Recoba 44, Luppi: “Auguri ‘cigno’! A Venezia lo chiamavano così”
Alvaro day: 21 anni fa i compagni gli regalarono uno Swatch gigante. “E Novellino, un cigno in vetro di Murano”. Lo storico difensore lancia l’appello: “Venezia 1999, appena riaprono i ristoranti tutti a cena?”
Senti Chino e pensi Recoba. Ieri, domani, dappertutto. Tranne in un angolo di risate veneziane: “La prima settimana di allenamento Novellino continuava a chiamarlo ‘cigno’”. Oggi Alvaro compie 44 anni: Gianluca Luppi, capitano della squadra dove il pupillo di Moratti era esploso, non ha dubbi su quale sia l’aneddoto da ricordare.
“Cigno, cigno, cigno!”. Lo perdoni Van Basten: “Mentre correvamo ci veniva da ridere, così dopo un po’ gliel’abbiamo detto: ‘Mister guarda che si chiama Chino!’ Ma per Novellino era lo stesso”, racconta l’ex difensore in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com. “E alla fine gli ha regalato un cigno in vetro di Murano per farsi perdonare”.
Mai banali, i souvenir della laguna: esattamente 21 anni fa i compagni festeggiavano Recoba con un orologio grande tre metri. Ma secondo Luppi, i suoi problemi erano con altre lancette: “Quelle della bilancia. Alvaro a Venezia era un ragazzo semplice, di compagnia e con tanta voglia di fare bene. L’unica cosa è che doveva stare attento al peso: tendeva ad ingrassare. Per lui giocare voleva sempre dire divertirsi. E gli è bastato un attimo per dimostrare di essere già un campione vero”.
Gli strani incroci del destino: quando Luppi nel 1995/96 giocava a Bergamo era in squadra con l’altra metà di una coppia che avrebbe fatto sognare l’Inter. “Vieri e Recoba insieme? Ah no, non avrei mai immaginato quanta strada avrebbero fatto”, confessa Gianluca. Bobo all’Atalanta aveva la stessa età del Chino a Venezia: “Un ragazzone, Christian. Ma quanto era ostinato. Mi ricordo che lavorava in continuazione per migliorare coi piedi, lì dove sapeva che avrebbe potuto fare la differenza. Curare il dettaglio: questa era la costante dei miei compagni fuoriclasse. E devo dire che ne ho avuti parecchi”.
A lezione di punizioni: “Merito di Baggio e Recoba”
Luppi il prossimo agosto farà 54 anni. Alle spalle una parentesi in Arabia Saudita da assistente di Stephane Demol, ex collega in rossoblù, poi ha fatto ritorno a casa ed è diventato nonno. “Oggi alleno il Camposanto in Prima Categoria”, in provincia di Modena. “Si insegna un po’ di calcio ai ragazzi che non hanno potuto giocare a livelli più alti: mi diverto e vivo questa dimensione”.
Dopo una carriera nella Serie A più bella di sempre: Fiorentina, Juventus, Bologna. “Quando ho conosciuto Baggio, il più grande di tutti”. Altra stella vista sul nascere: “Roby ha un anno meno di me e siamo cresciuti praticamente insieme, nelle giovanili della Nazionale”. Under 15 e Under 16: “Io ero a Bologna, lui a Vicenza, poi entrambi alla Juve. Già a 15 anni si era fatto male al ginocchio e ha dovuto sottoporsi alle prime operazioni. Conosco bene il suo temperamento”.
E le sue ‘manie’. Una era in comune con Recoba: “I calci di punizione. Un allenamento continuo, instancabile”. Che lo stesso Luppi ha provato a seguire: “Merito loro! Mi dicevano: ‘Per forza non segni, se non le tiri. Ma calciane 20 ogni volta e vedrai…’ Prima li guardavo calciare, poi toccava a me. A 30 anni ho cominciato a tirarle anch’io e ogni tanto qualche gol è arrivato. Bisogna avere il piede, la costanza di allenarsi. Ma non avevano tutti i torti. Certo, poi in partita era meglio lasciarle al Chino”.
Salvarsi per credere. “Ricordo una sua punizione ad Empoli da centrocampo: gli urlavamo mettila, mettila dentro. Invece ha tirato e siamo corsi ad abbracciarlo”. Uno di quei 10 gol, di un 1999 da favola. “L’arrivo di Recoba a Venezia ci ha davvero fatto fare un altro campionato. Già era un gruppo fantastico, il Chino ha aggiunto quel tasso di qualità che ci ha permesso di fare la differenza”.
Luppi sorride al passato. “Ogni tanto ci sentiamo ancora con Iachini, Marocchi, Pavan”, i ragazzi del Bologna e quelli del Venezia. “Però ormai è un mondo diverso. È un calcio diverso. Pensate alle telecamere negli spogliatoi prima di una partita: quando giocavo io non erano immaginabili”. Sorride, ma con distacco. “Cosa preferisco? Rimango nel mio. Ho esordito nell’84 che c’erano Maradona e Van Basten. Ho finito nel 2005”, Pallone d’oro Ronaldinho. “Due, forse tre generazioni di campioni veri e campionati memorabili”.
Anche grazie alle magie di Recoba. “Quindi tanti auguri cigno! Se capiti in Italia ci troviamo con Pedone, Maniero e gli altri”, Luppi lancia la proposta. “Sarebbe bello fare una cena veneziana. Quando si potrà tornare al ristorante, naturalmente”. E chissà, quale strampalato regalo toccherà stavolta ad Alvaro.