Dopo le esperienze in Portogallo e in Premier League, lo scorso ottobre si è trasferito al Milan. Terzo campionato diverso all'età di 21 anni e settimo portoghese nella storia rossonera. "Quando ho accettato la proposta del Milan avevo un obiettivo più importante di altri, sentire di nuovo il profumo dell’erba; prima ancora, tornare a considerarmi un giocatore dopo tutti gli infortuni che mi avevano frenato negl iultimi tre anni. Ci sono riuscito. Finora sono sempre stato a disposizione dell’allenatore. Poi volevo dimostrare di meritare di giocare, attraverso il lavoro quotidiano. E anche questo traguardo credo di averlo raggiunto: fino a questo momento ho giocato 16 partite. Mi pare molto positivo". Così Diogo Dalot a Sportweek.
16 presenze stagionali fin qui per il classe '99, che a Milano ha stretto amicizia col connazionale Leao: "Io per lui sono quasi una figura paterna: lo tranquillizzo, lo invito a riflettere prima di fare una cosa, ad andarci piano. Gli sto vicino e gli dico quello che va bene e quello che non va bene. Lui fa il contrario: sostiene che devo essere più sciolto, che non devo preoccuparmi troppo per tutto. Siamo l’opposto uno dell’altro, è divertente".
Su Pioli: "La sua capacità di comunicare con i giocatori, facendo sentire utile e speciale ciascuno, sia che giochi tutte le partite, sia che scenda in campo un a volta al mese. Come tecnico sta facendo un lavoro fantastico. La classifica di Serie A parla per lui".
Rossoneri primi in classifica, che adesso vedono lo scudetto non più come utopia: "È normale quando fai tanti punti e nello spogliatoio ci sono giocatori, o ex, vincenti come Zlatan o Bonera e Dida. La cosa importante è mantenere l’equilibrio. Se ci riusciamo, sono convinto che lotteremo fino in fondo per il titolo". Campionato ma anche Europa League: "Dobbiamo rispettare la Stella Rossa, il prossimo avversario. Da solo, lo stemma del Milan che portiamo sul petto non vince le partite. Loro senza pubblico perdono parecchio,ma restano pericolosi"