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Data: 18/11/2020 -

Falegnami, elettricisti e un guru in panchina: Isole Faroe, che impresa

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Primi da imbattuti nel girone di Nations League con Lettonia, Andorra e Malta. Nella prossima edizione del torneo giocheranno in Lega C. Un obiettivo: riuscire un giorno ad imitare le imprese dei vicini islandesi: "Se ce l'hanno fatta loro con 300mila abitanti, perché non possiamo farlo anche noi"?
Primi da imbattuti nel girone di Nations League con Lettonia, Andorra e Malta. Nella prossima edizione del torneo giocheranno in Lega C. Un obiettivo: riuscire un giorno ad imitare le imprese dei vicini islandesi: "Se ce l'hanno fatta loro con 300mila abitanti, perché non possiamo farlo anche noi"?

Mentre tutti gli occhi erano puntati su Mbappé contro Kulusevski o sui sei gol della Spagna alla Germania, ad Attard – a pochi chilometri da La Valletta – i giocatori delle Isole Faroe stavano ballando sulle note di Sweet Caroline. Festa grande negli spogliatoi, qualche maglietta lanciata in aria finisce perfino sulle pale del ventilatore da soffitto. L’1-1 contro Malta, infatti, vuol dire primo posto nel girone di Nations League e promozione in Lega C. Insomma, vuol dire storia per chi sogna di imitare il "vicino di casa", cioè quell’Islanda che a Euro 2016 arrivò fino ai quarti eliminando anche l’Inghilterra. Sorride il Ct Hakan Georg Ericson, che continua a non sbagliare un colpo: al 60’, sotto di un gol, si gira verso la panchina: “Scaldati, tocca a te”, dice ad Ari Mohr Jonsson, che entra e dopo 8’ trova la rete del pareggio.

 

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Maestro

Di imprese se ne intende. Lui, figlio di Georg, allenatore della Svezia ai Mondiali del ’74 e del ’78. Da ragazzino seguiva sempre papà, parlava con i suoi giocatori. Lì ha capito che non serve avere eccessivo rispetto per le star. Sono essere umani come tutti, come quei ragazzi che oggi allena e che nel calcio hanno un hobby, non il primo lavoro. Hakan ha iniziato ad allenare giovanissimo, quando aveva appena 23 anni. Ai tempi in cui Eriksson guidava Roma, Lazio e Benfica, lo andava a trovare spesso: “Sii te stesso, ma ascolta sempre la cultura in cui ti trovi”, gli consigliava il rettore di Torsby. Ha accettato la panchina delle Isole Faroe nel dicembre 2019, prendendo il posto di Lars Olsen. Quest’ultimo, che nei suoi 8 anni da Ct ha raggiunto la quota record di 9 punti nelle qualificazioni ai Mondiali del 2018, aveva finito il suo ciclo. Hakan, infatti, ha preso in mano una squadra che aveva vinto solo una delle ultime dieci partite, che era scivolata dal 78esimo posto del ranking Fifa al numero 110 e che aveva visto ritirarsi Atli Gregersen, storico capitano. La Federazione, che nel frattempo ha costruito bellissimi campi in erba sintetica e strutture di assoluto livello, sentiva il bisogno di un allenatore progressista, lungimirante e ambizioso. Hakan non allenava da tre anni, durante i quali si è trasformato per varie aziende in relatore sulla leadership. Lui che da co-trainer della Svezia agli Europei del 2012 e del 2016 ha lavorato vicino ad Ibrahimovic, ricevendone una nuova prospettiva dello sport.

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Le sue imprese

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“Dobbiamo sempre credere di poter vincere la partita quando entriamo in campo. Ma bisogna anche imparare a perdere con orgoglio”, ha ripetuto alla squadra fin dal primo giorno. Il suo è un calcio consapevole, in cui tutti conoscono il proprio ruolo. Un calcio che mischia principi generali e libertà di improvvisazione. Per battere avversari individualmente più forti è necessario seguire un piano di gioco. Lo ha fatto anche con la Svezia U21, con cui contro ogni pronostico ha trionfato nell’Europeo del 2015. Il suo era considerato il girone della morte, ma ha saputo battere l’Italia di Belotti, Berardi e Bernardeschi, l’Inghilterra di Southgate e Kane, la Danimarca e il Portogallo di Joao Mario e Cancelo. Non solo: è arrivato primo anche nel girone di qualificazione agli Europei del 2017, terminando da imbattuto nonostante la presenza di Spagna e Croazia. Poi la pausa di cui sentiva il bisogno dopo 37 anni a tutto gas, infine l’offerta delle Faroe, accettata a dicembre dopo una sconfitta per 3-0 proprio contro la Svezia.

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Fra falegnami ed elettricisti

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A Stoccolma, quella notte, c’erano tredici giocatori che in patria hanno un lavoro a tempo pieno. No, non è il calcio. Odmar Faero, centrale di 31 anni, qualche mese fa ha sfiorato l’impresa con il suo KI Klaksvik, prima squadra delle Faroe a giocarsi un playoff di Europa League. Un piccolo villaggio di 5127 abitanti ad un passo dai gironi. In carriera ha marcato Ronaldo, Ibra, Muller e ha servito un assist contro la Spagna di Sergio Ramos. Nella vita però lavora in un cantiere navale. Klaemint Olsen, fedelissimo di Ericson, è il capocannoniere all time del campionato faroese con 190 gol e nel girone di Nations League ne ha segnati 4. Ora fa il custode in una scuola, prima ha lavorato 12 anni come falegname. “Ho ricevuto molte offerte dall'estero, ma non ho mai avuto fame di diventare un professionista – ha spiegato – ho un lavoro normale e la mia famiglia intorno a me. Mi godo la vita”. Una delle grandi speranze del calcio faroese è Joannes Bjartalid, centrocampista classe 1996 che adesso è sui taccuini di qualche squadra europea ma che, fino a pochi mesi fa, lavorava in un asilo. Solvi Vatnhamar ha 34 anni e la numero 10 sulle spalle. Era in campo nelle due grandi vittorie della sua Nazionale, entrambe contro la Grecia di Ranieri nelle qualificazioni a Euro 2016. Feste e legna, perché poi quando si alza fa il falegname per una società di costruzioni. Jakup Biskopsto Andreasen, centrocampista di 22 anni, è il capitano del KÍ Klaksvík e ha esordito in Nazionale lo scorso 6 settembre nella vittoria per 1-0 sull'Andorra. Festa doppia, perché proprio in quei giorni stava terminando la sua formazione come elettricista. Storie ed emozioni da raccontare ai colleghi. In attesa di imprese ancora più grandi. Come i vicini islandesi.



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