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Mastinu, favola e tenacia: “Stavo per smettere, oggi sono in A con lo Spezia”

L’ultimo post pubblicato su Instagram racchiude al meglio il suo attuale stato d’animo: la foto lo ritrae insieme ai compagni festanti sul pullman circondato da tifosi e bandiere bianconere, con tanto di hashtag #nonsvegliateci. Il sogno di Beppe Mastinu parte da lontano e va, per quanto possibile, ben oltre la promozione ottenuta con lo Spezia: “Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi ripeto ‘sono andato in Serie A’. Forse solo più avanti realizzerò del tutto quanto accaduto”. Perché quella di questo attaccante sardo, 29 anni il prossimo 9 ottobre, è una di quelle storie “vere”, belle, difficili ma che ogni tanto riescono a raggiungere il lieto fine.


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La gavetta e la voglia di dire “basta”

Pensa che quattro anni fa giocavo ancora in Serie D”, racconta ai nostri microfoni proprio Mastinu. Arzachena, Budoni, Olbia e poi la chiamata dello Spezia, doppio salto di categoria, nell’estate del 2016. “Inizialmente l’idea era quella di mandarmi in C e per me sarebbe già stato un upgrade, poi però durante il ritiro sono riuscito a convincere l’allenatore dell’epoca, Mimmo Di Carlo, e da lì posso dire di aver iniziato sul serio la mia carriera”.

Prima, tante delusioni e il pensiero ricorrente di smettere col calcio, interrompere per sempre il sogno di una vita. “Perché quando giochi a livello dilettantistico è dura mantenerti, anche soprattutto a livello economico. Mi ero dato come limite temporale i 25 anni per diventare professionista, ma già avevo iniziato a fare corsi per diventare barman tanto che ho avviato un’attività – ancora oggi esistente – nella mia Sardegna”. Il destino di Mastinu, però, non era dietro un bancone bensì sul prato verde. Teatro anche di piccole grandi rivincite: “Feci la preparazione con la Torres in Serie C, avevo 22 anni, poi però decisero di non puntare su di me dicendomi che ‘non ero all’altezza di cambiarmi in uno spogliatoio di professionisti’”.

L’occasione Milan da giovanissimo e un calcio alla sfortuna

Momenti duri, superati grazie alla vicinanza e al sostegno della famiglia, degli amici e del suo procuratore, Michele Buongiorno, uno che gli pronosticò un futuro in Serie A quando ancora Beppe non era nemmeno professionista: “Ha sempre azzeccato ogni previsione, per me è qualcosa in più di un agente. La sua figura è stata ed è ancora oggi fondamentale per la mia carriera”, racconta Mastinu. Uno che a 16 anni ha avuto la grande occasione chiamata Milan Primavera:Purtroppo un problema fisico mi limitò e i rossoneri decisero di non trattenermi. Fui vicinissimo a smettere dopo quella delusione”. Pensiero fortunatamente sempre accantonato.


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(Foto ufficio stampa Spezia)

E pensare che la sfortuna ha provato più volte a intralciare il suo percorso: “Nel marzo 2018 iniziai il mio calvario con la pubalgia, problema che ho risolto solo un anno dopo quando fui costretto a rimanere obbligatoriamente fermo per la rottura del legamento crociato del ginocchio”. Eventi negativi che potevano condizionarlo ma che ha sempre superato anche grazie all’amore dei tifosi dello Spezia: A volte non mi spiego nemmeno io tutto questo affetto, forse apprezzano il mio attaccamento per questa maglia”.

La svolta Italiano

Una maglia, quello dello Spezia, che il prossimo anno Mastinu indosserà in Serie A. Un traguardo quasi impensabile visti i risultati dei primi mesi. “Ma mister Italiano ha sempre continuato a martellarci, lui ha portato qualcosa di nuovo nel nostro gruppo. Anche negli allenamenti, tutti dettati al possesso palla, l’idea di comandare il gioco, di non far giocare gli avversari. Idee che non ha mai cambiato”. Anche all’inizio, quando i risultati non arrivavano, e lo Spezia a metà ottobre scese in campo a Pescara da ultimo in classifica.


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La gara della svolta, per la squadra e per lo stesso Mastinu. “Perdevamo 1-0, poi siamo riusciti a ribaltarla. Alla fine di quella partita tanti miei compagni piangevano di gioia, perché per la prima volta avevamo ottenuto quanto meritavamo. Quegli schemi provati all’infinito iniziavano a diventare giocate automatiche”, ricorda l’attaccante. Che proprio quel giorno chiuse un cerchio: “Mi ero rotto il ginocchio su quello stesso campo esattamente un anno prima e quel giorno sono tornato tra i convocati, in panchina”. Per aprirne un altro poco dopo: “Giocai da titolare contro il Frosinone venti mesi dopo l’infortunio e poi li ho ritrovati nella finale playoff…. Per Mastinu, entrato in campo nei minuti finali della gara di ritorno, la gioia più grande: “I 17 minuti più lunghi della mia vita, interminabili. Ma poi che gioia…”. Indescrivibile, soprattutto per chi, come lui, è riuscito a realizzare quel sogno quasi impossibile. Guai adesso a svegliarlo.