"L'ho toccata io". E' il sessantesimo di Union Clodiense Chioggia Sottomarina - Belluno, partita del girone C di Serie D. Le squadre sono sullo 0-0 e l’arbitro, il signor Domenico Leone di Barletta, decreta un calcio di rigore per il Belluno. L'attaccante Giovanni Madiotto si rende protagonista di uno straordinario episodio di fair play: "arbitro, il pallone è finito sulla mia mano, non è rigore, è punizione per loro". Ha dovuto ripeterlo due volte affinché fosse creduto: "E' stato un gesto spontaneo, naturale, del quale mi assumo tutte le responabilità visto che alla fine abbiamo anche perso" racconta Madiotto a gianlucadimarzio.com.
"NON CAPISCO TUTTO QUESTO CLAMORE, LO RIFAREI ALTRE 100 VOLTE"
"L'arbitro mi ha stretto la mano congratulandosi per la sincerità ma per me è stata una cosa normale, anche se mi rendo conto che in pochi l'avrebbero fatto", prosegue Giovanni, "Mi sono arrivati tanti complimenti in questi giorni ed ho quasi difficoltà a comprendere il perchè di tanto clamore". Alla fine il suo Belluno ha perso per una rete a zero, subendo gol a nove minuti dal termine ma Giovanni non ha alcun ripensamento: "Lo rifarei altre 100 volte, anche i miei genitori e la mia ragazza mi hanno supportato dicendomi che ho fatto la cosa giusta". Qualcosa di simile accadde in Turchia un anno fa, anche se, in tema di fair play, l'episodio più famoso resta quello di Paolo Di Canio del dicembre del 2000, quando l'ex West Ham rinunciò a segnare un gol fatto per consentire al portiere avversario di essere soccorso,
UNA CARRIERA DEDICATA AL GOL SMORZATA DA UN INFORTUNIO
Il risultato evidentemente non è tutto nella vita, cosi come la gloria personale. E la Serie D negli ultimi anni ha regalato tanti esempi da seguire. Nel 2018 l'allenatore del Portici Enzo Maiuri, dopo che i suoi calciatori segnarono con un avversario a terra, fece pareggiare la squadra rivale, ricevendo addirittura un riconoscimento da Boban e Infantino, rispettivamente vicesegretario generale e presidente della FIFA.
Madiotto è uno di quei calciatori che vive per il gol. Ma in questo caso la lealtà ha vinto su tutto. Ha iniziato esordendo in C2 nella Giacomense, il club che poi fece la fusione con l'attuale Spal, per poi consacrarsi nel Treviso in C1: "Non posso lamentarmi della mia carriera, anche se qualche treno posso dire di averlo perso. Ho segnato 61 gol negli ultimi quattro anni passando anche dalla rottura del crociato". Ma c'è ancora tempo per arrivare in alto. Intanto, chapeau.
A cura di Fabrizio Caianiello