Dieci campionati vinti, da allenatore, in quattro diversi paesi. Quattro anni di Nazionale, tra il 2000 e il 2004, con le due sfortunate avventure ai Mondiali 2002 e a Euro 2004. Giovanni Trapattoni ha sicuramente scritto un pezzo di storia del calcio. E ora, come tutti, anche lui è costretto a rimanere in casa per l’emergenza Coronavirus: “Sono tranquillo, nel mio studio ho ancora le coppe, le foto e altri cimeli. Ma le mie grandi passioni sono musica classica e parole crociate” ha raccontato il Trap a La Repubblica. “Poi ci sono le videochiamate, con cui vedo i miei figli e nipoti”.
“DOBBIAMO STARE TUTTI IN DIFESA”
L’ex allenatore ha poi commentato un suo video postato sui propri social network: “Ho detto che è il momento di stare tutti in difesa, per uscire dall’area ci sarà tempo. Ora bisogna pensare da esseri umani, non da lombardi o europei. Ed è molto dura, io sono preoccupato ma anche sereno. Non ho paura per me ma per i miei figli e nipoti. Dobbiamo pensare a chi sta portando avanti il paese e trovare forza da loro. Parlo dei cassieri nei supermercati, degli operatori ecologici, delle forze dell’ordine, della Protezione Civile, dell’Esercito, della Croce Rossa e di medici e infermieri. Loro rappresentano la nostra squadra, di cui tutti facciamo parte”.
“CALCIO E SPORT ALLA BASE DELLA RIPRESA”
“Mi mancano il calcio e lo sport, che sono vita e gioia” ha proseguito Trapattoni. “Siamo in un momento grave ma sono certo che lo sport, con la sua forza e la sua passione, sarà la base della ripresa. Il calcio unisce i giovani, va oltre ogni ideologia e supera anche la politica. Dovremo essere migliori, a cominciare da questo consumismo sfrenato. Io non esco nemmeno per camminare, credo sia una cosa necessaria. E quando ritornerà tutto normale, sarà ancora più bello”.
“SOGNO ANCORA DI GIOCARE E ALLENARE”
“Cosa consiglio da allenatore? Di rimanere in forma, facendo esercizi a casa. Sogno ancora di giocare e di allenare, ho avuto una vita felice e ringrazio Dio per questo. Non ho rimpianti, se non per gli amici scomparsi. Dopo gli ottant’anni è come stare ai supplementari, e io cerco di giocarli al meglio. Non voglio arrendermi” ha concluso il Trap.