Vita di campagna, lontano dalla città ma dentro la sua terra assieme alla sua famiglia. Marco Amelia vive così la sua quarantena, con la speranza di potersi rimettere presto in gioco: non para più, ma allena, in attesa di un'occasione su una grande panchina per ritornare nel grande calcio. "Ho sempre voluto far l’allenatore, so che devo fare gavetta e imparare. Voglio tirar fuori il massimo dai giocatori più che cercare una filosofia a tutti i costi" ha detto oggi a Casa Di Marzio, la nostra diretta Instagram con i calciatori, in cui si è raccontato tra ricordi e ambizioni future.
Impossibile non partire dal 2006, il suo anno di grazia, che oltre al Mondiale gli ha regalato anche l'unico gol segnato, quello in Europa League col Livorno al Partizan. "Faceva freddo quella sera, non ci stavo a perdere una partita che ci poteva far passare il turno. Sono andato in avanti e ho fatto gol: non l’ho presa bene ma l’ho sorpreso. Abbiamo scritto la storia di un club che faceva la Serie C fino a pochi anni prima portandolo ai sedicesimi di Coppa Uefa" ha detto Amelia, prima di passare inevitabilmente dai ricordi in Nazionale.
Dal raduno di Coverciano al ritiro di Duisburg, la sua avventura da secondo portiere con la maglia azzurra è stata pur senza presenze quella più emozionante della sua carriera. "Dal Mondiale in poi si è scoperto tutto di tutti i giocatori del 2006, anche del mister. Amalgamare il gruppo in quel periodo era un’impresa difficile, ha fatto entrare nella nostra testa l’idea di poter vincere il Mondiale. Eravamo gli unici a crederci veramente, queste vittorie si costruiscono dalle convocazioni e nei primi giorni di raduno".
Italia passata poi da Lippi a Donadoni, un allenatore che lo ha lanciato dalla Serie C con il Livorno. "È arrivato giovane con piccole esperienze in panchina, aveva una mentalità vincente. Mi ha aiutato tanto a crescere caratterialmente, serviva per alzare il livello".
Non solo Donadoni, ma anche José a Mourinho, avuto in una stranissima avventura al Chelsea. "Ho lavorato in maniera strana con Mourinho, avevo contatti con una squadra italiana in B per trovare a giocare, ma mi sono ritrovato al Chelsea per via dell’infortunio di Courtois a mercato finito. Quando sono arrivato mi sono ritrovato Mourinho in albergo, mi ha trasmesso subito grande voglia, lui è un grande motivatore, tira fuori il meglio anche da chi è meno importante".
Tappa di alto prestigio della sua carriera, che però non può vantare un'avventura vera e propria in prima squadra con la Roma, il suo club del cuore. "Con la Roma ho fatto tutto il settore giovanile, dagli esordienti alla prima squadra. Ho scelto di andare via con la voglia di tornare, ma non c’ stata l’occasione, il rimpianto è non aver avuto mai la possibilità di farlo. Ho sempre tifato Roma".
Allora meglio guardare al futuro, anche quello che non lo riguarda direttamente. Come ad esempio la Nazionale di oggi, che vorrà tifare da casa sperando di poter festeggiare come nel 2006. "L’Italia di Mancini è una squadra forte e bella da vedere, la rosa è di ottima qualità, poteva essere un Europeo da protagonisti. Abbiamo tantissimi portieri, oltre a Donnarumma ci sono Meret e Sirigu che sono fortissimi. Anche in Serie B ci sono tanti portieri validi, mi fa piacere perché in Italia siamo i migliori in questo ruolo".
E infine la sua passione, gli e-sports: ha creato l'Amelia Team e ha anche accettato la nostra sfida per una partita contro di lui. "Sono stato il primo sportivo che ha creduto nel mondo di e-sports. Ho un team che giocano ai vari titoli online, soprattutto sportivi, è un mondo che mi piace e che ha grande cultura. Selezioniamo giocatori con un certo comportamento, condivido molte serate con i ragazzi del team".