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Grande fra i giganti: Barella è diventato il cuore dell’Inter

Praticamente un anno fa – era il 5 novembre del 2019 – l'Inter si faceva rimontare a Dortmund dal Borussia. 3-2 il risultato finale, che complica la qualificazione agli ottavi e che fa arrabbiare Antonio Conte nel post partita: "A parte Godin nessuno ha vinto niente. A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Nicolò Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo?", la critica dell'allenatore nei confronti della società. Un'uscita chiara, netta, che però non si sarebbe mai permesso di fare se non avesse nutrito stima e fiducia nei confronti dei suoi ragazzi. E se Sensi sta faticando a causa dei troppi infortuni, Barella nel frattempo si è consacrato a livelli altissimi. 


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Grande in Europa

Quella di Dortmund fu anche l'ultima partita di Nicolò in Champions. A fine novembre, infatti, si fa male contro il Torino: "Ho sentito un tac", dirà a Conte mentre esce dal campo accompagnato dai medici. Poi gli esami all'Humanitas e l'intervento al ginocchio destro per l'asportazione del frammento cartilagineo della rotula. Quanto basta per tenerlo fuori dai match decisivi con Slavia Praga e Barcellona. La Champions tuttavia gli ha restituito tutto: dopo la grande prestazione dello scorso anno con il Barça davanti agli 80mila del Camp Nou, Barella si è ripetuto anche nella sconfitta di ieri sul campo del Real Madrid: una prestazione totale, fatta di corsa, contrasti e duelli vinti, ma anche del bellissimo assist per il momentaneo 2-1 di Lautaro Martinez. E' il terzo che fa nelle ultime 4 partite giocate (aveva mandato in porta i compagni anche con Genoa e Parma). Il quarto se si considera quello della prima giornata nel match contro la Fiorentina.

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L'Europa come spartiacque dunque. L'Inter ha investito tanto (50 milioni) per strappare Barella alla concorrenza di Napoli, Roma e Juve. Ha creduto fin da subito in quel ragazzo che a 21 anni, contro il Milan, era diventato il capitano più giovane della storia del Cagliari: "Per Conte mi farei ammazzare", disse. Il classe 1997 ha ripagato la fiducia di tutti gasandosi nelle grandi occasioni: il primo gol con l'Inter l'ha trovato alla prima in Champions contro lo Slavia Praga (minuto 92, quando la palla pesa il doppio). Così come si è definitivamente consacrato nella fase finale della scorsa Europa League, dove le sue medie a partita sono state sopra la media nel ruolo in diverse voci: 5 recuperi contro 3,69; 1,5 palle intercettate contro 0,62; 1,5 occasioni create contro 0,91 e il dato è identico anche nei dribbling riusciti.


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Intoccabile

E' diventato un intoccabile di Conte: "Mi ci rivedo, ma lui è più forte", le parole dell'allenatore. In mezzo al campo Nicolò si riconosce perché ha un impatto devastante. In campionato, per esempio, entrando dalla panchina ha cambiato la partita con il Genoa dello scorso 24 ottobre favorendo la rete di Lukaku: "Per noi è sempre l'uomo in più: è impressionante vedere quanto sia maturato", disse di lui l'attaccante belga. Pensiero condiviso anche dal Ct Mancini, per cui ormai è titolare indiscusso nel centrocampo a tre con Verratti e Jorginho. Straordinario, per esempio, l'impatto che Nicolò ha avuto nella vittoria in Nations League contro l'Olanda. E non solo per il gol partita (tra l'altro di testa). Insomma, dalla frase di Conte post Dortmund non sembra passato solo un anno. Quel ragazzo con il 24 sulle spalle (scelto in onore della figlia Rebecca), che si ispira a Stankovic, che odia il Fantacalcio e che colleziona centinaia di bottiglie di vino in cantina, non è più uno "di provincia". E' il cuore dell'Inter.