Sono state tante le dichiarazioni riguardo alla Superlega. Calciatori, cantanti, dirigenti. Ma cosa ne pensano gli allenatori di Serie A? Uno dei primi a parlare è stato Serse Cosmi, come riportato in conferenza stampa. Oggi, durante l'incontro con i media, sono arrivate anche parole di altri allenatori. Il primo è quello del Genoa, Ballardini: “Io sono cresciuto con la passione" ha dichiarato, "sognando di poter giocare contro i più bravi. Il calcio mi ha insegnato a stare al mondo, il calcio è popolare, il calcio è merito, solidarietà e bene comune. Pensare possa essere un bene solo per pochi mi fa rabbrividire. Non è lo sport che amavo da bambino".
Superlega, Ranieri: "È una cosa sbagliata"
Sono arrivate anche le prime parole di Claudio Ranieri: “Il bello del calcio sono le imprese come quella del mio Leicester. È stata la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo quello che vogliono fare alcuni club europei. Il bello sta proprio nella possibilità del più piccolo di poter competere con i più grandi: è l’essenza dello sport. Questa Superlega è una cosa sbagliata e spero che FIFA e UEFA abbiano gli strumenti idonei e la voglia per contrastare questo gigante”.
Mihajlovic sulla Superlega: "Non facciamo i falsi moralisti: è solo una questione di soldi"
Inevitabile un passaggio sulla Superlega anche da parte dell’allenatore del Bologna Mihajlovic:
“È una cosa brutta. Il calcio è lo sport più seguito al mondo perché le piccole possono battere le grandi. Con questo sistema i ricchi diventano più ricchi e i poveri sempre più poveri. Non esisterebbero storie come quella del Leicester. Inutile fare i falsi moralisti. È solo una questione di soldi, devono risanare i loro debiti”.
Sassuolo, De Zerbi: "Superlega? Non vorrei scendere in campo contro il Milan"
Anche Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo ha parlato duramente in conferenza stampa dicendosi totalmente contrario a questa iniziativa: “Sono arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di Stato. Potevano farlo alla luce del sole invece di fare comunicati a mezzanotte, tirando fuori un sito nuovo. Questa cosa toglie l’essenza del calcio: è come se il figlio di un operaio non possa sognare di poter fare il dottore o l’avvocato. Mi urta i nervi. È come se dicessero: il pallone è mio, gioco io. Come all’oratorio. Ma è finito il tempo dell’oratorio”.
L’allenatore del Sassuolo parla anche della sua squadra: “Quest’anno siamo partiti con il sogno dell’Europa, e forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo. Se questo è il calcio moderno, è una roba che non rispetta l’uomo. Domani non vorrei scendere in campo perché il Milan fa parte di queste tre squadre. Questo sport mi ha dato da mangiare per 40 anni ma io al calcio ho dato tutto. Questa questione va oltre il lavoro, va nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane. Stiamo scrivendo una pagina triste per il calcio".