Memushaj: “Per noi albanesi l’Italia è come una seconda casa”
Italia e Albania, unite dal passato, ancor di più da oggi dal presente. Il presidente Edi Rama ha inviato supporti medici in Italia per contrastare l'emergenza Coronavirus (LEGGI QUI il live delle notizie dal mondo), ricordando il forte legame tra i due Paesi. Legame calcisticamente rappresentato alla perfezione da Ledian Memushaj, albanese di nascita, italiano d'adozione.
"Un discorso veramente toccante, mi è venuta la pelle d'oca, anche se siamo un Paese in crescita siamo un paese povero. Che, con quel poco che ha, prova comunque ad aiutare gli altri, soprattutto l'Italia che per noi è una seconda casa. C'è un grande rapporto tra Italia e Albania, da noi si vedono tutti i canali televisivi italiani, siamo cresciuti così e in molti hanno imparato l'italiano, è come una seconda nazione" così ha aperto il suo collegamento con Casa Di Marzio, il nostro live su Instagram, in cui ha spiegato il forte significato che ha l'Italia per il popolo albanese.
"Nella seconda metà degli anni '90 era un momento di guerra, accadeva di tutto, tanta gente era scappata in Italia, io fortunatamente avevo mio padre che lavorava, ma poi sono arrivato anch'io nel Paese più bello del mondo. Ho passato più anni qui che in Albania, mi sento anche italiano. A 15 anni ero a La Spezia, anche se giocavo in giro per l'Italia: il Picco è stato il primo stadio che ho visto".
L'emergenza Coronavirus lo ha toccato particolarmente, tanto da fargli mettere il calcio giustamente in secondo piano. "Non è il momento di parlare di calcio o stipendi, bisogna venire incontro allo Stato e tutti dobbiamo fare un passo in avanti, se dobbiamo rinunciare a qualcosa per lo Stato o per le società, lo faremo volentieri"
"IL VIRUS? CREDO ABBIA COLPITO ALCUNI TESSERATI DEL PESCARA"
Il virus secondo Memushaj è passato anche da Pescara, dopo aver notato delle stranezze negli scorsi mesi. "A gennaio e febbraio avevamo tanti giocatori con l'influenza, poi anche persone dello staff, era una situazione strana che non era mai successa, volevamo dare un esempio e siamo scesi in campo con le mascherine (QUI LE FOTO). Secondo me il virus è arrivato nella nostra squadra, però non ci hanno fatto i tamponi, ero contento che si fosse fermato tutto"
La sua nuova vita adesso non prevede più così tanto contatto con il pallone, ma è fatta comunque di continui allenamenti, grazie a una cyclette 'rubata' al centro sportivo del Pescara. "Me la sono presa per allenarmi, stare a casa è dura perché ci sono belle giornate, ma bisogna rispettare le regole. Poi tanto a rallegrarci ci pensa su Whatsapp Bojinov: non smette mai di scrivere, è troppo simpatico e si è inserito bene".
DA DE BIASI A REJA: L'ESPERIENZA CON LA NAZIONALE ALBANESE
Una pausa opportuna anche per fare dei bilanci su presente e passato. "Lo spareggio di Trapani è stato incredibile, non ero lì perché ero in nazionale, ho festeggiato da solo in albergo guardando la partita sul telefono". Allora in nazionale c'era De Biasi, "una persona eccezionale" come la definisce lui, ora c'è un altro italiano, Edy Reja, nuovo capitolo di un rapporto sempre più forte tra questi Paesi. "Mister Reja è una persona straordinaria, sembra un ragazzino, non gli sfugge niente, anche se a volte prova a parlarci in sloveno e non lo capiamo. Da quando è arrivato lui abbiamo sbagliato solo una partita"
Lui il Pescara l'ha vissuto per tanti anni, pur passando anche per altre squadre come Lecce, Carpi e Benevento. Tanti grandi compagni di squadra con lui, ma chi l'ha stupito più di tutti è stato Lapadula: "Aveva una voglia matta di fare gol, aveva sempre fame". Fame che sarebbe servita al Pescara anche quest'anno per cercare il traguardo promozione. "Abbiamo fatto partite incredibili, abbiamo dominato il Benevento, poi a volte ci siamo persi con alcune prestazioni deludenti".
"Chi lo sa se riprenderemo a giocare" – conclude – "Penso che si farà di tutto per ricominciare, il calcio è imporante in Italia anche a livello economico, non solo per i calciatori ma anche per gli addetti". Per ora lui come noi può solo aspettare, tra la cyclette e la nuova routine nel segno della fratellanza tra Italia e Albania di cui è involontariamente un grande simbolo.