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Milan, la doppietta di Bartesaghi non basta: pareggio contro il Sassuolo

Doppietta per Davide Bartesaghi in Milan-Sassuolo
Milan, Bartesaghi (imago)

Davide Bartesaghi, autore di una doppietta, non basta: il Milan pareggia contro il Sassuolo dopo essere andato in vantaggio

Altro passo falso per i rossoneri contro una neopromossa. Dopo la sconfitta contro la Cremonese e il pareggio contro il Pisa, il Milan si ferma anche contro il Sassuolo.

Dopo il vantaggio di Koné è stato Davide Bartesaghi a prendersi la scena con una doppietta. Nel finale poi il pareggio dei neroverdi con Armand Laurienté.

Il terzino sinistro rossonero, che ormai si è preso la titolarità ai danni di Estupinan, ha segnato due gol. Il primo su assist di Loftus-Cheek, il secondo, all’inizio della ripresa, su passaggio di Nkunku.

Nonostante il risultato, parzialmente negativo, questa rimarrà nella storia come la partita di Davide Bartesaghi che, negli anni, ha lavorato tanto per conquistarsi il Milan.

Il percorso di Davide Bartesaghi dalle giovanili alla Prima Squadra

Dopo un anno tra Serie C e Prima Squadra, il giovane terzino cresciuto nelle giovanili del Milan ha deciso di rimanere, rinnovando. A inizio stagione Bartesaghi è partito spesso dalla panchina, poi con l’infortunio di Estupinan la grande occasione: conquistarsi la fiducia di Massimiliano Allegri. Positivo anche nei big match, contro il Sassuolo la sua consacrazione: doppietta a San Siro ed esultanza davanti ai propri tifosi.

Il suo esordio in rossonero è arrivato oltre due anni fa, contro il Verona in casa. In quell’occasione il padre raccontò, ai nostri microfoni: “In pandemia mi chiese degli attrezzi per fare palestra, ma i negozi erano chiusi. Così gli ho preparato io dei bilancieri e dei pesi artigianali, con i materiali che avevo. Andava in camera e si allenava da solo, senza dire niente. In quel periodo è esploso fisicamente”. Bartesaghi faticava infatti a trovare continuità in quegli anni, ma grazie all’impegno è ora un punto fisso della Prima Squadra, in cui ha raccolto un’eredità tutt’altro che leggera, quella di Theo Hernandez.