Milan-Juve da record, fra ritorni e tabù
Tre mesi fa era tutto diverso. La Juventus vinceva con Dybala, Ronaldo usciva arrabbiatissimo dopo un’ora e il Milan perdeva la settima partita su 12 in campionato. Mai così male negli ultimi 80 anni i rossoneri, che più di 90 giorni dopo si sono trovati a doversi risvegliare da un incubo. Quello di un derby perso nel giro di 20’. Sopra 2-0, poi il crollo. Non il modo migliore per sfatare il tabù Juventus, contro cui in Coppa Italia non vincono dal 1985. In quell’anno Pioli giocava proprio a Torino. In panchina c’era Trapattoni, in campo Platini. Arrivavano la Champions e la coppa Intercontinentale. Trionfi su trionfi.
Pioli, da allenatore, con la Juventus non ha mai vinto. 0 su 19, una maledizione. Rebic lo ha illuso, partecipando al sesto gol del suo 2020. Ronaldo, poi, ha segnato il rigore numero 121 della sua carriera, il 24esimo gol stagionale. Con il Milan, il 10 novembre scorso, toccava forse il punto più basso della sua esperienza a Torino. Sarri lo cambia dopo 55’, lui si infuria ed esce direttamente dallo stadio. Con l’Atalanta non viene convocato per i problemi al ginocchio. Sarà l’ultima volta a secco in Italia, poi arriveranno 12 partite consecutive con almeno un gol fra Serie A e coppa.
Ma così tanti. E Buffon…
Allo stadio c’erano oltre 72mila persone. Mai così tante nella storia della Coppa Italia. Il modo migliore per rivedere Ibra contro la Juventus, la sua prima squadra italiana. Ai bianconeri ha segnato solo una volta, ormai dieci anni fa. In porta c’era Storari, non Buffon. L’unica volta che ha battuto Gigi è del 2004. Italia-Svezia, il tacco volante. Impossibile dimenticarselo.
E’ stata, appunto, anche la notte di Buffon, che non metteva piede a San Siro da quasi due anni. L’ultima volta il 28 aprile 2018, ma dall’altra parte c’era l’Inter. Vittoria per 3-2 con super Higuain, che consegnò di fatto lo scudetto ad Allegri. Il giorno dopo il Napoli di Sarri avrebbe perso a Firenze, smettendo di sognare. Di tempo ne è passato, ma Gigi è sempre lì, a parare come un ragazzino su Rebic e Calabria. Tutto cambia insomma, ma lui resta sempre uguale.