La notizia dell'addio di Giuseppe Marotta dalla Juventus ha scosso il popolo bianconero e attirato la curiosità degli appassionati di calcio italiano. È stato quantomeno bizzarro, infatti, immaginarsi un addio del massimo dirigente juventino nell’anno che ha regalato ai tifosi l’arrivo di Cristiano Ronaldo. Ma l’addio alla Juve è realtà, e sono ora da conoscere tutti i perché di questa decisione ferma, irrevocabile, ma naturalmente ponderata.
Forse, anzi, più di
dimissioni sarebbe meglio parlare di termine non consensuale di un
rapporto, consumatosi a metà settembre. Si tratta di un
allontanamento inaspettato, quello che Andrea Agnelli ha voluto
comunicare a Marotta. Soprattutto per le tempistiche. È evidente,
infatti, che l’addio del dirigente a settembre gli impedirà di
ottenere altri incarichi in altre società almeno fino al prossimo
anno, cosa che per la Juventus costituisce un indubbio vantaggio.
Ma quali sono stati
i dissapori tra la proprietà e la dirigenza? La linea di conduzione
molto prudente di Marotta, a differenza di quella più aggressiva
promossa da Agnelli e Paratici, è sembrata lo spartiacque per
arrivare a maturare un addio che farà cambiare solo internamente
l’assetto societario juventino, senza grossi stravolgimenti. Niente
Zidane in arrivo, insomma, niente nuove figure dall’esterno. La
linea della Juventus è quella di lavorare con chi già c’è.
Nascerà un nuovo triumvirato, anzi, composto da Agnelli, Paratici e
soprattutto Pavel Nedved, pronto a ricoprire una carica importante
non più da uomo immagine, con una storia importante nella Juventus,
ma un ruolo da dirigente vero e proprio.
In che forma? Secondo la linea di Agnelli (tra l’altro, è da escludere ogni dissapore con il ramo Elkann sulla gestione della Juventus), a Nedved, oltre a ovviamente la fondamentale figura di Paratici, andranno più poteri relativamente alla gestione sportiva. Mentre toccherà a chi è nel CdA, ma con un rimpasto di cariche, occuparsi della parte più economico-amministrativa.
L’addio di Marotta è
infatti legato dalla volontà da parte di Agnelli di sfruttare l’onda
lunga dell’arrivo di Cristiano Ronaldo, per far diventare il club
sempre più ambizioso e rivolto al mercato globale, non più soltanto
italiano. La nuova Juventus senza Marotta ripartirà da questo piano,
economico e sportivo. Una crescita che Agnelli vuole accelerare,
dando fiducia a chi dopo quasi dieci anni di esperienza manageriale e
sportiva sembra finalmente pronto al grande salto.