A modo suo. È finito ai ferri corti con Mark Van Bommel, leggenda del Psv, mentre Ronald Koeman – che nel gotha di Eindhoven non è da meno – continuava a coccolarlo in nazionale. È stato eletto miglior portiere della Champions League 2015/16, per poi commettere una delle autoreti più clamorose di sempre perché, parole sue, “la goal line technology è una cazzata”. Per il calcio ha passato una notte in carcere e grazie al calcio ha salvato la vita di un uomo. Prendere o lasciare, questo è Jeroen Zoet.
Il nuovo portiere dello Spezia è pronto al debutto assoluto in Serie A – l’unico, tra i 19 colleghi titolari, insieme a Montipò del Benevento. Eppure, porta con sé i segni di una carriera tutta da raccontare. A soli 29 anni. Italiano voleva personalità tra i pali e Zoet – la e è muta, vuole l’olandese – non le manda certo a dire.
Innanzitutto la scelta: dopo una vita al Psv, perché proprio la Liguria? “Voglio mettermi alla prova contro le grandi, in club dov’è ancora tutto da scrivere”, ha spiegato al suo arrivo, sciarpa bianconera già al collo. “Il Psv mi ha dato tutto, lì ho vinto tutto e un giorno mi piacerebbe tornare al Philips Stadium per un addio come si deve. Ma oggi non vedo l’ora di vivere un nuovo mondo. E dire la mia anche in Serie A”.
Testa calda...
Rewind. Jeroen a Eindhoven era arrivato da ragazzino nel 2006. Le giovanili, poi un prestito biennale al Waalwijk, vicino club di Eredivisie. La svolta. Torna al Psv che è già uomo: chiuderà con 260 presenze, 3 campionati e 2 supercoppe fino al 2019. Ai primi tempi il calcio olandese stravedeva per quel classe ’91, che a un’altezza non da gigante – poco meno di 1 metro e 90 – ha saputo sopperire con reattività e coraggio nelle uscite. Punti a sfavore? Qualche raro blackout, dentro e fuori dal campo.
2015. Il Psv batte lo Zwolle, ma all’uscita dello stadio scoppia una rissa. Tra gli scalmanati c’è Maxim Lestienne, croce e delizia ex Genoa e allora compagno di squadra di Zoet. Lui interviene in suo aiuto. Respinge in qualche modo l’intervento delle forze dell’ordine. Notte al fresco per due. Il Psv, che di lì a poco avrebbe vinto il campionato, dimentica in fretta l’accaduto.
YouTube invece è spietato, quando due stagioni più tardi il portiere incappa in tutt’altra disavventura. A Rotterdam, Zoet e i suoi affrontano il Feyenoord nel big match di giornata. 1-1 all’82’. Calcio d’angolo per i padroni di casa: colpo di testa di Van der Heijden e Zoet, con un buon riflesso, salva sulla linea di porta. Qui il patatrac. Quelli del Feyenoord reclamano il gol, Jeroen per rispondere alle proteste si distrae trascinandosi istintivamente la palla al petto. Un millimetro di troppo. Goal line technology attivata e vittoria agli avversari. Nel postpartita è una furia: “L’arbitro non l’avrebbe mai convalidato se non fosse stato per quello stupido orologio”. In barba alla moviola in campo.
...e guanti d'oro
Questione di discontinuità, se Zoet non si è preso fino in fondo la porta della nazionale. Ma comunque vi ha giocato 11 volte, convocato in pianta stabile dal 2015: lo deve a tutto il resto. Prestazioni-muro, serate di grazia in serie. Notti di Champions. Come quella di Madrid, marzo 2016. Il Psv di Cocu, che aveva già sorpreso lo United ai gironi, se la gioca agli ottavi contro l’Atletico. 0-0 all’andata, Griezmann e Torres sbattono sul numero 1 anche al ritorno. Nessun gol fino al 120’, poi ai rigori la spuntano i ragazzi di Simeone che arriveranno in finale. Al termine del torneo, Opta stila i migliori 11: 4 giocatori del Barça, 3 a testa per Real e Bayern. Più una bandierina biancorossa tra i pali. J. Zoet.
Ma la parata più grande, Jeroen l'ha fatta senza nemmeno scendere in campo. Ormai vive a Eindhoven da un decennio, eppure non dimentica la sua Veendam, la piccola località nel nord-est dell’Olanda dov’è nato e cresciuto calcisticamente. Nel suo palmares c’è anche l'Eredivisie Social Player of the Year, per le varie attività di beneficenza promosse nell’area della sua città. Un esempio? Nel 2018 decide di dotare il Vendaam 1894, la sua prima squadra, di un defibrillatore automatico. Meno di una settimana più tardi, un giocatore del club collassa per arresto cardiaco e il dispositivo si rivela provvidenziale: “Possiamo salvare vite umane con un piccolo gesto”, Zoet commenta l’accaduto al Telegraaf. “Il nostro status di calciatori professionisti va utilizzato al meglio”.
Impasse Psv
E solo quando strettamente necessario: finito di allenarsi Jeroen fa il papà a tempo pieno e vita open air da vero olandese. Pochi squilli, social sobri. Se c’è un problema, meglio parlarne senza filtri. Lo scorso autunno Van Bommel, allora allenatore del Psv, decise di mandare in tribuna Zoet. Più che il cosa è il come: nessun motivo disciplinare, solo una scelta tecnica comunicata a ridosso della partita. Al veterano, titolare fino al giorno prima, non va giù: “Ciò che mi dà più fastidio è che non ho mai avuto tanta pressione mediatica come ora”. Perfino il club si scusa con il giocatore. E quando poco dopo lui va in ritiro con gli oranje, il ct Koeman tuona: “Jeroen è sempre stato il mio secondo portiere e questo è quanto. Quello che succede nel Psv non conta”.
Ma a Eindhoven sarà l’inizio della fine. Nel giro di pochi mesi l’ex Milan viene esonerato e Jeroen passa in prestito all’Utrecht. Riflessioni del lockdown, voglia di nuove sfide. Bianco e nero, opposti che si attraggono. I colori dello Spezia. La carriera di Zoet.