Abate: “Il Napoli deve il suo successo a De Laurentiis. Balotelli? Era da top 5 al mondo”

Le parole dell’allenatore della Juve Stabia, Ignazio Abate, in un’intervista per “Il Mattino”: tra ricordi familiari e attualità sportiva
Dopo un percorso iniziato nelle giovanili del Milan e continuato alla guida della Ternana, il percorso da allenatore di Ignazio Abate ha fatto tappa alla Juve Stabia.
Squadra, quella di Castellammare di Stabia, molto vicina al suo paese d’origine, ovvero Sant’Agata de’ Goti.
“Non sapete quanto mi dispiace che mio nonno non possa vedere tutto questo, ora che alleno vicino casa. Avevo con lui un rapporto padre-figlio,è lui che mi ha trasmesso la passione per il calcio. Tifava Napoli, avrà avuto 24 abbonamenti consecutivi allo stadio. È stato felice del mio esordio in azzurro, che ricordi“, racconta l’ex rossonero in un’intervista a Il Mattino.
Tra ricordi e consapevolezza del presente: così Abate si è raccontato dopo i primi mesi sulla panchina della squadra di Serie B.
Juve Stabia, le parole di Abate nella sua intervista per Il Mattino
“Napoli? Ero felice di essere arrivato in una piazza vera, malata di calcio. Ricordo l’esordio al San Paolo con 55mila spettatori contro il Cittadella, è stato fondamentale per la mia carriera. De Laurentiis? Era molto generso, ricordo che per i 18 anni mi ha regalatoun lettore dvd portatile, all’epoca molto ricercato. Due scudetti in tre anni? Per me era impensabile, il merito è stato proprio del presidente“, ha affermato Ignazio Abate.
Che poi sulla Juve Stabia ha rivelato: “Cercavo un posto caldo e volevo una tappa importante. Sono arrivato dopo una loro annata strepitosa, ho avuto coraggio. Ma il presidente e il ds Lovisa mi hanno trasmesso qualcosa di inspiegabile“. E continua: “Dai miei ragazzi voglio ambizione, umiltà e il fuoco dentro per migliorarsi sempre“.

La scelta dell’allenatore e la Nazionale
“Prima del ritiro ho avuto un infortunio all’occhio che mi ha tenuto fuori per 3 mesi. Tempo in cui ho pensato al mio futuro. Volevo fare il dirigente, poi ho sentito De Rossi e ci siamo iscritti al corso UEFA da allenatori. Dopo qualche lezione ho capito che era la mia strada. Grazie a Angelo Carbone e Paolo Maldini ho allenato le giovanili del Milan“, ha raccontato l’ex giocatore.
Che ha poi concluso: “I miei maestri? Tutti lasciano qualcosa, da Malesani a Empoli e Leonardo al Milan, che ringrazio per avermi dato la convinzione di potermela giocare in quel gruppo di fenomeni. Ma ho avuto anche la fortuna di essere allenato da Mihajlovic“. E sulla Nazionale: “Rino è perfetto per l’Italia, a livello umano e nonsolo. Ti entra nella testa e nel cuore ed è fondamentale in quell’ambiente. 2012? Eravamo sicuri che saremmo arrivati in fondo, si respirava dall’inizio. Avevamo dato tutto, poi contro la Spagna eravamo infortunati in 5 o 6. Balotelli? Poteva diventare tra i cinque attaccanti più forti d’Europa“.