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La storia di Pessina, da riserva in C a goleador in Nazionale

Durante il liceo girava per la Serie C senza svettare. Poi arrivò il Como, oggi è il miglior marcatore atalantino della Nazionale Italiana

Matteo Pessina è l’uomo in più dell’Italia di Mancini. Dopo la prima rete azzurra in un gara ufficiale contro il Galles, il centrocampista dell’Atalanta ha messo ancora una volta il suo nome sul tabellino dei marcatori contro l’Austria.

 

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Dopo aver regalato il trentesimo risultato utile consecutivo al suo ct Mancini nell’ultima gara dei gironi, agli ottavi di finale il gol di Matteo è stato fondamentale per il passaggio del turno. Un sinistro liberatorio che ha allontanato tutte le paure di una partita difficilissima, arrivata ai supplementari dopo un gol annullato ad Arnautovic e per la quale si era temuto il peggio dopo il 2-1 di Kalajdzic.

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DA 27ESIMO A NUMERO 12

Pensare che Pessina rischiava di restare fuori dai convocati per questo Europeo fa un certo effetto dopo aver visto le sue prestazioni contro Galles e Austria. Sta di fatto che il curioso caso della sua definitiva convocazione nasce dal fatto che Matteo fosse il 27esimo uomo per Roberto Mancini e in realtà l’unica riserva che il ct ha tenuto in caldo dopo la selezione finale.

Tant’è che sui social, l’Italia ha pubblicato delle immagini che riportano Pessina proprio con la maglia numero 27, che non esisterebbe. Le scattò per inviarle per tempo alla UEFA.

 

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Il ragazzo, poi, ha ereditato la numero 12 lasciata scoperta da Stefano Sensi che è dovuto rientrare causa infortunio. Dando conto alla simbologia, potremo dire che Matteo Pessina può essere l’uomo in più di questa Italia. Dal 26+1 è diventato l’11+1.

A questa Italia ha portato la sua solarità e la sua simpatia, la sua grinta. Così come la stanno portando anche i suoi compagni. Come Manuel Locatelli, suo compagno di stanza fisso, con cui condivide non solo la forte passione per il calcio ma anche per il ping pong.

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Per entrambi il passato non è stato sempre tutto rose e fiori. La Nazionale per Locatelli e Pessina è il premio dopo anni di sacrifici.

DA RISERVA IN C A PILASTRO DELL’ATALANTA

Cresciuto a Monza, anche calcisticamente, nel 2015 lo adocchiò il Milan che lo tesserò per le giovanili. Da lì, le esperienze in C per farsi le ossa, anche se le primissime non furono assai formative per lui: tra il 2015 e il 2016 prima il Lecce, poi il Catania, gli regalarono rispettivamente solo tre e una presenza. Lì Matteo finì per fare panchina fissa.

Ciò che svoltò totalmente la sua carriera fu l’esperienza al Como, nel 2017 sotto la guida di Fabio Gallo (oggi allenatore del Potenza), che se ne innamorò e gli fece vedere il campo per ben 35 partite. Pessina segnò 9 gol in quell’annata.

Quell’esperienza convinse in toto l’Atalanta, che lo acquistò dal Milan per girarlo subito in prestito in B, nel 2017/18, allo Spezia, dove seguì ancora Fabio Gallo. Anche lì, Matteo fu uomo chiave da 38 presenze e 2 gol.

L’Atalanta, poi, gli regalò le prime 12 presenze nella massima serie, prima di girarlo in prestito all’Hellas Verona l’anno successivo. Alla seconda giornata, segnò il suo primissimo gol in A proprio a quel Lecce che tempo addietro non aveva creduto in lui.

Il resto è storia conosciuta. Dopo essere diventato il miglior marcatore atalantino nella storia della Nazionale, (ha superato Longoni a quota 2 gol, in un record vecchio di 65 anni), ha assicurato l’approdo ai quarti di finale alla nostra Nazionale.

 

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UN RAGAZZO CON LA TESTA SULLE SPALLE

Cresciuto in una famiglia che tiene tantissimo allo studio, sua nonna insegnava latino e tutt’ora questa materia rimane la sua preferita. Nonostante l’amore per questa lingua, però, Matteo ha messo da parte gli studi classici e si è iscritto a Economia e Management all’Università Luiss di Roma.

Nella stessa Roma in cui ha trovato il suo primo gol in un Europeo. Come sta passando gli esami all’Università, così oggi ha passato un importante esame in campo.

Oltre agli Europei, obiettivo cruciale sarà anche la laurea, siccome svelò in un’intervista sui canali dell’Università nell’aprile 2020: “A fine carriera, non vorrei abbandonare il calcio. Facendo conoscenze e tutte le esperienze del caso, spero con lo studio di aprirmi una futura strada, anche come dirigente magari“.

 

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Attualmente Matteo avrà la testa impegnata al pallone per qualche altro giorno, d’altronde già sognava la chiamata agli Europei più di un anno fa. “Ci penso alla possibilità di essere convocato, ci ho sempre pensato – confessò Pessina. Una chiamata per gli Europei sarebbe la ciliegina sulla torta“.

A cura di Lorenzo Gentile.