Alla Juventus sta continuando a riscrivere record e del calcio è uno dei giocatori più forti di sempre: “Ma tra una partita di calcio o un match di boxe o UFC, scelgo la seconda opzione”. Sorprendente sì, proprio come la carriera di Cristiano Ronaldo.
Il campione portoghese, in una nuova serie di DAZN denominata "Parallel Worlds", è stato messo a confronto con il pugile kazako Gennadij Golovkin, una leggenda nel suo sport come miglior peso medio della boxe degli ultimi dieci anni: “Non credo che avrei potuto fare il pugile, è dura. Penso di essere nato per fare il calciatore professionista, pensavo di avere quel dono sin dall'inizio e mi sono detto coglierò questa opportunità con le mie mani. La boxe è più difficile perché quando gareggi sei solo. Lavori in palestra, hai la tua squadra, ma poi loro non salgono sul ring con te. Nel nostro caso è diverso perché ci alleniamo insieme, ridiamo, è un tipo di sacrificio diverso", le parole di CR7.
Lacrime
Eppure Cristiano Ronaldo si è cimentato anche con i guantoni: "Quando ero al Manchester United un allenatore faceva boxe con me. Penso che praticarla possa fare bene a un calciatore perché acuisce i tuoi sensi e impari a muoverti”.
L’ex Real Madrid ha parlato anche dei suoi inizi e delle difficoltà nel lasciare Madeira per inseguire il suo sogno: “Io e Golovkin siamo cresciuti in ambienti e culture diverse. È stata dura perché proveniamo da famiglie umili, non eravamo ricchi, quindi dovevi lottare per la tua vita. Le circostanze in cui cresci induriscono la tua personalità e il tuo carattere. Sono nato sull'isola di Madeira e all'età di 11 anni lo Sporting è andato a parlare con i miei genitori. Hanno detto loro che erano interessati, ma mi sarei dovuto trasferire a Lisbona. Quando ho parlato con loro mia madre mi ha detto: ‘Figliolo, se è così e vuoi, vai’. Ho pianto tutti i giorni perché mi mancavano. Questo è stato il mio momento più difficile al pari della perdita di mio padre. Penso che sia bello avere emozioni, non nascondono chi siamo. Chi ha detto che gli uomini non piangono? Tutti abbiamo sentimenti e dobbiamo esprimerli".
L’età
La carta di identità non lo spaventa: "A 33 anni inizi a pensare di essere in discesa, ma io voglio continuare a giocare a calcio. La gente potrebbe pensare: ‘Cristiano è stato un giocatore incredibile ma adesso è lento’. Non voglio che questo accada. Puoi prenderti cura del tuo corpo ma non è questo il problema. Dipende dalla tua testa, dalla tua motivazione ed esperienza. Federer ad esempio ha 39 anni ed è ancora al top".