Da Cantona alla lotta al calcio moderno: “United FC, il club dei tifosi”

C’è un angolo del Regno Unito il cui il calcio vive ancora di romanticismo, che combatte il calcio moderno e i suoi dettami e ha Cantona come comproprietario.
D’altronde, chi altro meglio di lui per rappresentare questi valori? Se non avete ancora capito di chi si parla, dovete impostare il vostro navigatore verso Manchester, sponda Red.
Manchester United? No, quasi. Stiamo parlando dello United FC, una società nata vent’anni fa e fondata dai tifosi dei Red Devils, scontenti della gestione della famiglia di Malcolm Glazer, al tempo proprietaria del club.
Una insoddisfazione che, però, parte da lontano e trova le sue radici nella fisionomia postmoderna assunta da questo sport.
“Anche negli anni precedenti c’erano già problemi che infastidivano i tifosi: partite spostate per esigenze televisive in orari scomodi, prezzi dei biglietti troppo alti, un’atmosfera poco coinvolgente allo stadio. Insomma, quello che oggi chiamiamo il ‘calcio moderno’”, spiega Paul Hurst, Board Member del club.
“I tifosi ne avevano abbastanza dell’esperienza offerta dalla Premier League. Tuttavia, ciò che ha davvero acceso la scintilla è stato il takeover di Glazer, avvenuto nel 2005. Già nel 1998-99 Rupert Murdoch e Sky tentarono di acquistare il Manchester United, ma i tifosi protestarono e bloccarono l’operazione. Quattro anni dopo, però, la famiglia Glazer ci riuscì nonostante le proteste”.
La storia dello United FC
Tutto nasce nel 2005, con un articolo uscito sul fanzine “Red Issue” che “proponeva l’idea dell’FC United: se i Glazer avessero preso il controllo, i tifosi avrebbero fondato un nuovo club”. A cambiare, però, sarebbero stati i valori su cui si sarebbe fondata l’identità del nuovo club: “Ideali democratici, un senso di comunità forte e biglietti a prezzi accessibili”. Il 12 maggio 2005 l’acquisizione si concretizzò, la reazione dei tifosi fu automatica. “Ci furono incontri subito dopo, poi una prima riunione pubblica con i tifosi. Circa dieci giorni dopo, i tifosi affittarono una delle più grandi sale da concerto di Manchester”. Partecipano più di mille persone per confrontarsi su quel progetto tanto ideale quanto affascinante. “Sareste disposti a donare il denaro del vostro abbonamento a Old Trafford per fondare un nuovo club?”. La risposta? “Certamente”.
Trovare uno stadio, organizzare il club, pensare alla lega in cui iscrivere la squadra: il lavoro procede senza sosta. “Trovammo una soluzione. Condividemmo lo stadio con il Bury FC. Fummo accettati nella Northwest Counties League, il decimo livello del calcio inglese. Giocammo la prima amichevole il 16 luglio e la prima partita di campionato il 13 agosto“. In poco più di tre mesi, un’idea a tratti utopica aveva assunto cornici e colore. Era nato lo United FC. Era nato lo United dei tifosi.
United FC, il club democratico
Forte senso di comunità e di appartenenza, l’amore per il calcio e la maglia e un club pensato e che vive ogni giorno in quell’originario disegno democratico: “La struttura è rimasta la stessa: 100% proprietà dei tifosi. Ma le persone crescono. Io avevo 19 anni nel 2005, ora ne ho quasi 40”, prosegue Paul.
Da padre in figlio: “Le priorità cambiano, arrivano i figli. Dobbiamo attrarre nuovi giovani tifosi”. Le immagini più significative? “La nascita nel 2005, le tre promozioni in tre anni. Dal 2008 circa, abbiamo giocato sette anni consecutivi nella settima divisione, arrivando tre volte di fila in finale playoff… e perdendole tutte. Nel 2010 abbiamo raggiunto il primo turno dell’FA Cup contro il Rochdale (eravamo avanti 2-0, poi 2-2, vincemmo 3-2 nel recupero in modo ancora discusso!). Poi contro il Brighton al secondo turno”. Nel 2015 un’altra grande soddisfazione: “L’apertura del nostro stadio, Broadhurst Park. È stata una grande vittoria, ma anche un’enorme sfida economica, con lo sforamento del 40% sul budget“.
Oggi, lo United FC disputa la Northern Premier League – Premier Division, settima categoria del calcio inglese. Copre tutta l’Inghilterra del Nord, fino al confine scozzese e giù fino al nord del Midlands. “Quando iniziammo al decimo livello, giocavamo solo nell’area di Manchester e Lancashire. Abbiamo raggiunto il sesto livello, la National League North, che arriva fino al sud di Birmingham e a zone come Cambridge. Poi siamo retrocessi prima del Covid, e lì siamo rimasti“.
“Il nostro calcio: accessibile e sostenibile”
Ciò che invece non è mai cambiato, al netto della categoria, sono i valori di questo club. Interamente di proprietà dei tifosi: nessun investitore esterno, nessuno può acquisire più potere degli altri. “Qualsiasi tifoso può diventare membro con 25 sterline all’anno e avere una quota e un voto. Anche se doni di più, hai sempre e solo un voto“, spiega Hurst. “Il consiglio direttivo è eletto dai tifosi; io stesso sono stato eletto 18 mesi fa, pur non avendo soldi, ma per il mio impegno. I membri possono proporre mozioni all’assemblea annuale o a incontri straordinari e decidere la direzione del club. Siamo gestiti dai tifosi, per i tifosi“.
