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Raspadori, testa e talento: l’oro verde del Sassuolo

Un ragazzino con la testa di un trentenne. Perché da un lato c'è la carta d'identità che dice 20 anni. Dall'altra, una mentalità che valorizza ancora di più quell'età. E la prospettiva si ampia. Chi conosce da tempo Giacomo Raspadori su questo non ha dubbi, perché da subito ha capito che fare il calciatore l'avrebbe portato in alto. 

L'oro verde del Sassuolo. Elemento di una palestra di talenti e ingranaggio di un meccanismo virtuoso che ai migliori giocatori delle giovanili spalanca le porte della prima squadra. Tradizione felice di cui periodicamente scriviamo una nuova pagina. Ma come avvertiva Thomas Eliot: "La tradizione non si può ereditare e chi la vuole deve conquistarla con grande fatica"

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Infatti sia chiaro, il Sassuolo non è un club che regala i contratti. Quello firmato nel 2018 da Giacomo è il risultato di anni trascorsi tra Giovanissimi e Primavera in cui si è fatto notare per doti tecniche e temperamento. 

Punta centrale ma può giocare in tutti i ruoli dell'attacco. Duttile. Ma da buon centravanti, più si avvicina alla porta più dà il meglio di sè. Non è altissimo ma ha grande forza di gamba e calcia sia col destro che col sinistro.

Contro la Lazio è arrivato il suo primo gol tra i professionisti (dopo quello annullato nel primo tempo) ed è diventato il primo giocatore del Sassuolo a segnare al suo esordio da titolare in assoluto in Serie A. Ha risposto al vantaggio di Luis Alberto, ha colto l'assist di Caputo che all'inizio gli aveva lasciato spazio tra i titolari. 

Ed è inevitabile pensare ai meriti, all'intuizione di oggi e al lavoro che De Zerbi fa con e per i giovani che riesce ad inserire e valorizzare. Senza fretta ma senza sosta. 

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Raspadori non è una novità in prima squadra. Due anni fa ha fatto tutto il ritiro estivo con i senior e quest'anno è rimasto in pianta stabile con Caputo e compagni senza più tornare in Primavera. E in un'estate inedita di calcio ha definitivamente trovato la consacrazione sul campo, proprio nel club che aveva creduto in lui. Da subito.

Da quando era ancora a casa, a Bentivoglio (vicino Bologna), per ogni seduta faceva avanti e indietro col pulmino. Da un paio d'anni però Raspadori è fisso a Sassuolo, da quando ha iniziato a respirare l'aria di prima squadra e da quando ha iniziato a crescere esponenzialmente, arrivando alla fine di un percorso importante nelle giovanili. 

Basti pensare che un paio di mesi di Primavera gli sono bastati per diventarne il capitano anche se era uno dei più giovani. 

Polivalente in campo, ragazzo gentile e con la testa sulle spalle fuori. Il suo profilo Instagram si divide tra foto di campo e momenti con la sua Elisa. Ma può diventare una 'macchina da guerra' sportivamente parlando. Si ispira ad Aguero ma chi l'ha visto crescere sa che davvero può ambire a qualcosa di importante. Ed è per questo che lui lavora. Anche perché, riprendendo ancora Thomas Eliot e la didascalia di un post di un ventenne con la testa da trentenne: "Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare"

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