“Quando giochiamo la guerra si ferma”: Sudan, la Coppa d’Africa per una speranza

Fermare la guerra per qualche ora e regalare una speranza: il Sudan si affaccia alla Coppa d’Africa
Il calcio non è solo un gioco. Una frase fatta forse, ma non per il Sudan. La Nazionale di Kwesi Appiah, vice allenatore del Ghana ai tempi del Mondiale 2010 con i quarti di finale raggiunti in Sudafrica, si avvicina all’esordio in Coppa d’Africa, in programma per il 24 dicembre contro l’Algeria. Un appuntamento speciale non solo per i Falchi di Jediane, ma anche per l’intero popolo sudanese, stremato da una guerra civile che dura dal 2023.
“Quando giochiamo, la guerra si ferma per 90 minuti“, ha raccontato Abdelrahman Kuku – difensore della Nazionale – ai microfoni del Guardian. Secondo l’organizzazione Armed Conflict Location & Event Data, alla fine del 2024 il conflitto aveva già causato la morte di 30000 persone e una delle “più gravi crisi umanitarie a livello mondiale”, come l’ha definita l’Unicef.
Una situazione che non poteva che toccare anche il calcio. Le principali squadre si sono trasferite all’estero, come l’Al Hilal costretto a giocare nel campionato del Ruanda, dove ha collezionato 10 punti in quattro partite. Anche la Nazionale si è dovuta ovviamente adeguare a questo contesto molto difficile, venendo accolta prima in Libia e poi in Tanzania.
Dopo aver sfiorato la qualificazione per i Mondiali, concludendo il girone di qualificazione al terzo posto dietro Senegal e Repubblica Democratica del Congo, i Falchi di Jediane puntano a regalare un sogno al proprio popolo in Coppa d’Africa: “È una grande spinta sapere che siamo l’unica ragione per cui le persone sono felici in Sudan“, ha svelato Kuku.
“Tutti parlano di come fosse bello il Sudan”
In questa drammatica situazione, non può mancare la nostalgia per i periodi di pace, con la speranza di rivedere presto la Nazionale di Appiah giocare davanti al proprio pubblico. Kuku ha parlato anche dell’atmosfera che si vive all’interno dello spogliatoio: “Parlano tutti di quanto fosse bello il Sudan e di quanto desiderino giocare di fronte ai nostri tifosi. Quando i giocatori vedono cosa succede, dicono: ‘Questo non è il Paese che ricordavo’“.
I Falchi di Jediane arrivano in Marocco dopo un sorprendente secondo posto nel girone di qualificazione, davanti al Ghana, grande assente di questa Coppa d’Africa. Al di là del risultato sportivo, con i quarti di finale raggiunti nel 2012 che restano un traguardo difficile da replicare, il vero obiettivo di Abdelrahman e compagni va oltre il terreno di gioco: regalare qualche ora di unità e ‘pace’ ai circa 50 milioni di abitanti del Sudan.

L’esempio dell’Al Hilal per sognare
Ben 11 giocatori della rosa a disposizione di Appiah sono di proprietà dell’Al Hilal. Non parliamo certo dei milioni della Saudi Pro League, ma della principale squadra sudanese, per due volte finalista della Champions League Africana tra il 1987 e il 1992. E chissà che i Falchi di Jediane non possano sfruttare proprio l’esempio del club di Omdurman per sorprendere tutti e sognare in grande nella Coppa d’Africa.
Nonostante le inevitabili difficoltà dovute alla guerra, infatti, la squadra di Reghecampf ha raggiunto i quarti di finale della scorsa CAF Champions League, dopo aver vinto il proprio girone davanti ad Alger, Young Africans e Mazembe. Il percorso del Sudan in Coppa d’Africa comincerà con la sfida contro l’Algeria di Petkovic, in un girone composto anche da Guinea Equatoriale e Burkina Faso. Non certo il raggruppamento più semplice, ma il Sudan scenderà in campo per il proprio popolo. Per quei minuti in cui non si sentono spari, ma solo il pallone che rotola. Perché il calcio, per davvero, non è solo un gioco.