Si è dimesso Marotta dalla Juventus? La risposta è clamorosamente affermativa. Verrebbe immediatamente da pensare: ci eravamo tanto amati. E forse ci si ama ancora, ma quando arriva il momento di lasciarsi, bisogna farlo subito. Pensandoci, ma prendendo una decisione ferma. D’altra parte, non poteva che fare così uno dei dirigenti più importanti del panorama calcistico italiano, che dopo la Sampdoria ha deciso di gettarsi nell’avventura juventina con anima e cuore, sin dal primo giorno. Era il 2010, e a Marotta la Juventus assegnò il compito più arduo di tutti: ricostruire dalle macerie di una squadra risalita in Serie A dopo le note vicende di Calciopoli ma poco in grado di ottenere i successi a cui era abituata. E lui ci si è messo, eccome.
Decide di vivere in centro, vicino all'albergo che avrebbe ospitato la Juve per i consueti ritiri pre partita. Una casualità? Forse no. Comunque, il primo anno non
ottiene molto, ma getta le basi per quella che sarà la Juventus del
futuro e dell’attuale presente. Molti se ne vanno, un allenatore
(Delneri) viene chiamato con non poco scetticismo, ma sono
soprattutto i giocatori a interessare: l’arrivo di Bonucci per 15,5
milioni di euro dal Bari sembra già un colpo da maestro, che poi
viene bissato nella sessione invernale del calciomercato, con
l’acquisto dal Wolfsburg di Barzagli per meno di mezzo milione di
euro. Investimenti importanti, nel primo caso; grandi intuizioni, nel
secondo. Ma il settimo posto lascia l’amaro in bocca e la
convinzione che si sarebbe dovuto fare molto di più.
Ed è lì che si è
vista tutta l’abilità del dirigente Marotta, cresciuto insieme con
la società. La scelta è quella di puntare, per la stagione
2011/2012, su Antonio Conte, che da giocatore della Juventus ha
lasciato il segno, ma che da allenatore era alle prime anni. Arezzo,
Bari, Atalanta, Siena… tutte piazze importanti, ma mai in lotta per
lo Scudetto, che è sempre stato l’obiettivo bianconero. Marotta ci
crede, e mette nelle mani del futuro ct azzurro una squadra di tutto
rispetto: arriva Vucinic dalla Roma (15 milioni), arriva Vidal (circa
12) ma soprattutto Pirlo dal Milan, a parametro zero. Grandi
investimenti da un lato, e grandi intuizioni dall’altro. Di nuovo.
E lo scudetto questa volta arriva.
Sarà il primo di
una serie incredibile e consecutiva di successi in Italia, non ancora
interrotta. Ma Marotta (e la Juventus) non si accontenta, vuole
sempre di più. E la determinazione porta ad altre fantastiche
intuizioni: Pogba e Lucio a parametro zero nell’estate 2012, oltre
a un investimento iniziale verso giovani ora importantissimi, come
Rugani preso ma lasciato all’Empoli a maturare. Ma poi ancora
Tevez, Evra, Morata, Alex Sandro, Dybala, Mandzukic, Khedira. Tutti
acquisti che si susseguono, anno dopo anno. Ed è impressionante
notare che rispetto alla mole iniziale di acquisti, il numero si sia
a poco a poco ridotto: bastavano pochi ritocchi a una macchina da
guerra.
La Juventus targata
Marotta cresce, vince, e spende cifre relativamente basse per le
ambizioni che ha. Raramente, infatti, le operazioni superano i 30
milioni di euro, salvo un caso eccezionale, da record: quel Gonzalo
Higuain che litiga con De Laurentiis pur di trasferirsi in Piemonte.
Il dg bianconero decide di esercitare la clausola rescissoria
stabilita dal Napoli, di circa 90 milioni di euro. E dimostra di
avere ragione, ancora una volta. A Torino arrivano anche altri grandi
giocatori, come Dani Alves, Benatia, Bernardeschi, Douglas Costa.
Fino alla storia più recente, che tutti conoscono. Altri, invece,
sotto la sua gestione se ne sono andati (su tutti Del Piero e Buffon,
che hanno fatto la storia del club), ma senza una polemica. Nemmeno
quando Conte, quando ha deciso di dimettersi: la scelta di puntare su
Allegri si è rivelata decisamente vincente. E proprio come il suo
vecchio allenatore, Marotta si è dimesso di colpo,
ma con un palmares di
sette Scudetti, tre Supercoppe italiane e quattro Coppe Italia ma la
gioia della Champions rimasta strozzata in gola, a un passo. In otto
anni, la storia della Juventus è cambiata. Che poi era quanto, nel
2010, gli era stato chiesto.