“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Sono le parole con cui nel 2012 Galliani apriva alla seconda avventura di Kakà al Milan. Con le dovute proporzioni, è quello che si potrebbe dire anche oggi per Berlusconi e Cristian Brocchi. Dal campo alla panchina, dal Milan al Monza.
Silvio si innamorò dell’ex centrocampista ben più tardi delle 161 presenze e 6 gol che questi realizzò da affidabile subalterno rossonero, a più riprese, tra 2001 e 2008. La scintilla scattò infatti nel 2015, quando Brocchi allenava la Primavera del Milan.
Gioco offensivo ma equilibrato e capacità di valorizzare i ragazzi, soprattutto italiani: questi i semplici ingredienti con cui Brocchi stregò Berlusconi. Al punto che il presidentissimo rossonero decise di farsi registrare, in gran segreto, tutte le partite di quel giovane Milan.
"Aveva imparato il nome di tutti i giocatori e li studiava per capire quali sarebbero potuti diventare i nuovi Maldini e Baresi. Sapendo che non c'era più la disponibilità per arrivare ai top player, questo era il suo modo per ricostruire una base", raccontò in seguito Brocchi a ‘La Gazzetta dello Sport’.
Un piano che non si realizzò l’anno successivo, quando Brocchi fu chiamato a sostituire Mihajlovic sulla panchina del Milan: flop rossonero e mancata qualificazione in Europa League. Momenti tribolati per il Diavolo, gli ultimi della trentennale era Berlusconi. Che nonostante i risultati negativi era pronto a riconfermare il suo prescelto. Ma Cristian non se la sentì e toccò a Montella.
Oggi però è cambiato tutto: al Monza, Brocchi avrà carta bianca per realizzare il progetto di Berlusconi. Già orientato ai giovani di casa, con la voglia di decollare in modo inedito. E di fare spazio, una volta per tutte, a quel feeling sbocciato ormai parecchi anni fa nella Primavera del Milan. Non sarà Kakà, però...