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È tutta una questione di fiducia. Quella dell’allenatore ma soprattutto quella in sé stesso. Un anno dopo, Napoli finalmente può godersi il vero Hirving Lozano e i suoi colpi. Le reti del messicano in rapida successione hanno spianato la strada al 4-1 che la squadra di Gattuso ha rifilato all’Atalanta, confermando l’ottimo avvio di stagione degli azzurri, che segnano tanto e subiscono pochissimo.

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Eppure i primi mesi col nuovo allenatore erano stati complicatissimi, per Lozano. Era un mistero: praticamente ai margini del progetto tecnico, giocava solo scampoli di partite (all’andata col Barcellona fu addirittura lasciato in tribuna), poi dopo il lockdown – quando l’addio di Callejon è diventato più di una possibilità – è aumentata la responsabilità che ha voluto dargli Gattuso.

Gli alti e bassi non sono mancati neanche allora: a metà giugno sembrava essere giunta inesorabile la rottura, quando l’allenatore lo aveva allontanato durante una seduta perché svogliato. Difficile, d’altro canto, trovare le motivazioni giuste se ci si sente un corpo avulso, rispetto al resto della rosa. Specialmente se poi si è anche il giocatore più costoso della storia del club (42 milioni), record poi aggiornato dall’arrivo di Osimhen.

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L’incidente però rientrò praticamente subito: pochi giorni dopo, Lozano segnò il gol del raddoppio a Verona, per poi ripetersi col Genoa. Un finale di campionato in crescendo convincerà il club a puntare su di lui, facendogli raccogliere l’eredità pesante di Callejon. Gattuso lo ha rigenerato, risolvendo una situazione che poteva compromettersi: la reticenza nell’inquadrarlo di due allenatori diversi cominciava ad aumentare le sue responsabilità. Ma da quel gol a Verona è cambiato tutto.

E così oggi si può ammirare un altro giocatore. Talmente in fiducia da preferire un destro a giro dal limite col marcatore davanti, più che un comodo suggerimento per l’accorrente Mertens. Scelta che alla fine si è rivelata corretta: Lozano ha trovato il palo lontano, una traiettoria perfetta che ha reso incolpevole Sportiello. Puro opportunismo, invece, il primo gol. Gli abbracci con l’allenatore e il sostegno mostrato dai compagni di squadra sono segnali di una vicinanza speciale, necessaria dopo le difficoltà del primo periodo.

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Il messicano poi sembra giovare molto dalla presenza di un giocatore offensivo in più, nel 4-2-3-1, che gli permette di avere più spazio sugli esterni e di trovarsi spesso in situazioni di uno contro uno, dove può far valere la rapidità nel dribbling e la velocità. A questo sta aggiungendo anche una certa concretezza, che lo tiene in cima alla classifica marcatori della Serie A insieme ad Ibrahimovic e Gomez. Così, adesso, Lozano non è più un mistero.