Quello dell’FC United è un calcio accessibile e sostenibile: “Lo stadio è nel nord di Manchester, un’area a basso reddito, trascurata per anni. Vogliamo che la gente del posto, specialmente i giovani, possa venire a vedere le partite senza spendere una fortuna. Un abbonamento Under 18 costa 21 sterline, cioè 1 sterlina a partita, lo stesso prezzo dal 2005. Vogliamo che il calcio torni a essere vissuto dal vivo, con gli amici, sugli spalti“. Fondamentale per Hurst e i soci è il legame con la comunità. “Abbiamo costruito lo stadio 10 anni fa con l’aiuto del comune, proprio perché offriamo spazi anche ad altre realtà sei giorni su sette: scuole, squadre giovanili, residenti. Durante il Covid abbiamo trasformato il nostro bar in un banco alimentare. Ospitiamo studenti con difficoltà comportamentali per dar loro uno spazio educativo e anche tempo per giocare sul campo. Crediamo nel potere del calcio come strumento sociale“.
Il nostro amico Eric
Tra i momenti più incredibili della storia dell’FC United, Paul non può non citare l’incontro con un idolo: Eric Cantona. “Conosceva l’FC United sin dall’inizio: già nel 2005 ci augurò “buona fortuna” in un’intervista. Il nostro club appare anche nel suo film Looking for Eric (“Il mio amico Eric” nella versione italiana, ndr). Quando aprimmo lo stadio, ci inviò una maglia firmata con dedica: “Al nuovo Teatro dei Sogni, Eric Cantona”. Ma non era mai venuto di persona“.
Poi, poche settimane fa, Broadhurst Park viene affittato per un evento privato organizzato da lui. “Il nostro presidente ha chiesto solo dieci minuti per parlargli del club, e lui ha accettato. Osservando la maglia firmata, ci ha detto: “Conosco la storia del club. Voglio diventare membro. E iscriverò anche i miei due fratelli e i miei quattro figli”. Lo ha deciso da solo. Ha persino chiesto che fosse ripreso mentre firmava il modulo. È stato gentile, disponibile, curioso. Ha detto che “tutti nel mondo dovrebbero essere membri dell’FC United”. Parole davvero potenti, pronunciate da qualcuno con il profilo e la risonanza internazionale che ha lui: è stato molto importante per noi. Ma anche lui ha un solo voto, come tutti. Mi fa un po’ strano pensare che a novembre, quando mi ricandiderò nel consiglio, potrei ricevere… o non ricevere… il voto di Eric Cantona! Ma è stato un onore. Un giorno che non dimenticherò. Ha detto che non voleva che sembrasse una trovata pubblicitaria: sembrava davvero interessato, e vuole contribuire come membro. Dicono di non incontrare mai i propri eroi, ma io sono felice di averlo fatto“.
A colpire di Cantona sono stati anche i piccoli gesti durante quella giornata. “Ha partecipato all’evento, è stato in campo con alcune persone e ha tirato un rigore, vestito con scarpe da basket!“, racconta Hurst. “Ha segnato contro il portiere della nostra squadra giovanile. La stanza che ha usato durante il giorno era l’ufficio del nostro allenatore, e lì ha scritto una nota sul muro e l’ha firmata – abbiamo dovuto metterci sopra un plexiglass, come se fosse un’opera di Banksy, per evitare che qualcuno la portasse via“.
Non solo Cantona, anche altri ex calciatori del Manchester United hanno avuto modo di mostrare la loro stima nei confronti del progetto: “Per esempio Sammy McIlroy è venuto a vederci – credo che un suo parente stesse giocando in quella partita. Poi abbiamo giocato un’amichevole contro il Salford City quest’anno, e lì erano presenti Ryan Giggs e Paul Scholes, che hanno un ruolo in quel club. Abbiamo parlato a lungo con Scholes, che ci ha fatto molti complimenti riguardo al nostro stadio e all’organizzazione. Anche Gary Neville in passato ha mostrato interesse, anche se in modo molto discreto. Quando ci parlano, ci fanno i complimenti per quello che abbiamo raggiunto“. C’è una sola, significativa eccezione: “Sir Alex Ferguson purtroppo non ci ha mai supportati. Non ha mai avuto parole positive per l’FC United quando gli è stato chiesto, ed è un peccato“.

Quando anche il calciomercato diventa romantico
E se vi dicessimo che c’è stata una trattativa per portare Di Gregorio in Inghilterra? “L’estate scorsa ero in vacanza in Sardegna
Ero in hotel vicino alla piscina”, racconta Paul. La moglie lo avvisa: “C’è un influencer o qualcuno di famoso qui, lo staff si fa i selfie con lui”. “Suo figlio aveva la stessa età di mia figlia, quindi abbiamo parlato un po’ in piscina, ma non capivo chi fosse. Una mattina, andando a colazione, vedo persone con la divisa del Monza. E ho capito: era Michele Di Gregorio, il portiere. Abbiamo chiacchierato, ho provato a convincerlo a firmare per l’FC United”. La risposta? “Mi piacerebbe, ma non posso”.
Calciomercato a parte, questa è la storia dello United. Sono passati vent’anni da quella proposta. Giorno dopo giorno ha preso forma. Il club di tifosi è diventato realtà. E ora se avete voglia di rivivere il sapore romantico del pallone adesso sapete dove andare. Regno Unito, Manchester, United FC. Calcio autentico, puro, democratico.
A cura di Nicolò Franceschin e Andrea Monforte

