione non ne ha facilitato l’esperienza. “Un francese nel PSG, oltretutto costato 90 milioni di euro, ha una pressione enorme e non tutti sono in grado di reggerla. Io non ci sono riuscito. Ho avuto delle possibilità e non le ho sfruttate. Fa male al cuore, ma lo ridico: è il calcio, non ho rimpianti. I rapporti con Luis Enrique erano difficili? No, molto molto buoni. Lui è davvero un ottimo allenatore, mi ha dato un’enormità di consigli, è una fortuna avere un tecnico come lui. Mi ha fatto giocare poco? In campo andavo io, non lui. Le opportunità me le ha date. Il mio divertimento è diventato un mestiere e devo viverlo in maniera seria e professionale, perché la posta in gioco è alta. Ma una parte istintiva me la sono tenuta: se non provi piacere, e a Parigi ne provavo poco, non sboccerai mai. E poi in campo ci sono momenti in cui c’è bisogno dell’istinto, per vincere una partita. Parigi è un capitolo chiuso? Non lo definirei chiuso, visto che ho ancora un contratto con loro“.