Finalmente ha realizzato il suo sogno. Quando Diogo Dalot arrivò al Manchester United, era emozionato al pensiero di condividere il campo con Zlatan Ibrahimovic, ora suo compagno di squadra al Milan. Lo svedese, però, si trasferì negli Stati Uniti, nei Los Angeles Galaxy, poco prima che un adolescente Dalot arrivasse all'Old Trafford.
Non pensava di ritrovarlo in futuro nella sua stessa squadra. "È stato un momento un po' triste per me - racconta Dalot al The Associated Press -. Quando giochi a calcio, vuoi sempre giocare con i migliori giocatori e, ovviamente, Zlatan era un riferimento".
"Ibrahimovic? Molto esigente"
Ma adesso Ibra c'è e per il difensore portoghese è un'occasione per migliorare seguendo i suoi insegnamenti. "È molto esigente con noi. È sempre uno dei primi a entrare in campo di allenamento. Ci aiuta a capire che dobbiamo essere professionali come lui se vogliamo vincere. E questo è un ottimo modo per decidere come vogliamo essere essere tra 10 o 15 anni".
Ibrahimovic è descritto come un maestro in campo: in grado sia di incoraggiarti che di buttarti giù se la situazione (o l'allenamento svogliato) lo richiede. "Può darti la fiducia quando pensa che ne hai bisogno. Questo a volte significa essere brutalmente onesto con frasi come: "Non stai andando abbastanza bene per essere a questo livello". E se lo dice lui dobbiamo ascoltare", prosegue Dalot.
Cammino scudetto, Porto e Manchester United
Sulla vitoria del titolo l'esterno non ha dubbi. "Sarà più speciale vincerlo, non solo per aver battuto la Juve o l'Inter, ma per riportare il Milan al vertice, vincendo titoli dopo tanti anni. Ci piace questo tipo di pressione e questo tipo di sfide". Ma l'attenzione di Dalot è anche concentrata sulle sue ex squadre. "Sono completamente concentrato su quello che sta succedendo qui. Ma quando torno a casa posso vedere le partite del Manchester, quelle del Porto ed esserne felice, perché stanno andando alla grande".
Infine un avvertimento sulle sue potenzialità: "Sono una persona sicura di sé. Conosco le mie qualità. So cosa posso fare, ma se non giochi non è abbastanza - afferma -. Sentire di nuovo il prato, sentire di nuovo le partite, vincerle e giocare 90 minuti ... è fantastico" ha concluso.