Undici anni di panchina insieme, tre Paesi diversi, una quantità spropositata di trofei portati a casa. L’era di Pep Guardiola dal Barcellona al Manchester City è stata anche l’era di Domenec Torrent, lo spagnolo che era arrivato in blaugrana nel 2007 per scoprire nuovi talenti e che invece si è ritrovato ad essere il braccio destro dell’allenatore che ha segnato un’epoca. “Il Barça mi aveva chiamato per lavorare sui giovani, mentre Pep era arrivato per la squadra B. Mi incontrò nei corridoi, l’avevo ammirato in campo per anni ma lui si presentò come fosse uno sconosciuto, sapeva chi fossi e mi disse che mi voleva con lui. Era appena arrivato ma si espose con la dirigenza per avermi. Cinque giorni dopo il mio arrivo nel club avevo già cambiato ruolo” ha raccontato Torrent a Gianlucadimarzio.com.
Una lunga cavalcata che poteva anche saltare: “Un anno dopo quell’incontro, Guardiola fu chiamato in prima squadra. Una delle prime mattine, mi arriva una telefonata: «Dome, vieni negli spogliatoi del Camp Nou, devo parlarti», ma io non ci ero mai stato e non sapevo dove fossero, quel ritardo stava per farmi perdere una proposta di lavoro! Pep fece venire una persona a prendermi, mi portò negli spogliatoi per conoscere la squadra e la dirigenza e da lì è cominciata la nostra storia insieme”.
Il mondo di Pep
“Mi vuole bene, ha sempre parole generose per me. Dice che gli ho insegnato tanto, ma in realtà è lui che ha insegnato a me” - ha continuato ai nostri microfoni Torrent, da oltre un anno tornato in solitaria sulle tracce del maestro - “Ma copiare uno stile di gioco non si può. Bisogna avere delle idee e portarle avanti insieme ai propri calciatori. Dicevano che Guardiola non sarebbe stato adatto alla Premier, invece i fatti dimostrano il contrario e sarebbe così anche se andasse in altri campionati, come la Serie A. Poi sono i calciatori a fare la differenza, il nostro Barcellona lo ha dimostrato. Pep aggiunge le sue idee a calciatori incredibili. Ci sentiamo spesso anche oggi, proviamo a non parlare di calcio ma non ci riusciamo quasi mai. Non gli chiedo del suo futuro, ma da come mi parla mi sembra che abbia idee molto chiare per i prossimi anni. Lui al Manchester City sta benissimo ed è molto felice del lavoro che sta facendo. Tornare insieme? Sono andato via quando ho capito che non aveva più bisogno di me, ma se non fosse così gli basterebbe una telefonata per farmi tornare”.
Sogno americano
La prima esperienza in solitaria dopo l’addio a Guardiola è arrivata dall’altra parte del mondo, a New York. “Sono molto contento di quanto fatto nell’ultimo anno. Abbiamo giocato il calcio che mi piaceva e raggiunto gli obiettivi che avevamo. Per me gli USA sono stati una scoperta: c’è stata un’inversione di tendenza rispetto a qualche anno fa, non è un campionato facile, stanno arrivando tanti giovani promesse che faranno molto bene e la gente si appassiona sempre di più perché c’è un’atmosfera incredibile. Adesso serve fare l’ultimo passo. Forse un giorno potrei tornare ad allenare lì, la lega sta crescendo molto. Spesso i colleghi mi chiamano per sapere se c’è qualche giovane talento su cui investire, io sono sicuro che nei prossimi anni arriveranno tanti calciatori americani di gran livello”.
Europa o Flamengo?
Tra gli obiettivi di Torrent, da qualche mese nella sua casa di Girona, potrebbe esserci ora il ritorno nel continente che l’ha lanciato. Ma in Brasile il Flamengo sembrerebbe disposto ad investire tanto su di lui. “Leggo anche io i giornali, so di queste voci, ma non sono mai stato contattato direttamente”, ci ha raccontato lo spagnolo. “In Sudamerica c’è un mio collaboratore di fiducia, mi ha avvertito che potrebbero esserci degli interessamenti da parte loro. Ma ad oggi non ho mai parlato con nessuno. La mia priorità è allenare un grande club, il Flamengo è uno dei più grandi in giro per il mondo”. Un globetrotter, Torrent, pronto a gettarsi nella prossima sfida: “Mi piace tenermi aggiornato su tutto il calcio in giro per il mondo, quindi ho visto tante partite del campionato brasiliano nell’ultimo anno, conosco perfettamente la squadra che hanno”. Guardiola, nel frattempo, gli ha già fatto sapere di avere la sua benedizione. Ma chissà se un giorno le strade torneranno a incrociarsi in qualche corridoio per ripartire insieme.