"Arbitro non è rigore": la Pro Patria e il fair-play di Colombo
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Data: 19/04/2021 -

"Arbitro non è rigore": la Pro Patria e il fair-play di Colombo

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Il gesto del centrocampista della Pro Patria "Sono scivolato da solo, non è rigore". "Ho fatto una cosa normalissima, faccio fatica a comprendere il motivo di tanto rumore" racconta a Gianlucadimarzio.com
Il gesto del centrocampista della Pro Patria "Sono scivolato da solo, non è rigore". "Ho fatto una cosa normalissima, faccio fatica a comprendere il motivo di tanto rumore" racconta a Gianlucadimarzio.com

Braccio alzato e il dito che dice no: "sono scivolato da solo, non è rigore". E' il 26' del secondo tempo della gara Giana Erminio – Pro Patria, valevole per la trentaseiesima giornata del girone A di serie C, il risultato è fermo sull’1-1, la gara è tirata, l'arbitro assegna un rigore in favore della Pro per un presunto fallo su Riccardo Colombo, entrato in campo due minuti prima.

 

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"Ha visto male, le assicuro che non mi non mi ha toccato nessuno". Dietrofront, niente rigore e semplice rimessa dal fondo. Un'ammissione che lascia tutti di stucco, soprattutto gli avversari: "Erano quasi increduli, mi hanno ringraziato. A fine gara son venuti a complimentarsi anche i dirigenti della Giana". Il risultato della gara non cambierà più. Eppure, alla Pro Patria, quinta in classifica con 57 punti, una vittoria avrebbe fatto comodo: "Comprendo che qualche tifoso possa essersi risentito -  racconta Colombo a gianlucadimarzio.com - ma nel calcio e nella vita esistono dei valori che vanno oltre il risultato".

UNA CARRIERA ALL'INSEGNA DEL FAIR-PLAY: "NON CAPISCO IL PERCHE' DI TANTO CLAMORE"

Riccardo sembra quasi stordito da tanto clamore: "Ho fatto una cosa normalissima, faccio fatica a comprendere il motivo di tanto rumore". E forse è proprio per questo che ha cosi tanti amici: "Mi hanno detto tutti che se lo sarebbero aspettati da uno come me...mi hanno scritto molti ex compagni, tifosi di altre squadre, soprattutto da Salerno dove credo di aver lasciato un ottimo ricordo". Trenta presenze in serie A, tra Torino e Udinese, oltre 300 in B con Albinoleffe, Triestina e Salernitana.

Una carriera di tutto rispetto anche se Riccardo Colombo, centrocampista classe 1982, è uno che vive di emozioni: "Per me il cuore, la correttezza valgono più del successo personale, per questo cinque anni fa ho lasciato la serie B per accettare la proposta della Pro Patria in D, un atto di amore nei confronti della città che mi ha lanciato nel grande calcio". E si, perchè nel 2016, dopo aver collezionato trenta presenze in B con la Salernitana, decise di fare un triplo salto indietro pur di aiutare la squadra di Busto Arsizio a tornare nei professionisti. Un trasferimento che fece clamore, quasi quanto la sua ammissione sul rigore di domenica scorsa.

 

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LA MONETINA NELLA FONTANA, IL GOL IN SERIE A E...TOTO' DI NATALE

Una carriera importante quella di Colombo: "Ho avuto la fortuna di giocare con grandi calciatori". Tra i suoi ex compagni ci sono Amoruso, Ventola, Stellone, Sereni, Bruno Fernandez, Acerbi e Bonazzoli. Tanto per fare qualche nome. "Il più forte? Totò Di Natale. Per sua scelta ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato. Uno del genere avrebbe dovuto vincere la Champions League. Ma lo capisco. La sua è stata una scelta di cuore, proprio come ho fatto io con la Pro Patria". A 24 anni il primo gol in serie A, in un Catania - Torino finito 3-2: "il sogno di una vita, saranno stati i tanti desideri espressi quando, da piccolo, lanciavo le monetine nelle fontane", ci racconta sorridendo.

  

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IL CALCIOMERCATO, LE TRATTATIVE SFUMATE E LA RIPARENZA DALLA D

"Non ho grossi rimpianti, forse l'unico, che mi fa ancora male, è la retrocessione in B del Torino nel 2009. Non l'ho mai dimenticata". Calciomercato e sliding doors, anche qui, come in ogni carriera: "Qualche occasione me la sono fatta scappare", prosegue Colombo, "Quando ero in B all'Albinoleffe arrivò un'offerta dall'Atalanta ma la società non mi liberò. Mi sarebbe piaciuto molto giocare a Bergamo. Poi, a gennaio, firmai con l'Udinese".  39 anni e un futuro tutto da scrivere: "Mi piacerebbe fare l'allenatore". E chissà se da quel rigore rifiutato non possa nascere un'opportunità. Nel segno del fair-play e dei veri valori del calcio.

Fabrizio Caianiello



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