In campo lo chiamavano baby-faced assassin, per quello sguardo pulito e implacabile sotto porta. Oggi che è allenatore, Ole Gunnar Solskjaer si sta rivelando invece l'uomo dai due volti: capace di iniziare col botto il girone di ferro in Champions e incappare, allo stesso tempo, in una delle peggiori partenze di sempre in Premier League della storia del Manchester United.
L'ultimo stop? Domenica pomeriggio, in casa contro l'Arsenal: 0-1, firmato Aubemayang su rigore per fallo commesso da Pogba. In quattro gare di campionato all'Old Trefford, i Red Devils hanno messo a segno un solo punto (peggior record dal 1972). Troppo brutto per essere vero, in uno dei teatri del calcio mondiale. Con la squadra più vincente d'Inghilterra ferma al 15esimo posto dopo 6 giornate.
Eppure proprio sul loro campo i ragazzi di Solskjaer sembravano aver invertito la tendenza solo mercoledì, con un fantastico 5-0 al Lipsia. Nel precedente impegno europeo, lo United era andato a vincere in casa del Psg: doveva essere il terzo incomodo, si sta rivalendo dominatore del gruppo H tra una finalista e una semifinalista dell'ultima Champions League.
Per questo Solskjaer, oggi alla 100esima panchina da allenatore dei Red Devils, cerca soprattutto continuità. Ha provato con lo stesso undici che ha sbaragliato il Lipsia, ma l'Arsenal di Arteta ha spazzato via di nuovo ogni certezza. Serve una reazione nel prossimo blocco di gare: doppio Basaksehir per chiudere il discorso qualificazione in Champions, Everton e WBA per rilanciarsi in Premier. Perché se è vero che glory glory Man United, il tempo non è infinito. Anche per una leggenda come Ole.