Un mondiale in trionfo, l'altro nel baratro. A 71 anni Luiz Felipe Scolari continua a dividere i cuori del calcio brasiliano. Ma se sul grande apice di carriera non ci sono dubbi - "Quel 2002 con Ronaldo, Rivaldo e Dinho..." -, lo storico allenatore verdeoro, oggi senza panchina, sorprende tutti raccontando la sua più cocente delusione.
"Il mio Chelsea aveva qualche problema di infortuni ma anche altri all'interno della squadra", intervistato ai microfoni di Yellow and Green Football, Scolari ricorda la breve esperienza alla guida dei Blues tra 2008 e 2009. "E soprattutto io avevo una leadership che si è andata a scontrare con due giocatori. Di chi stiamo parlando? Drogba e Anelka".
I due fuoriclasse della rosa, nel fiore degli anni. "Quando Didier si è ripreso da un problema fisico ho provato ad adattare il mio gioco per farlo convivere insieme a Nicolas", che al momento era il top scorer del Chelsea in Premier League. "Ma Anelka non ne ha voluto sapere, 'io gioco solo in una posizione', mi disse. C'era mancanza di rispetto, voglia di sacrificarsi da parte di due grandissimi giocatori. E lì le cose sono cambiate un po'". Nel febbraio 2009, per Felipao arrivò l'esonero.
"Più avanti ho avuto modo di riparlarne con Drogba", continua l'allenatore. "In Russia, ai Mondiali 2018: mi ha spiegato che non c'era nessuna cattiva intenzione da parte sua o di Anelka. Le cose a volte succedono. Ma io ho perso una delle più grandi opportunità della mia vita".
E il Mineirazo?
Nel corso dell'intervista Scolari commenta anche il drammatico 7-1 incassato in casa dalla Germania. "Una sconfitta storica, ma è stato un cortocircuito", l'allenatore torna sull'eliminazione ai Mondiali 2014 del suo Brasile.
"Nel primo quarto d'ora abbiamo giocato alla pari, poi dopo il primo gol ci siamo disuniti e siamo crollati nel modo peggiore possibile. Non abbiamo perso per senso di superiorità", l'analisi a freddo del ct, "ma per i nostri errori e la brillante capacità di sfruttarli da parte della Germania. Fino a quel momento avevamo avuto un cammino comunque nelle aspettative, poi è cambiato tutto".
Felipe si dice invece sorpreso: "Quando avevamo vinto nel 2002 eravamo tutti degli eroi. Invece dopo quella partita sono stato additato come l'unico artefice del disastro. Ma è stata una disfatta nata e maturata su un campo di calcio". A differenza di quanto successo dalle parti di Stamford Bridge.