Non è il quartiere londinese del Fulham, ma è l’omonimo dipartimento situato nella zona ovest di Buenos Aires. Hurlingham è noto come la culla del rock argentino e ha uno dei club di polo più antichi al mondo, ma da qualche tempo è anche conosciuto perché ci è cresciuto Nehuén Pérez, ultimo esordiente della ‘Scaloneta’ in vista di Qatar 2022. “Vederlo in Nazionale è una soddisfazione, per me come per tutti quelli che lo hanno conosciuto nel suo percorso. Averlo allenato 4 anni non è molto comune perché nelle giovanili di solito si cambia dopo una-due stagioni, invece in quell’occasione la società decise di confermarmi. Io sono stato uno dei tanti allenatori che ha avuto, niente più”. A parlare a gianlucadimarzio.com è Rodrigo Lista, ex allenatore del difensore dell’Udinese nelle giovanili dell’Argentinos Juniors.
"Nehuén è un leader nato. Quando aveva 10 anni sembrava ne avesse 18"
La società de La Paternal è rinomata per il suo vivaio fertile come il Semillero del Mundo, il granaio del mondo. Da Maradona, Riquelme, Redondo, Biglia e Cambiasso, fino a Nico González e Alexis Mac Allister. “Nehuén è arrivato al club grazie a Gustavo Rissi, uno scout che ha portato anche Fausto Vera, oggi al Corinthians. Due ragazzi seguiti da Boca e River, ma che hanno scelto l’Argentinos Juniors per il metodo degli allenatori e il potenziale che aveva la loro categoria: era una buona squadra che dai 5 ai 10 anni aveva vinto 4 titoli. Oltre a loro, in quella formazione c’erano anche Hernán Lopez Muñoz e el Saltita González, arrivati entrambi in Primera con Central Cordoba e Independiente”.
79 presenze tra Italia, Spagna e Portogallo, in estate l’Udinese lo ha acquistato a titolo definitivo dall’Atlético che però si è riservato il diritto di acquisto a 10 milioni dopo il primo anno, 12,5 dopo il secondo e 15 dopo il terzo. Protagonista di un buon avvio di stagione, macchiato solo dal rosso con la Salernitana, Scaloni ha fatto debuttare Pérez contro l’Honduras. Un attestato di stima per il futuro e tanta fiducia per il proseguo in bianconero, sin qui formazione rivelazione della Serie A. “Ha fatto un percorso naturale, senza particolari ostacoli. Proviene da una famiglia umile, ma che lo ha sempre accompagnato, soprattutto suo padre Jorge, e lui si è sempre allenato facendo anche sacrifici. Quando era all’Atlético ed era stato ceduto Godin, credo che avesse qualche speranza di restare e avere spazio…Ma è giovane e ha ancora tempo”.
Oggi, Rodrigo Lista è assistente tecnico del Real Pilar, club di Primera C argentina, ma si ricorda bene com’era il classe 2000, che ha iniziato da attaccante nella squadra di baby fútbol del Quinta de los Pibes per poi passare all’Argentinos Juniors a 8 anni e affermarsi come difensore centrale di destra, mentre all’Udinese è stato impiegato in emergenza come quinto e spesso come braccetto di sinistra da Gotti, Cioffi e Sottil. “Ha sempre dimostrato serietà negli allenamenti, solidità nella marcatura e nella posizione, oltre a una mentalità vincente. Mi ha impressionato soprattutto per la personalità, che ha mantenuto negli anni. Un leader, a 10 anni sembrava un giocatore di 18. Nelle giovanili ha sempre giocato con tutti gli allenatori, meno nella Reserva e in Prima Squadra, poi è stato acquistato dall’Atlético Madrid dopo appena 3 presenze, in un momento in cui il club aveva bisogno di fare cassa. L’Argentinos Juniors se l’è goduto poco. Si vedeva che sarebbe potuto arrivare in alto, ma dipendeva solo da lui e così sarà anche in futuro”.
Una leadership riconosciuta, anche se Nehuén non giocava con la fascia al braccio, come invece ha fatto con l’Argentina Sub20. “Non c’era un capitano fisso, ma lui e Fausto Vera erano i leader dello spogliatoio”. Tanti trofei vinti, ma il ricordo di Lista di quegli anni è un altro. “Giocavamo anche tornei nell’Interior dell’Argentina. Capitava di andare una settimana o dieci giorni in altre città ed era come se i ragazzi fossero in ritiro, i loro primi passi da giocatori professionisti”. Se c’è un aspetto che invece ci tiene a sottolineare di Nehuén è questo: “Quando torna in Argentina, spesso va a trovare i suoi ex compagni di quegli anni. È una cosa che non vedo fare spesso. Questo fa riflettere sul valore della persona perché sebbene si trovi a un altro livello, non si dimentica delle proprie radici”. Ricordare il passato, per continuare a scrivere il futuro, in bianconero e con l’albiceleste. E chissà, forse anche in rojiblanco.